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Le celle a fuoco e le grida dei detenuti: la protesta nel carcere di Guayaquil

Cronaca lunedì 07 marzo 2016 ore 19:39

"Follia al carcere elbano"

Il Sappe lancia l'allarme sui casi di violenza che si sono susseguiti in prigione e fornisce particolari diversi rispetto a quelli ufficiali



PORTO AZZURRO — Emergono nuovi particolari sull'aggressione avvenuta nel carcere di Porto Azzurro nella giornata di sabato. A dare una diversa lettura dell'evento che ha visto un detenuto campano aggredire altri due carcerati è Pasquale Amato, vice segretario provinciale SAPPE: "Sabato verso le ore 9,30, dopo l’apertura mattutina delle stanze detentive, un detenuto campano di 45 anni circa, detenuto per omicidio ed una pena lunga, si è reso autore di un gesto incosciente e premeditato. 

Appena uscito dalla stanza si recava nel pianoterra del padiglione, in prossimità dell’ufficio del preposto ha aggredito altri due ristretti con una lama rudimentale di oltre 20 centimetri ricavata dall’involucro in ferro con cui sono composte le bombolette di gas impiegato con i fornellini ad uso cucina. I due aggrediti sono detenuti lavoranti con la mansione di porta spesa. 

Non è chiara la motivazione dell’aggressione, ma possiamo dire con certezza che fortunatamente l’intervento deciso e immediato del personale di Polizia penitenziaria e in seguito di quello sanitario che ha effettuato le prime cure dei due detenuti feriti, hanno scongiurato conseguenze gravi. Per i due detenuti feriti con alcuni fendenti alla schiena, è stato necessario l’invio successivo al nosocomio dell’isola per ulteriori accertamenti".

Nelle prime dichiarazioni raccolte da parte dell'amministrazione carceraria, infatti, l'episodio era stato minimizzato nei termini di una banale zuffa con lievi conseguenze, ben diversa quindi da un'aggressione portata con una lama autofabbricata da 20 cm le cui ferite arrivano facilmente a danneggiare organi interni e mettere a rischio la vita.

Amato denuncia anche “la continua assegnazione nell’istituto insulare di detenuti con problematiche psichiche, farmacologiche, disciplinari e tossicologiche, acuendo quindi i problemi operativi per il personale di Polizia Penitenziaria. Un carcere che rischia di diventare, ogni giorno di più, una sorta di contenitore umano a raccolta di ogni tipologia di detenuto. 

E ad incidere negativamente sull’organizzazione del personale dovuta alla continua organizzazione di eventi ricreativi (sport- spettacoli –teatro-corsi vari ) che di riflesso per la loro complessità organizzativa visto l’affluenza di personale civile dall’esterno, complicano il già complesso ed estenuante lavoro del personale a dura prova con i continui eventi critici e in servizio di scorta a accompagnamenti in visite specialistiche aumentate a spropositatamente da qualche anno a questa parte (circa 400/500 annue)”.

Da Roma, il segretario generale del SAPPE Donato Capece aggiunge: "Le carceri sono più sicure assumendo gli Agenti di Polizia Penitenziaria che mancano, finanziando gli interventi per far funzionare i sistemi antiscavalcamento, potenziando i livelli di sicurezza delle carceri, espellendo i detenuti stranieri. Altro che la vigilanza dinamica, che vorrebbe meno ore i detenuti in cella senza però fare alcunchè. Le idee e i progetti dell’amministrazione penitenziaria, in questa direzione, si confermano ogni giorno di più fallimentari e sbagliati".

Capece conclude sostenendo che "la Polizia Penitenziaria continua a ‘tenere botta’, nonostante le quotidiane aggressioni. Altro che dichiarazioni tranquillizzanti, altro che situazione tornata alla normalità, altro che le reazioni stizzite delle Camere Penali ai nostri costanti allarmi sulla critica quotidianità delle carceri italiane. Le polemiche strumentali e inutili come le loro non servono a nessuno. 

I problemi del carcere sono reali, come reale è il dato che gli eventi critici nei penitenziari sono in aumento da quando vi sono vigilanza dinamica e regime aperto per i detenuti - aggiunge il leader del SAPPE - quelli del carcere non sono problemi da nascondere come la polvere sotto gli zerbini , ma criticità reali da risolvere. Come dimostra quel che è accaduto sabato nella Casa di reclusione di Porto Azzurro".

L'aggressione di sabato si aggiunge alla lista di eventi, come un suicidio in cella e un'evasione dai lavori di pubblica utilità, che hanno coinvolto la casa di reclusione elbana nel breve volgere di poche settimane.

La stessa aggressione di sabato ha avuto conseguenze immediate già all'interno del carcere. L'aggressore di sabato è diventato infatti vittima già nella giornata di ieri quando l'uomo, che aveva trascorso la notte precedente in isolamento, appena è rientrato in uno degli spazi comuni del carcere è stato affrontato da un gruppo di reclusi che lo hanno sottoposto ad un vero e proprio pestaggio.

Dopo essere stato soccorso dal personale della Polizia Penitenziaria che ha immediatamente ripreso il controllo della situazione, è stato subito portato all'ospedale di Portoferraio dove gli è stata diagnosticata una frattura ad un braccio e numerose contusioni.


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