Il tuo tempo con Olafur Eliasson
di Gianni Micheli - domenica 25 settembre 2022 ore 08:00
22 settembre - 22 gennaio 2023. Firenze. Luci accese a Palazzo Strozzi per l’opera dell’artista irlandese-danese Olafur Eliasson. Vi racconto le mie 4 ragioni per visitare la mostra “Nel tuo tempo”.
Ragione n. 1: il sorriso.
Ve ne accorgete subito: “Nel tuo tempo” invita al sorriso. Il pubblico è una parte dell’opera ed il sorriso del pubblico è una parte del pubblico, quella più in “mostra”. Fin dall’ingresso, fin dall’eterea fluidità di “Under the weather”, l’opera site specific per il cortile di Palazzo Strozzi, i visitatori sorridono. Il gioco, quel fascino ludico che appartiene alla scienza, quando viene attraversata dall’arte, entra subito in circolo come un’accogliente proteina presente nell’aria. E non lascia più il visitatore. Anzi s’accresce, come s’accresce il suo ruolo. Da visitatore ad attore a spettatore a regista a protagonista a tecnico a strumento più o meno consapevole dello stesso manifestarsi dell’opera. Una delizia, un solletico dell’esperienza. Non solo sentirsi sorridere, meravigliarsi, immergersi nell’equilibrio delle luci e delle ombre. Ma lasciarsi avvincere dal sorriso degli altri. Dallo stupore di coppie che indicano luoghi, punti di fuga, immagini che viene subito voglia di cercare, di catalogare, per non doversi dire, a mostra finita: “io non l’ho visto”. Non vedrete comunque sbadigli - se non, forse, nell’unica coda da fare per prendere parte attiva, in realtà virtuale, all’opera “Your view matter”. Non vedrete mani dietro alla schiena. Io non ne ho viste.
Ragione n. 2: il teatro.
Per chi non ha pratica di teatri e palcoscenici “Nel tuo tempo” è un’ottima occasione per sentirsi parte di uno “spazio scenico”, di quel luogo in cui l’evento accade, di quel momento in cui, nell’accadere, l’evento modifica la percezione e l’esperienza. L’arte contemporanea suole farlo, dobbiamo rendergliene merito. Ma negli spazi di “Triple seeing survey” e “Tomorrow” l’invito è dichiarato, esplicita necessità dell’opera stessa per raggiungere la sua effimera pienezza all’interno di un eclettico dialogo di architetture, dentro e fuori (fuori ma dentro) Palazzo Strozzi. La risposta del visitatore è immediata: col sorriso veste i panni dell’attore mentre va a cercare la propria immagine riflessa sulla tela.
Ragione n. 3: il selfie.
“Nel tuo tempo” si presta con immediata rapidità a diventare “Nel nostro tempo”. Frutto di una predisposizione delle opere e degli spazi a strizzare l’occhio agli obiettivi fotografici ma soprattutto, per la tante forme riflettenti, a richiedere la presenza dello spettatore nella memoria digitale della visita. I selfie esplodono. Le occasioni di volersi immortalare, da soli o in gruppo, in uno spazio magico, vivo di colori e geometrie, si duplicano come gli spazi stessi. Come nella stanza n. 5, con l’opera “How do we live together” e la ricerca della giusta posizione del telefono, terra inclusa, per un selfie disorientante memorabile. Ma anche come con il “Colour spectrum kaleidoscope” - anche qui, forse, ci sarà una coda da fare per lo scatto da inviare agli amici - della stanza n. 10. A tal proposito tenete presente che converrà prendere parte alla mostra con un telefono ben carico o, almeno, con un power bank in tasca.
Ragione n. 4: la leggerezza “pesante”.
La mostra richiede un tempo di permanenza minimo relativamente breve e può essere vissuta con attenzioni molto diverse per un pubblico di interessi ed età diverse. Vi è l’arte, senz’altro, quasi 30 anni di arte (l’opera esposta più datata è del 1993), ma vi è anche un affascinante incontro con la scienza (come con l’effetto moiré) che respira nell’intero arco della mostra, stimolando domande e domandando risposte tra le quali, sottintesa, quella alla domanda prima e principe, la più autentica dell’arte contemporanea: “Avrei potuto farlo anch’io(?)”. Non se ne esce dunque con la mente leggera ma certo col benessere della visita ad un mondo sospeso fatto di gioco e di meraviglia ma anche di tanto, durissimo, studio in molteplici campi, interazione di molteplici discipline e ancora tanto tanto lavoro. Che richiede un biglietto d’ingresso anche se ampia è la possibilità di accedere alle tariffe speciali tutte facilmente consultabili all’interno del sito www.palazzostrozzi.org.
Suggerimento per il visitatore distratto. C’è un solo modo per vedere l’arcobaleno presente nell’opera “Beauty”: attraversare l’opera. Passarci dentro. L’arcobaleno comparirà insieme all’acqua, fresco e leggero, sopra la testa. E tirerà fuori un nuovo sorriso. E un fazzoletto per asciugare gli occhiali. Ma non sarà mai lo stesso: «Beauty incarna una fondamentale idea alla base della sua [Olafur Eliasson] ricerca: ogni spettatore è sempre anche co-produttore dell’opera d’arte».
Gianni Micheli