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sabato 05 ottobre 2024

PAROLE MILONGUERE — il Blog di Maria Caruso

Maria Caruso

MARIA CARUSO - “Una vita da vivere” è il primo libro che ha scritto dopo aver visto il primo cielo a San Felipe in Venezuela ed aver fatto il primo ocho atràs a Pisa. E' in Italia dal 1977 e per tre anni ha abitato in Sicilia. Le piace raccontarsi e raccontare con le parole che le passano per la testa ballando un tango in milonga. Su Facebook è Marina de Caro

Gli abbandoni nel tango argentino

di Maria Caruso - mercoledì 30 settembre 2015 ore 12:45

Anche nel nostro amato Tango Argentino, inverosimilmente, ci sono uomini e donne che abbandonano questo mondo magico fatto di mescolanza tra fisicità e misticità. A naso, sono meno le donne che lasciano tale pratica forse per il loro carattere più determinato e risoluto; se lo fanno è solo perché talmente impegnate da non potersi permettere di seguire assiduamente e costantemente le lezioni e, di andare a ballare quanto vorrebbero (le donne rinunciano sempre, per definizione, quando si tratta di fare qualcosa solo per se stesse). 

Abbandonare significa smettere di fare o di occuparsi di una cosa e per analogia possiamo affermare che in questo caso i nostri uomini, peraltro in numero inferiore rispetto alle ballerine, smettono di combattere, non lottano e non competono più (cosa consueta per loro, quando si ritengono incapaci di raggiungere il risultato sperato). Le motivazioni possono però essere le più svariate e, l’altra sera, parlando con un giovane tanghero doc molto bravo mi ha rivelato una verità alla quale non avevo in effetti, mai pensato: “E’ colpa delle donne…!”. 

Approfondendo l’argomento ne è venuta fuori una bella metafora. La Mantide Religiosa è il tipo di donna che aspetta immobile la mirada del cavaliere ma quando si alza per ballare, sfortunatamente per il malcapitato è di un metro più alta di lui (il poveretto non credeva così tanto!) che durante la tanda divora l’uomo con la sua statura partendo appunto dalla testa; non è facile, infatti, per l’uomo, guidare alla cieca come quando è buio pesto e in pista si alza la fonda nebbia. In questo caso l’uomo anche se ci rimette esteticamente, in quel momento si delizia nell’abbracciare una donna in fondo però pensa di non avere occhio nello scegliere la sua preda. 

La Lucciola Photuris è quel genere do donna che veste sempre in modo appariscente per attirare le mirade dei maschi in sala e spesso fa sempre finta di essere stata scelta dal cavaliere (anche quando la mirada non era rivolta a lei) alzandosi un istante prima dell’arrivo dell’uomo. Il tanghero a quel punto accorgendosi troppo tardi dell’errore si fa accalappiare per la tanda, contenendo il suo disappunto interiore per non essere stato attento e per non aver saputo puntare bene la ragazza prescelta. 

La biscia è la ballerina che balla con tutti (così almeno suppone l’uomo poco osservatore) ma al momento dell’invito si sente dire in modo letale e rapido: “No, grazie!”. Sul tanghero sopraggiunge la morte immediata rimanendo colpito e affondato nella sua virilità pensando fra se: “Almeno per il mio aspetto mi poteva concedere una tanda!”. 

Le bisce dal collare invece sono le femmine che si concedono per la tanda, ma dopo il primo pezzo lasciano il maschio in mezzo alla pista in preda alla confusione e alla vergogna sentendosi sprofondare pian piano come se nel pavimento si fosse aperta una voragine dopo un terremoto. 

Il furetto dai piedi neri è invece la ballerina che durante la tanda dopo aver capito quanto poco vale il ballerino con cui sta danzando (quindi dopo le prime note del primo brano) comincia a voler assumere la postura che vuole e non quella che le chiede il ballerino, cominciando a fare correzioni anche verbali mentre il poveretto, ancora incredulo per la trasformazione improvvisa della donna, invoca nella sua mente la misericordia divina: “Dio fai che finisca questa tanda al più presto!! Ti prego”. 

La lampreda di mare è la ballerina anche compagna di vita che critica sempre il suo maschio per qualunque cosa anche quelle fatte bene per cui l’uomo non può far altro (non potendosela staccare di dosso) di attendere la fine della tanda per deliziarsi con le altre tanghere più comprensive e disponibili con le quali rinvigorire il suo ego. 

Il ragno sicarius è la ballerina più velenosa del mondo essendo molto molto brava (i ballerini poco coscienti si buttano su tutte senza considerare il proprio livello rispetto a quello della donna) ma essendo educata non dice niente al ballerino sull’esito della tanda ma al poveretto rimane un senso d’incapacità così profondo da rimanerne scioccato. 

La vedova nera è quella che si fa mirare dai ballerini ma quando questi sono in procinto di avvicinarsi girano il capo con nonchalance con aria innocente costringendo i tangheri a trovare una via di fuga per la femmina che non ha dimostrato la sua disponibilità per evitare di fare la figuraccia di arrivare fin lì senza ottenere alcun risultato, pertanto “liscia” posto facendo l’indifferente ma il suo ego maschile è definitivamente ucciso. 

Altro motivo per il quale il ballerino lascia il tango è quando invece di fare due salti in pista, decide di fare due salti in una padella casalinga poiché ha scelto una donna che non balla il tango. Vorrei invitare le donne a una riflessione: nel momento in cui si perdono i partner (peraltro scarsi) che abbandonano non per morte naturale, subiamo anche noi un danno pertanto non sarebbe utile allevarli (quindi essere buone) affinché non diventino bravi, perlomeno fra noi donne in questo modo smettiamo di farci la guerra?

Maria Caruso

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