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RACCOLTE & PAESAGGI — il Blog di Marco Celati

Marco Celati

MARCO CELATI vive e lavora in Valdera. Ama scrivere e dipingere e si definisce così: “Non sono un poeta, ma solo uno che scrive poesie. Non sono nemmeno uno scrittore, ma solo uno che scrive”.

Crianças

di Marco Celati - giovedì 14 settembre 2017 ore 07:30

– Commissario, che fai? Guardi la bionda?

– Quale commissario e quale bionda, Pilar?

– Quella a cui stavi ammirando con tanta insistenza il sedere.

– Culo, Pilar, semmai il culo, sei l'unica a chiamarlo sedere.

– Perché sono una signora.

– Una signora gelosa?

– Un commissario cretino?

– Ex, semmai.

– Ma non ex cretino.

– Senz'offesa?

– Con offesa!

Questa brillante conversazione, cogliendo i nostri eroi a Mindelo, capoluogo delI'Isola di São Vicente, nell'Arcipelago di Capo Verde, in mezzo all'Oceano Atlantico, dimostra inequivocabilmente che a qualsiasi latitudine gli uomini sono incorreggibili, ma anche le donne non scherzano. Nedo Favati, già commissario in Italia, in pensione a Capo Verde e Pilar Dias, capoverdiana, già insegnante di danza, se ne stanno seduti ad un tavolo, davanti al Bar Azul, sopra il porto. È mattina presto, fanno colazione. Pilar sfoglia nervosamente il giornale, cerca la conferma di una notizia che si è sparsa in paese. Legge e richiude il quotidiano con un gesto di rabbia. Guarda nel vuoto, verso il mare che si muove e muggisce, di là dal molo.

– Che succede, Pilar?

– Hanno trovato un bambino morto, affogato, povera creatura!

Nedo apre il giornale “Il mare ha restituito il corpo di un bambino, ieri notte, sulla spiaggia Laginha a Mindelo. La polizia sta svolgendo le indagini di rito, ma si tratta probabilmente di un altro annegamento. Aveva 11 anni, si chiamava Jesus Castro. Giorni addietro la madre ne aveva denunciato la scomparsa...”

– Pilar, scusa, perché “un altro annegamento”?

– Perché sono ragazzini poveri, stanno tutto il giorno per strada, girano intorno al porto, la notte fanno il bagno con qualsiasi mare e qualcuno l'Oceano se lo prende.

Nedo pensava alla forza di quel mare immenso e profondo di cui aveva paura, ma i bambini no.

Pilar pensava che i bambini non dovrebbero morire, i vecchi dovrebbero, ma loro no.

– Abbi pazienza Pilar, ma quanti ne sono affogati?

– Se ricordo bene, credo che questo sia il terzo.

– E in quanto tempo?

– Ma non li leggi i giornali? É stato negli ultimi due o tre mesi, mi pare.

– Mah...

– Nedo, che significa “mah”? Ti conosco, ormai. Che vuoi dire?

– Non lo so.

– A che stai pensando?

– Niente, una sensazione, un vizio professionale. Ma ora pensavo ai miei figli, a quando gli insegnavo a nuotare, perché volevo renderli sicuri anche dall'acqua: scivolavano via, leggeri, come creature marine. Ora sono uomini, ormai, hanno famiglia, vanno per la loro vita. Pilar, non te l'avevo ancora chiesto: te hai figli..?

Pilar non risponde, respira, fissa un punto, lontano, di là dalla baia, oltre la costa rocciosa e lunare.

– Che sensazione, Nedo? Quale sensazione? Siamo a Capo Verde qui!

– Ci sono uomini qui?! O questo è il paradiso?

Pilar aveva voltato la testa per nascondere gli occhi, il vento le muoveva i capelli ricci e scuri. Stette un po' così, in silenzio. Solo intorno girava la vita. Era dolore quello che sentiva. No, non era il paradiso, nemmeno la sua isola tra le più belle della Terra. Se c'era un paradiso, quello era per Bruno, il suo amore, dopo quel male che se l'era preso. E per il piccolo Raul.

– Nedo, credi che ci sia altro dietro le morti di quei bambini? Se lo pensi, fai qualcosa, io non lo sopporto, io non posso...

