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Le celle a fuoco e le grida dei detenuti: la protesta nel carcere di Guayaquil

Attualità venerdì 14 luglio 2017 ore 18:33

"Troppi detenuti stranieri nelle nostre carceri"

L'ingresso del carcere di Porto Azzurro

La denuncia del sindacato SAPPE dopo i fatti di oggi: "Ciclico ripetersi di eventi critici". Chiesto l'intervento del ministro Orlando



PORTO AZZURRO — Situazione di estremo pericolo all’interno della Casa di Reclusione di Porto Azzurro, dove oggi si è verificata una rissa tra detenuti. A denunciarlo dopo i fatti da noi raccontati. è il sindacato.

“La situazione è stata davvero pericolosa”, denuncia il Segretario Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE Donato Capece.Questa mattina verso le ore 11, prima della conta, un gruppo di 4-5 detenuti di etnia araba si sono affrontati per motivi futili malmenandosi e colpendosi con l'ausilio di oggetti taglienti rudimentali ricavati da suppellettili atti ad offendere. Essendo aperti dalle 8 alle 19 della sera hanno avuto tutto il tempo di attendere il momento propizio anche per creare confusione e panico all'interno dello stesso Padiglione detentivo che ospita altri duecento detenuti circa tutti aperti. L'intervento immediato dei poliziotti penitenziari delle Sezioni e di quelli impiegati in altre attività ha scongiurato il peggio, intervenendo con tempestività e spirito di abnegazione, ma anche questa volta purtroppo dobbiamo riscontrare che a farne le spese sono stati i poliziotti penitenziari: un Ispettore, ricoverato in ospedale per una brutta botta ricevuta al basso ventre, e quattro Agenti che hanno riportato escoriazioni varie. Il voler continuare ad ipotizzare la Casa reclusione di Porto Azzurro un istituto improntato soltanto alla propensione del lavoro all'esterno fa perdere di vista le problematiche relative all'invio sempre più cospicuo di detenuti non idonei al progetto”.

Capece denuncia il ciclico ripetersi di eventi critici in carcere che vede coinvolti detenuti stranieri. “'E' sintomatico -  spiega il leader nazionale dei Baschi Azzurri, - che negli ultimi dieci anni ci sia stata un'impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni '90 sono passati oggi ad essere quasi 20mila. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d'origine può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia'. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. E credo si debba iniziare a ragionare di riaprire le carceri dismesse, come l’Asinara e Pianosa, dove contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione”.

Il SAPPE chiede l’intervento del Ministro della Giustizia Andrea Orlando per affrontare la questione penitenziaria: “Contiamo ogni giorno gravi eventi critici nelle carceri italiane, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati dall’Amministrazione Penitenziaria. Ogni 10 giorni un detenuto si uccide in cella: aggressioni risse, rivolte e incendi sono all’ordine del giorno. Da quando sono stati introdotti nelle carceri vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto”, aggiunge il leader del SAPPE, “sono decuplicati eventi gli eventi critici in carcere. Se è vero che il 95% dei detenuti sta fuori dalle celle tra le 8 e le 10 ore al giorno, è altrettanto vero che non tutti sono impegnati in attività lavorative e che anzi trascorrono il giorno a non far nulla. Ed è grave che sia aumentano il numero degli eventi critici nelle carceri da quando sono stati introdotti vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto. La vigilanza dinamica ed il regime penitenziario aperto non favoriscono affatto la rieducazione die detenuti ma il concretizzarsi di gravi eventi critici. Rinnoviamo l’invito al Guardasigilli affinchè sospenda ogni provvedimento in tal senso e convochi i Sindacati per affrontare la questione penitenziaria, che è e rimane una emergenza”.


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