Attualità venerdì 25 luglio 2025 ore 12:00
Cinghiali e agricoltura, "urgente intervenire"

Da Cia Etruria arriva l'allarme per l'agricoltura dell'isola a causa dell'ingente numero di cinghiali
ISOLA D'ELBA — “Il problema dei cinghiali all’isola d’Elba necessità di una soluzione veloce anche perché l’agricoltura non può permettersi di aspettare i tempi burocratici”.
E’ con queste parole che Riccardo Fioretti, titolare dell’azienda vitivinicola Acquabona a Portoferraio, torna ad evidenziare la necessità di programmare interventi celeri e risolutivi.
“Nonostante abbiamo provveduto a posizionare una recinsione più alta e fitta (e piuttosto costosa) in località Lacona per proteggerci dagli attacchi degli ungulati - dice- ogni anno dobbiamo effettuare continue manutenzioni perché i cinghiali tendono a scavare buche e ad allargare le maglie. Purtroppo la rete da sola non può escludere la loro invadente presenza”.
Ma il grosso dell’azienda di Fioretti, circa 11 ettari di vigneto, si trova in località Acquabona ed è decisamente più difficile da recintare, dunque anche da proteggere.
“In questo caso - sottolinea Fioretti - ci affidiamo alle recinzioni composte da fili elettrificati che attiviamo ogni anno nel periodo in cui inizia l’invaiatura dei grappoli e per l’uva aumenta il rischio di essere preda dei cinghiali. Quest’anno però abbiamo già notato diversi grappoli attaccati nonostante l’uva non abbia ancora raggiunto un avanzato livello di maturazione, ci stiamo muovendo precocemente per proteggere i vigneti".
"Bisogna intervenire in fretta- conclude - per diminuire la quantità dei cinghiali. Il Parco ha stilato un interessante studio di fattibilità per l’eradicazione che ha spinto associazioni venatorie ed enti pubblici ad un intenso confronto. Speriamo quindi che riescano a collaborare per trovare una soluzione nel breve periodo e ridurre i lunghi tempi che il dibattito politico spesso impiega per risolvere problemi urgenti”.
Sempre più convinta che occorra agire in fretta anche la presidente Cia Etruria Cinzia Pagni.
“All’Elba - sottolinea Pagni - l’agricoltura vive già di per sé una situazione molto complicata; qualora si tardasse a trovare una soluzione alle devastazioni attuate da questi animali, rischierebbe addirittura la scomparsa”.
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