Piangeva, io non posso, ripeteva, io non posso… È morto appena nato e non ho più potuto averne: un parto difficile, l'operazione. Se n'è andato così, annegato subito nella vita, l’ho perso tanti anni fa. Volevamo chiamarlo Raul. Piangeva piano, Pilar, non voleva farsi sentire. Nedo le prese la mano.

– Commissario, se puoi fare qualcosa, ti prego, per me, per noi...

– Pilar, sono vecchio…

– Siamo in due.

– Ma non sono nessuno!

– Sei la persona migliore che conosca.

Ora Nedo aveva voltato la testa verso il mare, al largo era di un azzurro cupo, increspato dal vento. Le onde venivano, a due a due, a frangersi di là dal molo.

Alla biblioteca comunale aveva ricercato gli articoli che riportavano la notizia della morte dei bambini. Oltre a Jesus, in meno di tre mesi, c'erano stati Moreno e Pablo, 10 e 12 anni. I corpi erano stati diversi giorni in mare, troppo sciupati per desumere qualcosa, avevano acqua salata nei polmoni. Il decesso archiviato subito per annegamento. Fa male parlare della morte di una creatura. E in questo caso erano tre.

La notte si era fermato sulla spiaggia, in fondo alla baia c’era un fuoco, dei bambini gridavano. Si tuffavano nella spuma delle onde, sparivano nell’oscurità dell’Oceano e riapparivano correndo sul bagnasciuga. Fece qualche giro per il porto. Con il buio partivano le barche dei pescatori, qualche ragazzino saliva, armeggiava alle reti, alle esche, agli attrezzi da pesca. Un poliziotto lo stava seguendo, se ne accorse, era del mestiere un tempo. Riuscì a fare delle foto con il cellulare, senza flash, di nascosto, affidandosi al residuo chiarore di una luna calante e si affrettò verso casa.

Volte para o seu país, espião”, vattene spia, era scritto con caratteri ritagliati da giornali e incollati su un foglio, trovato al mattino dentro una busta, che una mano anonima gli aveva fatto scivolare sotto la porta. Era spaventato, ma forse su una buona strada. Era il momento di chiedere alla signora Dias.

– Pilar, conosci per caso il comandante della polizia?

– Lo conosco bene e non per caso: veniva alla mia scuola di danza, ottimo ballerino.

– Tanti sono venuti alla tua scuola, troppi, non per caso e tutti bravi a ballare. Che tipo è?

– Sei invidioso perché non sei capace e non lasci che t’insegni. È una persona per bene, lo sanno tutti a Mindelo.

– Me lo puoi presentare?

– Certo.

Il comandante rispondeva al nome di Cristobal e al cognome di Perez. Era un bel tipo, un creolo alto e magro. Occhio vivace, espressione intelligente. Sulla quarantina. Con Pilar si abbracciarono e si baciarono. Tutti lo facevano in occasione dei saluti, fuorché lui, il rude ex commissario Favati, che venne presentato al collega. E, sopratutto, parecchi lo facevano con Pilar, pensava Nedo con un certo disappunto, mentre stringeva la mano di Perez che, per fortuna, parlava un buon italiano. Tutti erano più bravi di lui ad abbracciare, baciare, ballare e anche a parlare le lingue straniere.

– Comandante, lei mi conferma che la causa della morte dei tre bambini è per annegamento?

– Non abbiamo prove del contrario, commissario.

– Sono ormai ex da un bel po' di tempo.

– Mi permetta di chiamarla così: quando uno ha fatto il nostro mestiere, l’incarico e i gradi gli restano sulla pelle. Ha seri motivi per farmi questa domanda?

– Quanto seri non lo so, ma vede comandante, ho visto quei bambini fare il bagno, sfidando i marosi, io affogherei di certo, loro non ne sarei così sicuro. E poi tre in così poco tempo…

– Già, ma non abbiamo trovato nulla, i corpi erano gonfi e sciupati e i superiori volevano una pronta archiviazione: sa, la reputazione del paese, il turismo…

– Capisco, ricordo come funziona. E, mi scusi comandante, riconosce qualcuno in queste foto che ho preso al porto, ieri notte?

– Mi faccia vedere, sono scure. Questi pescatori, più o meno… Questo è Gonzalo Cabral, il nuovo appuntato, è entrato da poco, sarà stato in giro d’ispezione. Quest’altro invece non mi pare un pescatore dei nostri e anche la barca non me la ricordo, farò un controllo. Perché me lo chiede?

