Cultura giovedì 10 luglio 2025 ore 14:49
A Rio arriva Elba Book Festival

Al via l'11esima edizione del festival dell'editoria indipendente. Ad aprire il festival il Premio letterario Appiani
RIO — "Se le parole portassero a dei fatti edificanti e non solo a delle pose intellettuali da spargere sui social": è questo il proposito di Elba Book sin dal principio, il primo festival isolano dedicato all’editoria indipendente e alla difesa della “bibliodiversità” in Italia.
Da martedì 15 a venerdì 18 Luglio, nel borgo medievale di Rio nell’Elba, piazza del Popolo sarà letteralmente occupata da una ventina di case editrici coi loro stand, tra cui Marcos y Marcos, Mimesis, Exòrma, La Vita Felice, Le Plurali e Momo Edizioni. Dal tramonto, invece, piazza Matteotti diventerà il “salotto buono” della quattro giorni, ospitando scrittori, giornalisti, artisti, attori teatrali e professionisti del settore librario, senza tralasciare il murale “Mago Chiò”, un laboratorio di identità popolare affinché gli studenti dell’istituto tecnico “Cerboni” di Portoferraio raccontino l’isola attraverso un suo personaggio chiave in collaborazione con la designer Giulia Bernini, in arte “Oblo”, e gli “Elbakids” per i lettori in erba organizzati da Maria Lodi in tutto il centro storico.
Lo scorso Dicembre lo staff di Elba Book ha firmato il Patto per la Lettura del suo territorio e il concetto portante di questa undicesima edizione è proprio “chiavi di volta”, un concetto plurimo e condiviso con le altre manifestazioni appartenenti alla Rete Pym.
Patto avvalorato anche dalle “pillole di letteratura indipendenti” che trasmetterà giornalmente Radio Toscana e dalla settima copertina di “The Elbaner”, realizzata dal collettivo di artisti e illustratori isolani proprio per l’occasione.
"Abbiamo scelto le “chiavi di volta” poiché viviamo un tempo in cui è necessario interrogarsi su ciò che regge, unisce e consente il passaggio. In un mondo che cambia rapidamente tra crisi ambientali, conflitti, rivoluzioni tecnologiche e profonde trasformazioni sociali – esordisce il direttore artistico Marco Belli –, quali sono le nostre chiavi di volta? Quali sono i concetti, le narrazioni, i valori che tengono insieme le nostre comunità, la nostra cultura, la nostra identità? Durante le quattro serate esploreremo questo tema da molteplici angolazioni: la chiave di volta come punto di equilibrio tra tradizione e innovazione, tra locale e globale, tra memoria e futuro. Lo faremo con le voci degli editori indipendenti, dei poeti, degli scrittori, degli artisti che animeranno questi giorni di incontri, letture, laboratori e dialoghi. " Chiavi di volta" è anche un invito alla responsabilità. Ognuno di noi, nel proprio piccolo, può essere quella pietra che sostiene, che connette, che rende possibile un attraversamento. In un presente sempre più frammentato, l’editoria indipendente può e deve essere una forza di coesione".
DISINNESCARE IL PENSIERO CONFLITTUALE
Per un lascito intellettuale che non sia solo memoria dei conflitti e dell’attitudine alla violenza dell’essere umano, la locandina concepita da Andrea Lunghi e Marco Barretta è volutamente provocatoria, avendo fatto indossare a un bambino la casacca militare e l’elmetto della seconda guerra mondiale ereditato dal nonno; quasi l’indole bellicosa fosse oggi egemone su qualsiasi altro pensiero volto alla collettività.
"I bambini dovrebbero avere la possibilità di giocare liberi e sicuri tra le vie delle proprie città e non su cumuli di macerie. Quello che noi adulti dovremmo fare è lasciargli in eredità i nostri giochi d’infanzia e i nostri sogni – afferma il presidente del festival Lunghi – aiutandoli al contempo a realizzare i propri. Invece cosa stiamo lasciando ai nostri figli e nipoti? Un futuro restio a ogni forma di confronto e in cui regna l’assoluta incapacità diplomatica. E come se tutto questo non fosse già grave, stiamo lasciando loro un pianeta malato, dove gli eventi eccezionali sono diventati la normalità".
Questo il contesto con cui va messa a fuoco l’immagine di Elba Book Festival 2025, vivendo un momento storico che indiscutibilmente è giunto a un punto di svolta, a una chiave di volta che fornisce il pungolo per rispondere all’interrogativo più ingombrante: "Vogliamo davvero lasciare ai nostri bimbi soltanto le divise da guerra di chi è venuto al mondo prima di loro?"
IN MEMORIA DI LORENZO CLARIS APPIANI
A vincere la decima edizione del premio Appiani per la traduzione dal turco è Fulvio Bertuccelli con la traduzione di Zamir, il romanzo di Hakan Günday, edito da Marcos y Marcos. A dieci anni dalla scomparsa del giovane avvocato Lorenzo Claris Appiani, ucciso nel Palazzo di Giustizia di Milano, ricorre il premio letterario che celebra la sua memoria e il legame con la terra d’origine.
Concepito dai genitori Alberta Brambilla Pisoni e Aldo Claris Appiani con la direzione scientifica dell’Università per Stranieri di Siena, il riconoscimento intende trasformare una tragedia e le sue ombre indicibili in un’occasione valoriale e comunicativa attraverso un momento d’incontro umanistico.
