Il quartiere
di Gianni Micheli - martedì 13 febbraio 2024 ore 08:30
Chi abita in un quartiere lo sa: la macchina gialla è di quello che sta là all'angolo, da quella porta escono sempre in quattro, quella ragazza con il cane sta in quel portone con la cassetta della posta tutta scassata, quelli sono due fratelli che passeggiano sempre insieme e che da quando hanno comprato un cucciolo li senti che gli spiegano a voce alta dove fermarsi per pisciare, ecco Bruno, ancora triste perché la mamma gli è morta pochi mesi fa, e quella è Elisa: le è sparito il gatto ma poi l'ha ritrovato dopo aver sommerso il quartiere di volantini.
Il fruttivendolo lo trovi all'angolo, il bar lo trovi all'angolo, il macellaio lo trovi all'angolo, il tabaccaio lo trovi all'angolo. Di farmacie ce ne sono due. Di forni ce n'è uno. Di negozi sempre aperti dove trovare il platano da fare fritto e l'incenso, quello speciale, ne trovi un po' dappertutto. Per comprare un po' di tutto c'è il negozio made in China.
Chi abita in un quartiere da oltre un decennio lo sa: il quartiere cambia. Si muove. Si trasforma. E così i suoi abitanti. Il bambino che appena camminava ora gioca a pallone. La bambina con le trecce ora i capelli li tiene lisci e porta a casa quello che sembra il fidanzato. La coppia innamorata adesso va a spasso con due figlioli. La coppia con due figlioli adesso va a spasso da sola, un po' più lenta, un po' più bianca. Uno dei figli ha la ragazza. L'altro ha la borsa di studio all'estero.
Chi vive in un quartiere lo sa: un quartiere compie gli anni anche se nessuno ci fa caso. Festeggia anche se nessuno gli fa gli auguri. Accoglie anche se qualcuno vorrebbe non farlo. Saluta anche se in molti sono distratti. Un quartiere vive e si trasforma anche se poi diciamo: ma perché non è rimasto com'era prima? Ma perché Ida ha chiuso il negozio? Com’è che il vicino ha divorziato? Da quando quel palazzo non è più abitato? E ci dispiace che il quartiere non sia rimasto così com’era, così com’eravamo noi insieme a lui.
Chi vive in un quartiere lo sa: l'abitudine è sorella della tristezza, l'uguale a ieri è fratello della solitudine. La signora che sta sempre al bar perché i figli se ne sono andati è meglio non incontrarla sul marciapiede che poi ti attacca un bottone... e lo zitello? Ma come fa?
Chi vive in un quartiere lo sa: il cambiamento, a volte, fa spuntare il sorriso. La figlia che è nata. La macchina che è arrivata. L’estraneo che ha messo su casa, vicino a te. Sembra simpatico. Ma come stai bene... vai in palestra? Il negozio che ha aperto. I vicini nuovi che cucinano speziato. E quelli vecchi che finalmente hanno imparato a usare le mollette per i panni stesi sul balcone.
Certo, ci dispiace che il quartiere non sia rimasto così com’era ma si può pensare che l'immobilità serva a qualcosa? Nemmeno esiste. Esiste la malinconia ma è un'altra cosa.
Gianni Micheli