Violenza sessuale, l'aspetto fisico non è importante
di Guglielmo Mossuto - mercoledì 10 aprile 2019 ore 12:29
La vicenda
Era il marzo del 2015 quando una ragazza di 22 anni
di origini peruviane si presentava in ospedale denunciando la
violenza sessuale appena subita in un parco di Ancona. La ragazza
individuava da subito il colpevole in un coetaneo nel mentre che un
altro ragazzo faceva il palo. A seguito delle indagini, il 6
luglio il tribunale li dichiarava colpevoli condannandoli a 5 e 3
anni di reclusione. Tuttavia la situazione si é totalmente
ribaltata in sede di appello: il 23 novembre 2017 infatti i due
ragazzi sono stati assolti.
È così che la questione é arrivata
in cassazione a seguito dei ricorsi sia della vittima che della
procura. Recentemente la Cassazione si é pronunciata annullando
la sentenza e rinviando in appello, questa volta a Perugia.
Il giudizio di appello
In appello il caso era stato sottoposto
al giudizio di tre giudici, tre donne, che al termine del processo
hanno ritenuto innocenti i due uomini. Ciò che fin da subito ha
fatto scalpore é stata la motivazione di questa decisione. La
donna é mascolina e quindi poco attraente! Così hanno sentenziato i
tre giudici della Corte d'Appello di Ancona. Leggendo la
motivazione si trovano poi valutazioni, per non dire veri e propri
giudizi, sulla donna appellata in alcuni passaggi come una "scaltra
peruviana". In particolare, si legge che "non è possibile
escludere che sia stata proprio la donna a organizzare la nottata
'goliardica', trovando una scusa con la madre, bevendo al pari degli
altri, per poi iniziare a provocare" il coetaneo. Rilevano
inoltre i giudici che l'uomo non era neppure attratto dalla ragazza
tanto da averne salvato il numero con l'appellativo "vikingo",
alludendo a un aspetto fisico mascolino, peraltro confermato dalle
fotografie contenute nel fascicolo. Scaltra peruviana, donna
mascolina, organizzatrice di serate goliardiche, giudizi non
richiesti da parte di un'autorità che é chiamata a valutare i
fatti, ad accettare una colpevolezza, a rispettare la vittima di un
reato e la sua dignità.
La decisione della cassazione
Sul caso si é pronunciata il 5 marzo scorso la Cassazione che, in accoglimento del ricorso, ha affermato: "L'aspetto fisico di una donna che si dichiara vittima di stupro è del tutto irrilevante". La Corte ha infatti sottolineato che l'aspetto fisico della vittima non costituisce un elemento decisivo. La decisione presa in appello infatti si fonda, secondo la Suprema Corte, su elementi "irrilevanti in quanto eccentrici rispetto al dato di comune esperienza rispetto alla tipologia dei reati in questione, come l'aspetto della vittima". I giudici di appello, tre donne (é bene ribadirlo), non avrebbero svolto un'analisi accurata degli elementi raccolti in primo grado, ritenendo attendibili le dichiarazioni degli imputati riguardanti il consenso della donna all'atto sessuale senza che queste fossero supportate da prove. Tutto ciò di fronte a un atto estremamente brutale che ha costretto la donna a subire un intervento chirurgico e varie trasfusioni.
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Guglielmo Mossuto