Martedì 15 Luglio, alle 18:45, la cerimonia di premiazione inaugurerà il festival con la conduzione di Ilide Carmignani.
Il Premio Appiani ha saputo dimostrare – aggiunge il rettore di Unistrasi Tomaso Montanari, che ha tenuto a battesimo diverse edizioni di Elba Book – ormai lungo dieci intensi e bellissimi anni, come si possa far sgorgare una cura anche dal peggiore dei mali. Non è umanamente possibile dare un senso all’uccisione di Lorenzo Claris Appiani. Ma ciò che il Premio ha saputo costruire in suo nome ha, invece, un senso profondo, e duraturo. In un mondo sempre più dominato da una idea violenta e impositiva di ‘identità’, finalizzata al primato e al possesso, lo studio della traduzione ha offerto una pratica di ascolto, meditazione, appropriazione pacifica e negoziata. Uno strumento di dialogo tra culture e lingue diverse, in nome della nostra comune umanità. L’arte, insomma, di comprendere l’altro, il diverso, lo straniero: la migliore, la più lungimirante, delle cure".
Il premio “Lorenzo Claris Appiani” ha l’obiettivo di dare luce alle figure spesso invisibili di traduttori e traduttrici, attori insostituibili e necessari nel delicato processo di mediazione culturale. Per la decima edizione, la famiglia Appiani, in accordo con la giuria presieduta da Giulia Marcucci, ordinaria di lingua e traduzione russa dell’Unistrasi e direttrice del Centro Studi sulla Traduzione (CeST), ha scelto di indagare la letteratura turca tradotta in italiano.
UN PROGRAMMA “PASOLINIANO”
Sempre martedì sera, alle 21 30, si passerà al dibattito “50 anni senza Pasolini” con Dacia Maraini, Loredana Lipperini, Aldo Nove e Giorgiomaria Cornelio, moderati dallo scrittore e conduttore radiofonico Graziano Graziani.
Mercoledì 16, alle 21,30, l’attenzione si sposterà sull’essere magister, diventando se stessi attraverso gli altri, con la lectio dell’esperta in psicologia dello sviluppo e dell’educazione Daniela Lucangeli: "Uno studio recente in psicologia sociale dimostra che tutti, da adulti a ragazzi, hanno un debolezza accentuata nello scegliere, poiché la maggioranza delle cose che viviamo sono condizionate dalle decisioni altrui. Perché? Una capacità straordinaria della nostra identità è che sa preferire. E il verbo “scegliere” significa proprio questo, dal latino ex-eligere, ossia preferire rispetto a ciò che è “ex”, che non è più scelto".
Giovedì 17, alle 18 45, si andrà oltre “la pelle del libro” e le apparenze commerciali con una tavola rotonda che coinvolgerà Valentina Torrini (Le Plurali), Marco Zapparoli (Marcos y Marcos), Sabrina Camporini (Finis Terrae) e Mattia Tombolini (Momo).
A ogni calar del sole, ancora in piazza Matteotti, sarà l’attore Marco Manfredi a interpretare i Comizi d’amore pasoliniani; mentre, alle 21:30, “da Vigata a Makari”, Gaetano Savatteri si addentrerà nel genere poliziesco fino a omaggiare la produzione di Andrea Camilleri, affiancato dalla noirista Eleonora Carta.
Venerdì 18, alle 21,30, “le chiavi di volta del clima” saranno il fulcro del gran finale: insieme ai vincitori del quinto Premio Demetra, il divulgatore scientifico Giulio Betti ed Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, si confronteranno incalzati dal giornalista e autore televisivo Stefano Lamorgese.
LIBERI DENTRO: PER UN’INFORMAZIONE RESPONSABILE
Per il terzo anno sarà al festival Antonella Cortese, caporedattrice di “Liberi dentro Eduradio&tv”, che realizzerà contenuti seguiti dai radio-telespettatori “liberi” e da quelli ristretti nei dieci istituti penitenziari dell’Emilia Romagna: una finestra necessaria sul mondo sensibile della letteratura, dei libri e delle idee e di chi li conosce e li racconta, provando a dare alla cultura la funzione di chiave di volta tra il mondo del “dentro” e quello del “fuori”.
“Liberi dentro Eduradio&tv” è un programma quotidiano radio-televisivo a tiratura regionale in onda in Emilia Romagna su due reti televisive (Icaro TV 18 e Teletricolore 97) e una radio storica di Bologna (Radio Città Fujiko 103.1). Il programma-progetto ha lo scopo di accorciare le distanze tra il “dentro”, con le persone che abitano, a vario titolo, gli istituti penitenziari siano esse in regime di detenzione o funzionari e agenti, e il “fuori”, la società civile che solitamente non ha contezza di quanto avvenga negli istituti penitenziari.
"Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri", scriveva Voltaire nel diciottesimo secolo, e oggi è sempre più necessario fare un’informazione corretta, trasparente e rispettosa, per connettere e avvicinare le persone in un processo di responsabilizzazione collettiva, consapevoli che nessuno si salva da solo. Numerosi sono i contributi e le testimonianze che i giornalisti di “Liberi dentro” portano fuori dalle mura delle carceri, affinché stigma e indifferenza si depotenzino aiutando le persone ristrette a reimmettersi, dopo aver espiato la pena, nel tessuto sociale e riducendo una recidiva ancora molto alta.
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