Dietro le quinte
di Gianni Micheli - mercoledì 07 giugno 2023 ore 08:00
Dietro le quinte è il luogo del teatro che preferisco. Un luogo buio, introverso e silenzioso.
Dietro le quinte accoglie il nero e profuma di stoffa e legno, polvere e ferro. Non ama la parola, non ne fa parte. La parola ha casa altrove: pochi metri più in là, pochi centimetri, un passo. Un altrove prossimo eppure lontano. Ama il sussurro, il soffio, il respiro che cambia colore. Il passo reiterato dell’ansia e dell’attesa. Dietro le quinte è il tempio del sudore, del legno ferito, del chiodo colpito, del sogno tenuto al confino in un vecchio baule. Dell’aria che spazza la polvere nei giorni della prova e della prima. Dei grandi portoni dove perfino un tir può far capolino e delle poche finestre, a volte nessuna, ché dietro le quinte non c’è voglia di guardare il cielo: qui, il cielo, è una striscia di stoffa appesa ad una cantinella.
Dietro le quinte è un luogo perfetto, sempre. Nel bene e nel male, per quello che serve. Un luogo utile, necessario, mai ambiguo, di corde e di nodi. A volte stretto, tra voli e cadute. A volte sporco ma ne va fiero. Un luogo che ha cura. Un luogo infermiere, medico e avvocato. Difensore delle scene e degli attori. Custode dei fari e della luce. Allenatore. Mai divo. Guardiano di artisti e macchinisti indaffarati, accalorati, con le maniche corte, anche d’inverno. Vasto binario di ruote che scorrono, di ferri che rigano, di assi che stridono, di visi che ridono, di stoffe che sventolano, di acqua che bolle nelle macchinette per il caffè e di merende improvvisate.
Dietro le quinte è solo per gli addetti ai lavori. Non ha ribalta ma porte, scale e buchi. Non va in copertina. Non è promosso dal social media manager. Non ha cornici, né abbellimenti. Ha l’essenziale, quello che serve.
Dietro le quinte è il luogo del teatro che preferisco. Il silenzio di cui non ho paura. L’unico buio in cui mi sento protetto quando la campana suona e le luci del palcoscenico mi chiamano in gioco. Chi vi ha posato i piedi, anche per un giorno, sa di cosa parlo. Ragioni sufficienti per dedicare questi scatti rubati ad ogni dietro alle quinte che ho attraversato, in cui ho lavorato e atteso il lavoro. In cui ho sorriso e tremato. In cui mi sono, con gioia, riposato. Dal viaggio del corpo all’arrivo. Dal viaggio della mente dopo lo spettacolo. Senza che il pubblico l’abbia cercato. Senza che il dietro le quinte si sia lamentato, mai, della sua non sopraggiunta celebrità.
Gianni Micheli