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Attualità lunedì 28 gennaio 2019 ore 19:10

Carcere e Isis Foresi insieme per una nuova sfida

Francesco D'Anselmo ed Enzo Giorgio Fazio

Presentati i corsi formativi che coinvolgeranno detenuti e operatori del carcere elbano. Obiettivi gestire i conflitti e favorire il reinserimento



PORTO AZZURRO — Carcere e scuola insieme per un progetto che vede la formazione e l'istruzione come necessarie per il reinserimento lavorativo e sociale dei detenuti, sia durante il loro percorso da reclusi sia dopo la fine della loro pena. 

Questo l'obiettivo portato avanti insieme da Francesco D'Anselmo, direttore della Casa di reclusione di Porto Azzurro, ed Enzo Giorgio Fazio, dirigente dell'Istituto superiore “Foresi” di Portoferraio.

D'Anselmo e Fazio, questa mattina durante una conferenza stampa, all'interno della struttura carceraria di Porto Azzurro, hanno presentato i quattro corsi che grazie al progetto Pon (Progetto operativo nazionale) del Miur, finanziato con fondi europei, coinvolgeranno da un lato alcuni detenuti, dall'altro gli agenti della Polizia penitenziaria ed altre persone che lavorano nel carcere elbano.

Francesco D'Anselmo ed Enzo Giorgio Fazio

In primo luogo il direttore del carcere ha ringraziato gli agenti della Polizia penitenziaria senza la cui collaborazione non sarebbe possibile organizzare questo tipo di attività. D'Anselmo ha poi ringraziato il dirigente Fazio e tutti i docenti che collaborano al progetto formativo.

Il dirigente Fazio ha sottolineato come sia nata una importante collaborazione e sinergia con il direttore del carcere e, nel ringraziare i docenti, ha sottolineato come dietro queste attività ci sia un importante lavoro, molto del quale volontario, sia di progettazione che di gestione e rendicontazione, oltre a quello della operatività dei corsi.

Fazio ha spiegato inoltre come alla base di questa attività ci sia l'idea che la scuola è un luogo di mediazione sociale ma deve essere anche un modello di inclusione nei confronti di chi si trovi in situazione di disagio. Si tratta in questo caso, di una comunità che si trova a dover gestire dei conflitti e proprio per questo le attività formative sono rivolte a tutta la comunità del carcere.

I corsi per i detenuti riguarderanno l'alfabetizzazione della lingua italiana, l'informatica, la formazione di operatore di sala e di operatore di cucina. Saranno coinvolti dai 20 ai 25 detenuti. I corsi si svolgeranno all'interno del carcere ma i detenuti che usufruiscono della semilibertà, in base all'articolo 21 del Ordinamento penitenziario, potranno in qualche modo avere contatti anche con altri studenti e realtà al di fuori del carcere.

Il corso per gli operatori del carcere invece servirà per conseguire la certificazione informatica Ecdl e coinvolgerà circa 30 persone.

Il messaggio di questa collaborazione fra il carcere e l'Isis Foresi è quello di un'apertura davanti ai problemi con il principio di base che “nessuno deve restare indietro e che bisogno cercare di dare a tutti più opportunità possibili”, come ha sottolineato Fazio.

“L'istruzione - ha affermato D'Anselmo - è uno degli elementi del sistema rieducativo del carcere ma vanno creati i presupposti per dare una possibilità. La formazione permette il recupero e insieme all'istruzione è uno dei capisaldi del trattamento carcerario”.

Il fatto di istruire e formare persone che si trovano a scontare una pena in carcere significa dar loro la possibilità, una volta tornati fuori, di potersi inserire nella società attraverso un lavoro ed evitare che siano emarginati e in molti casi, evitare che possano tornare a delinquere.

I corsi dovrebbero iniziare entro dieci giorni, infatti il personale docente è già stato reclutato.

Ma la collaborazione fra il carcere elbano e la scuola si estenderà anche per altri progetti. Infatti è prevista anche la stipula di una convenzione fra i due enti per la gestione del giardino della scuola in zona Concia di terra, che sarà gestito dai detenuti. La scuola invece offrirà il servizio mensa e un corso a scelta ai detenuti che svolgeranno questa attività volontariamente. Sarà un modo per un ulteriore dialogo fra due realtà, quella della scuola e dei giovani e quella dei detenuti e del carcere.

Valentina Caffieri
© Riproduzione riservata


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