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Politica lunedì 01 giugno 2020 ore 15:30

Comune unico, un contributo alla discussione

Umberto Canovaro
Umberto Canovaro

Ad intervenire sul dibattito in corso sul Comune unico dell'Elba e sull'assetto amministrativo dell'isola è il consigliere Umberto Canovaro



RIO — Nella discussione sul futuro assetto amministrativo dell'isola e sulle opportunità del Comune unico dell'Elba, inserendosi nel dibattito in corso da alcuni giorni su QUInews Elba, è Umberto Canovaro, capogruppo del gruppo di minoranza consiliare di Terra nostra del Comune di Rio, che però specifica interviene a titolo puramente personale.

Qui di seguito pubblichiamo l'intervento completo di Umberto Canovaro.

"Un Comune unico?

In Guerra e Pace, Leone Tolstoi indica l’incapacità degli uomini di comprendere il moto perpetuo della storia, sapendo cogliere soltanto singoli 'istanti' di essa, e tramite essi, cercando di comprenderne il tutto. Da qui, molti errori di valutazione che hanno valso grandi deviazioni di percorso e degenerazioni sanguinose. 

Da questo grande principio discende che niente rimane immobile nella storia, anche se essa può ripresentarsi, ma mai uguale a sé stessa (Giambattista Vico), e che quindi ciò che appare buono oggi, può non esserlo domani e viceversa. Allo stesso principio, risponde il quesito se sia giusto riunire l’Elba in un solo comune, un dejavù. 

Per una seria valutazione, occorre rispondere a due quesiti. 

-  Può essere che accentrando i poteri, lo Stato sia più vicino al cittadino? 

- La percezione dell’efficienza amministrativa da parte della popolazione, è quella che un unico comune risolva meglio i problemi dell’isola? 

Il primo è un problema reale, il secondo di pura percettività antropologica e sociale. Al primo quesito si potrebbe rispondere che, vista la risposta scomposta di molte Regioni a proposito del Covid-19, sarebbe meglio avere più Stato. E probabilmente, la risposta a mio giudizio, è giusta. 

Ma in una fase storica come questa, dove lo Stato (e la Regione) sono percepiti come enti distanti, lontani dai piccoli e grandi problemi quotidiani (sanità , trasporti in primis) di una piccola comunità come quella elbana, e dove i sindaci hanno finito per riassumere nella loro carica anche la funzione del difensore civico, estendendo la gamma delle proprie attività anche a settori che non sono di propria competenza istituzionale (la chiusura di un ufficio postale, di una caserma, di uno sportello bancario, la soppressione di una classe scolastica etc.), siamo sicuri che il cittadino non si sentirebbe ancora di più abbandonato, non potendo salire le scale del proprio comune a parlare con gli amministratori del disagio che soffre? 

Siamo sicuri che semplici 'assessorini' di paese, senza alcun poter decisionale, conferirebbero la stessa autorevolezza e la stessa risposta ai bisogni di quei cittadini? 

Oggi le risposte devono essere immediate ai problemi della gente, lo si richiede a tutti i livelli, e la diffusione e stratificazione dei comuni, piccoli e grandi, è stata la fortuna dell’Italia in ogni stagione della storia. E lo è ancora oggi, vivaddio, se anche gli stranieri riscoprono la bellezza dei borghi e dei piccoli comuni della nostra penisola. 

Ma c’è un elemento fortemente psicologico, che in un referendum successivo a quello del 2013, conterebbe moltissimo, e sta nella risposta alla seconda domanda. No, la percezione della gente elbana è che un Comune unico non gli risolverebbe i problemi, perché percepisce che l’essenza non sta nella quantità degli enti, bensì nella qualità degli amministratori e nella loro capacità di avere una visione moderna e d’insieme. 

D’altronde, l’osservazione di territori vicini a noi, tipo Val di Cornia o Colline Metallifere, ha dimostrato che l’esperienza delle Associazioni intercomunali ha dato buoni frutti, che non sono stati accumulati debiti, che si è data una visione generale ai territori, e la qualità della vita è tangibile. 

L’esperienza della fusione di Rio, che io caldeggiai, è un’esperienza che a distanza di tre anni non ha prodotto neanche un frutto sul territorio, per l’incapacità degli amministratori di saper attuare quel decentramento, di saper sfruttare le tante risorse piovute, di costituire i municipi (che il sindaco ha pubblicamente detto di non voler fare per i prossimi anni, così contravvenendo allo Statuto), e di sapere amalgamare le popolazioni. 

Sono convinto che all’Elba, in questo momento storico un altro referendum sarebbe bocciato. Molto meglio sarebbe riprendere la mia vecchia proposta di provare a ridurre i Comuni a quattro, com’erano quattro le antiche 'terre elbane": può essere che una tappa di avvicinamento, abitui la popolazione che forse, fra vent’anni, si potrà fare il comune unico".

Umberto Canovaro


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