– Così. Stavo facendo un giro, il suo uomo mi pedinava, poi stamani ho trovato sotto la porta questa lettera anonima.

– Faccia vedere. Brutta faccenda, mi dispiace, è contro lo spirito della “morabeza”: l’accoglienza e la gentilezza della nostra gente. Ha qualche nemico, commissario?

– In genere me stesso, ma a quanto pare sì, comandante.

– Me ne occuperò con discrezione. Intanto non è ancora chiuso il caso del povero Jesus. Teniamoci in contatto, le farò sapere. Lei faccia attenzione. Arrivederci commissario, muito obrigado.

– Piacere mio, comandante, arrivederci.

Terrazza con vista sull’Oceano, serata danzante, balli caraibici e anche la “kizomba”, roba da matti, da far girar la testa e mica solo quella! Pilar balla. Nedo è seduto al tavolo e guarda, affascinato, come ondeggia, i suoi passi, le sue movenze e, questa volta inequivocabilmente, il suo sedere. Perché anche lui, in fondo, è un signore, se no direbbe “culo”, come tutti, specie i toscani come lui. È venuto al tavolo a chiederle un ballo un certo Keita, di origini senegalesi a quanto sembra e come Pilar confermerà, più tardi. Era un po' che gironzolava intorno, anche lui passato dalla sua scuola, ottimo ballerino. E ti pareva! A Napoli cantano, in Toscana bestemmiano e qui tutti sanno ballare! Dopo aver accompagnato a casa Pilar, fa il solito giro per il porto.

È luna nuova, in cielo soltanto una spolverata di stelle, qualche fioco lampione per la via muove le ombre nel vento. Si distinguono appena, nel buio, i contorni delle cose, il profilo del molo, le barche dei pescatori che si muovono dagli attracchi, con il solito traffico di reti e arnesi da caricare e il via vai dei bambini di strada. Il mare ondeggia scuro. Se fosse un romanzo, sarebbe un noir e qui farebbe paura. Nedo, osserva la scena. Si è nascosto in un angolo appartato del porto vecchio. Vecchio come lui che così si sente e si chiede che sto facendo qui. L’uomo in divisa questa volta è stato più bravo di lui, che pure è del mestiere: è uscito fuori dal nulla e gli punta la pistola. “Volte para o seu país, espião”, gli dice per fargli capire. E poi, “você está morto!”. Addio, commissario Favati, ex oramai. Ma la notte illune riserva ancora un ultimo colpo di scena e all’improvviso un uomo si fa avanti, nero come l’ombra da cui esce. Ha un fucile spianato e con una voce cupa intima alla guardia: “Gonzalo, abaixa a arma!”. È Keita! Il cuore di Nedo riprende a battere. L’appuntato Gonzalo Cabral viene disarmato, arriva un’auto pattuglia e se lo porta via, in manette. Keita Sow, il ballerino, si presenta questa volta al commissario come l’inviato del comandante Perez, del quale porta i saluti. Un poliziotto anche lui, così si qualifica. Se gli avesse chiesto un ballo, il commissario gliel’avrebbe concesso.

Viene fuori che Gonzalo Cabral, il nuovo appuntato, nel computer e in casa ha materiale pedopornografico che è un modo tecnico per non dire dell’orrore e della depravazione. In combutta con il suo compare pedofilo facevano salire i bambini sulla barca. Il resto non lo scriviamo, perché quell’inferno a noi sia risparmiato. Ma a Jesus, a Moreno, a Pablo, creature, crianças, non è stato risparmiato quell’inferno, nemmeno nelle isole del paradiso. Giacché sembra non esserci limite o confine al male nel mondo.

Terrazza con vista sull’Atlantico, Nedo e Pilar, sulle sdraio, aspettano l’alba. Pensano a quei bambini. Nedo sta in silenzio, ha ancora la paura addosso e di quest’aurora rosata che sembra un tramonto non si fida. Sei stato bravo, gli dice Pilar, grazie. Sembra commossa, lo è. Sono stato un pollo, risponde, mi sono fatto beccare, se non era per il comandante e il tuo ballerino… Troppi, però, questi ballerini, Pilar! Geloso, commissario? Chiede lei. Forse sì, lui risponde. Che cretino! Fa lei, sorridendo. Poi gli chiude la bocca con un bacio.

Pontedera, 22 Agosto 2017

Marco Celati

Articoli dal Blog “Raccolte & Paesaggi” di Marco Celati