Saper pazientare
di Federica Giusti - venerdì 22 marzo 2024 ore 06:30
Come dico sempre alla mia terapeuta, io sono paziente solo di fatto! In realtà ammetto di far fatica ad aspettare che le cose accadono.
Da buona ansiosa ho necessità di controllare le situazioni e non mi spaventa il dovermi rimboccare le maniche e faticare per raggiungere un obiettivo. Mi mette più in crisi quando quell’obiettivo specifico non dipende da me ma da fattori esterni (quindi non controllabili) e l’unica cosa che posso fare è aspettare e vedere come andranno le cose.
E quando capita in terapia di avere a che fare con persone con il mio stesso problema? Beh, ci lavoro! Perchè sappiamo che ogni difficoltà osservata in noi stessi è più complessa di quanto non lo sia osservata negli altri. La distanza emotiva unita alla professionalità rendono possibile l’avviarsi di un lavoro terapeutico volto al superamento di quelle difficoltà.
Ma cosa vuol dire essere pazienti? Deriva dal sostantivo pazienza che a sua volta deriva dal latino patients, participio presente di pati, ossia “patire, soffrire, sopportare”. Essere pazienti significa quindi avere la capacità di soffrire e sopportare. Ecco che non è affatto semplice stare in questa situazione.
E come se ne esce? Può sembrare banale o addirittura folle, ma se ne esce proprio riuscendo a stare in quella condizione. Cercare una via di fuga ad ogni costo non solo non è utile ma talvolta può diventare anche controproducente.
Come afferma una frase di Khalil Gibran: “Quando ho piantato il mio dolore nel campo della pazienza, mi ha dato il frutto della felicità”. Solo avendo la capacità di attendere, anche soffrendo, possiamo sperare di arrivare ad ottenere qualcosa che ci possa rendere felici.
Avere pazienza è utile perché permette di avere controllo sulle nostre emozioni, dal momento in cui siamo in grado di intercettarle e riconoscerle, diminuendo così la tensione che ci condurrebbe verso uno stato di stress, al fine di sopportare meglio le avversità che possiamo incontrare.
Saper aspettare è una delle maggiori forme di coraggio che noi esseri umani possiamo esplicitare. La natura ha pazienza, per sua stessa definizione. Occorre tempo affinché i semi piantati possano dare i loro frutti. Occorre tempo affinché faccia capolino una nuova vita. Occorre tempo per far avvicendare le stagioni.
E allora perché, se è così naturale, facciamo fatica? Perché noi umani abbiamo delle difficoltà a tollerare la frustrazione di ciò che non possiamo controllare, sia che si tratti del tempo che del risultato di un processo.
Attività come lo yoga, la meditazione, il respiro consapevole possono essere molto utili ad affrontare al meglio questo tipo di situazioni.
Non possiamo fare molto se non pazientare, ma possiamo imparare a pazientare al meglio per imparare molto!
Federica Giusti