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Attualità lunedì 17 febbraio 2025 ore 16:00
Cedimento argine Galea, l'allarme

Legambiente Arcipelago Toscano spiega che è " rischio il depuratore della Bonalaccia" e chiede un intervento immediato
CAMPO NELL'ELBA — "Uno dei fossi più pericolosi dell’Elba, quello della Galea, che scorre in un’area ad altissimo rischio idrogeologico accanto all’Aeroporto che si vorrebbe allungare, ha nuovamente subito i pesanti colpi del disastro climatico del 13 febbraio.Infatti, come dimostrano le foto inviateci da un socio di Legambiente, l’argine del fosso – dal quale sono partiti gli ultimi due grandi eventi alluvionali che hanno colpito Marina di Campo – ha ceduto in vicinanza del depuratore della Bonalaccia e se non verrà ripristinato al più presto il rischio di un disastro ambientale in caso di nuove forti piogge è evidente".
Lo segnala Legambiente Arcipelago Toscano.
"Inoltre, le foto mostrano altri segni di cedimento dell’argine in altri punti. Forse tagliare le canne sugli argini non è il rimedio per evitare che si verifichino situazioni simili.Bisogna intervenire subito a tamponare l’emergenza ma anche ripensare la gestione del rischio idrogeologico in tutta l’area. Uno dei fossi più pericolosi dell’Elba, quello della Galea, che scorre in un’area ad altissimo rischio idrogeologico accanto all’Aeroporto che si vorrebbe allungare, ha nuovamente subito i pesanti colpi del disastro climatico del 13 febbraio. - prosegue Legambiente - Infatti, come dimostrano le foto inviateci da un socio di Legambiente, l’argine del fosso – dal quale sono partiti gli ultimi due grandi eventi alluvionali che hanno colpito Marina di Campo – ha ceduto in vicinanza del depuratore della Bonalaccia e se non verrà ripristinato al più presto il rischio di un disastro ambientale in caso di nuove forti piogge è evidente".
"Inoltre, le foto mostrano altri segni di cedimento dell’argine in altri punti. Forse tagliare le canne sugli argini non è il rimedio per evitare che si verifichino situazioni simili. Bisogna intervenire subito a tamponare l’emergenza ma anche ripensare la gestione del rischio idrogeologico in tutta l’area", conclude Legambiente.
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