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martedì 05 novembre 2024

FAUDA E BALAGAN — il Blog di Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi

Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi

ALFREDO DE GIROLAMO - Dopo un lungo periodo di vita vissuta a Firenze in cui la passione politica è diventata lavoro, sono tornato a vivere a Pisa dove sono cresciuto tra “Pantere”, Fgci, federazione del partito e circoli Arci. Mi occupo di ambiente e Servizi Pubblici Locali a livello regionale e nazionale. Nella mia attività divulgativa ho pubblicato i libri Acqua in mente (2012), Servizi Pubblici Locali (2013), Gino Bartali e i Giusti toscani (2014), Riusi: da rifiuti a risorse! (2014), Giorgio Nissim, una vita al servizio del bene (2016), SosteniAMO l'energia (2018), Da Mogador a Firenze: i Caffaz, viaggio di una famiglia ebrea (2019). ENRICO CATASSI - Storico e criminologo mancato, scrivo reportage per diversi quotidiani online. Svolgo progetti di cooperazione internazionale nei Paesi in via di sviluppo. Curatore del libro In nome di (2007), sono contento di aver contribuito, in piccola parte, ad Hamas pace o guerra? (2005) e Non solo pane (2011). E, ovviamente, alla realizzazione di molte edizioni del Concerto di Natale a Betlemme e Gerusalemme. Gli autori insieme hanno curato i seguenti libri: Gerusalemme ultimo viaggio (2009), Kibbutz 3000 (2011), Israele 2013 (2013), Francesco in Terra Santa (2014). Voci da Israele (2015), Betlemme. La stella della Terra Santa nell'ombra del Medioriente (2017), How close to Bethlehem (2018), Netanyahu re senza trono (2019) e Il Signor Netanyahu (2021).

L'antica Persia si è svegliata

di Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi - lunedì 05 dicembre 2022 ore 10:16

Mahsa Amini
Mahsa Amini

In Iran dilaga la protesta, scoppiata in seguito all'uccisione, in circostanze sospette, della giovane curda Mahsa Amini lo scorso settembre. Mentre, si trovava in custodia per aver indossato in modo scorretto il copricapo. Anche nelle province più conservatrici dello stato islamico le donne scendono in piazza, in questo caso col viso coperto dal chador, per rivendicare i propri diritti. 

Cortei a Zahedan, dopo quelli di Saqqez, Karaj, Kermanshah, Sanandaj, Shiraz, Ahvaz, Mashhad, Isfahan e della capitale. L'antica Persia si è svegliata ed è in febbrile agitazione da nord a sud, da est a ovest. Celate dallo hijab o a viso scoperto le donne da settimane fanno sentire la propria voce contro la dittatura. Un movimento che non sembra placarsi nemmeno difronte alla reazione della polizia e all'uso sproporzionato della forza. 

Secondo le organizzazioni non governative internazionali il bilancio accertato delle vittime tra i manifestanti sarebbe intorno alle 500. Mentre, il numero di coloro che sono sotto custodia nelle carceri supererebbe le migliaia, e cresce di ora in ora. Repressione che, tra le altre cose, ha portato all'arresto di decine di stranieri presenti nel paese. Per lo più a scopo intimidatorio. 

Nella lotta alle streghe la teocrazia degli ayatollah si trincera dietro alla teoria del complottismo. Puntando ancora una volta il dito contro le manovre segrete di entità estere, intenzionate - a loro dire - a destabilizzare il governo. I cui vertici accusano apertamente i curdi di essere al servizio di USA, GB ed Israele, in quella che viene ufficialmente ritenuta una “congiura” di terroristi. Intanto, nei quartieri la gente sfida le milizie paramilitari dei basij, che presidiano le strade, con modalità di disobbedienza che vanno dal non portare il velo in pubblico, al cantare e mettere musica durante la notte, a creare ingorghi o dar vita a concerti di clacson. 

Quando intervengono le forze dell'ordine i manifestanti si ritirano e poi ritornano sul posto di nuovo. Ogni mattina, sono sempre più numerose le scritte che compaiono sui muri delle case, inneggiano alla rivoluzione e “morte al dittatore”. Il regime sciita è scosso da un processo di emancipazione destinato a durare. La libertà prima o poi arriverà, i tempi dipenderanno dalla forza trainante di cambiamento dentro la società stessa iraniana. 

La resistenza della dittatura per quanto violenta e brutale è destinata a soccombere, così come in passato è stato per la monarchia dello scià. In questo percorso l'Occidente è chiamato rapidamente a prendere una posizione, che non sia solo di facciata. A prescindere da quale sarà l'esito di questo movimento è il momento per l'Europa di schierarsi, senza sotterfugi, nel nome dei principi di uguaglianza di genere e della democrazia. 

Con la speranza di riuscire a contribuire ad un futuro migliore per i cittadini iraniani. Così come avremmo voluto fosse avvenuto in questi anni in molti altri contesti, dall'Egitto alla Siria, dalla Bielorussia ad Hong Kong. Che invece abbiamo abbandonato al loro destino.

Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi

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