Attualità venerdì 30 agosto 2024 ore 10:00
Scheletro di San Giovanni, la verità dalla scienza
Le indagini condotte presso il laboratorio dell'Università del Salento col carbonio 14 dà ragione a Zecchini e Mallegni. Lo segnala Alessandro Canestrelli
PORTOFERRAIO — Riguardo alla polemica scientifica sulla scoperta di uno scheletro umano durante gli scavi a S. Giovanni che alcuni archeologi attribuirono al I secolo dopo Cristo ed altri a 300 anni dopo, riceviamo e pubblichiamo un articolo di Alessandro Canestrelli.
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La recente datazione eseguita con il carbonio 14 dall’Università del Salento sullo scheletro trovato a S. Giovanni ha risolto la polemica sorta tra Cambi/Pagliantini da una parte e Zecchini/Mallegni dall’altra a proposito della cronologia di deposizione dello scheletro stesso.
I fatti e la controversia
Nel 2017, durante la campagna di scavi nella fattoria romana di S. Giovanni, sotto le Grotte, venne in luce uno scheletro umano proprio sopra lo strato di crollo della casa, distrutta da un incendio. La scoperta suscitò grande interesse, con ampie coperture sui giornali locali e pubblicazioni nelle riviste specializzate. La domanda cruciale era: a quale epoca risale la morte di quell'individuo? Cambi e Pagliantini, che dirigevano lo scavo, non ebbero dubbi: “Siamo intorno al 50 – 100 dopo Cristo, il periodo in cui la casa era andata a fuoco”, sostenne il prof. Franco Cambi. Che poco dopo (in Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, 2018) insieme alla sua allieva Pagliantini ipotizzò che l’individuo si fosse “trovato in questo luogo in un momento successivo al crollo iniziale della villa, verosimilmente per recuperarne alcuni materiali architettonici” e che l’attività di spoliazione e la sepoltura potevano essere datati sulla base del ritrovamento di “frammenti di terra sigillata africana da cucina” (inizi del I sec.-seconda metà del II sec. d. C.).
Questa proposta cronologica non convinse né il prof. Michelangelo Zecchini né il prof. Francesco Mallegni, i quali nel 2019 manifestarono le loro perplessità mediante un articolo a firma congiunta. Secondo i due studiosi, che motivarono la loro opinione con considerazioni sull’archeologia funeraria dell’epoca e con l’analisi di foto sulla successione stratigrafica, la datazione giusta dello scheletro era il IV-V secolo d.C.
Se 300 anni di differenza vi sembrano pochi…
La replica della dottoressa Laura Pagliantini non si fece attendere: “Il giovane è stato seppellito sopra il crollo del tetto della villa, distrutta da un incendio nel I secolo d. C. Poiché sopra il defunto abbiamo trovato altri materiali da costruzione (che ne hanno in parte compromesso la conservazione), riteniamo che tra la sua sepoltura ed il definitivo abbandono della villa non siano passati esattamente 3 secoli”.
La conclusione scientifica del C14
Ora a dirimere la controversia sono arrivati i risultati scientifici degli esami radiometrici effettuati su quello scheletro nei laboratori dell’Università del Salento. Il test del C14 calibrato ha definito che l’individuo morto per cause ignote a S. Giovanni fu lì sepolto agli inizi del V secolo dopo Cristo, confermando la valutazione di Zecchini e Mallegni.
Alessandro Canestrelli
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Alessandro Canestrelli è studioso ed autore di libri e pubblicazioni, di storia antica e moderna dell’isola d’Elba, di Pisa e della Toscana in particolare di quella marittima.
Periodicamente pubblica sul nostro network QUInews il blog dal titolo "Storielba"
Nei prossimi giorni è in uscita la nuova edizione del suo libro “Elba" sottotitolo, "un’isola nella storia” con 11 capitoli, 108 immagini originali e 270 pagine.
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