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Cronaca mercoledì 30 novembre 2016 ore 12:48

Violenza di genere, l'Elba non è un'isola felice

Dopo il parere delle psicoterapeute dello sportello Iside, ecco come le forze dell'ordine prevengono i casi di violenza e come difendono le vittime



PORTOFERRAIO — Abusi domestici, percosse, violenza fisica e psicologica, perfino un tentato omicidio. L'Elba non è un'isola felice per quello che riguarda la violenza di genere ma, nonostante una coltre di silenzio che solo negli ultimi anni comincia a diventare meno soffocante, è in linea con la tendenza regionale e nazionale.

La conferma arriva dalle stesse forze dell'ordine che, anche numericamente, ribadiscono quanto affermato da Elisa Casini e Marta Donalizio, le psicoterapeute che gestiscono lo sportello Iside.

Il comandante della compagnia Carabinieri di Portoferraio, Antimo Ventrone, ci guida così nell'attività di prevenzione, intervento e difesa delle vittime nei casi di violenza che, nell'ultimo anno e mezzo, sono arrivati a una ventina.

"Innanzitutto bisogna capire che si parla non solo di violenza fisica - spiega Ventrone - ma anche psicologica ed economica, come la violazione degli obblighi assistenziali dopo una separazione. Si intende quindi violenza in senso lato, si fa riferimento a un legame affettivo presente ma anche passato che può giustificare la decisione di un giudice nel momento in cui dispone all'allontanamento dalla casa familiare o il divieto di frequentazione dei luoghi abituali".

Dopo la Convenzione di Istanbul e le direttive europee che ne sono seguite, nel 2013 il legislatore ha infatti ampliato al massimo la tutela per la vittima: "Sono stati ampliati gli strumenti a nostra disposizione per anticipare la tutela delle vittime. E' stato ampliato il catalogo dei reati per i quali il giudice può disporre l'allontanamento dalla casa familiare e, in caso di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati, ha previsto l'uso del braccialetto elettronico". 

La nuova normativa prevede anche obblighi informativi verso la vittima di abusi: "Nel caso di misure cautelari, nel momento in cui il soggetto fa richiesta tramite il proprio avvocato di revoca o modifica, scatta l'obbligo di informare la vittima che può partecipare alla decisione del giudice tramite il deposito di memorie, in questo modo si evitano le vittimizzazioni secondarie".

Spesso l'attività delle forze dell'ordine arriva anche in quei casi in cui la vittima non ha ancora deciso di sporgere denuncia: "La decisione di recarsi presso un ufficio di polizia è la parte terminale di un processo che magari vede una serie di episodi di violenza. Tramite il Protocollo Rosa invece l'approccio può avvenire anche da parte di un civile che può captare situazioni di violenza domestica e portarle a conoscenza delle forze dell'ordine".

Il codice rosa va infatti ad affiancare le vittime di violenze, di abusi in ambito domestico. E' una rete interistituzionale, formato da medici, forze dell'ordine, specialisti, associazioni, che creano intorno alla vittima un percorso di sostegno, medico, psicologico e legale.

"Anche in assenza di denuncia - continua Ventrone - c'è un importante strumento di natura preventiva che è l'ammonimento. Una volta che il fatto è venuto a conoscenza delle forze dell'ordine e che è stata eseguita una minima attività d'indagine per circostanziare il fatto è possibile chiamare il soggetto e redarguirlo oralmente intimandogli di cambiare atteggiamento. 

Ha effetti sostanziali perchè, se ricapitano situazioni del genere, in caso di atti persecutori che normalmente sono perseguibili dopo querela di parte, per un soggetto già ammonito sono perseguibili d'ufficio. Così come, se si arriva a una pena, questa è aumentata rispetto a quanto prevede il codice penale".

Grande aiuto, soprattutto sull'Elba, arriva dalla presenza capillare e dalla conoscenza che gli agenti sul territorio hanno della realtà sociale del paese. Per cui è facile che la situazione sia già conosciuta, i soggetti individuati e anche l'approccio da parte delle vittime sia più facilitato. 

"L'Elba è in linea con i dati regionali e nazionali, si parla di aumento ma perchè sono aumentati i casi conosciuti. In questo senso è importantissimo il lavoro che svolge lo sportello Iside e le componenti del Soroptimist, crediamo molto nell'attività preventiva e di ascolto.

Sull'Elba ci sono stati diversi casi di violenze, non si può parlare di emergenza ma sicuramente è un fenomeno che esiste e merita attenzione, si parla di una ventina dall'inizio dell'anno".

Un caso particolare merita attenzione. "A febbraio siamo intervenuti presso una coppia in fase di separazione. Al termine di una lite l'uomo ha dato in escandescenze e ha cosparso di benzina la roulotte appiccando il fuoco. Lo abbiamo arrestato ed è stato accusato di tentato omicidio. Ci sono stati anche casi di violenze sessuali anche aggravate, tutti casi denunciati e che hanno portato all'applicazione delle misure cautelari".

In casi come questi il soggetto violento viene portato subito in caserma e vengono ascoltati i testimoni (spesso bambini) ma gli agenti possono disporre in maniera urgente l'allontanamento dalla casa familiare.

Nell'ultimo anno e mezzo ci sono stati casi di cyber bullismo e di stalking vero e proprio: "Siamo intervenuti spesso in prima battuta identificando il soggetto e approcciandolo per farlo desistere dalla sua attività prima che sfociasse in casi di violenza. Il controllo del territorio è un punto di forza".

Infine il comandante conclude con un consiglio: "Recatevi nella prima caserma ed esponete anche solo le vostre preoccupazioni, questo non necessariamente dà avvio a un procedimento ma se lo sappiamo possiamo occuparcene. E' fondamentale rompere il muro del silenzio, anche in caso di un semplice sospetto".

Luca Lunedì
© Riproduzione riservata


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