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Cultura martedì 17 aprile 2018 ore 10:21

La Nave di Cavoli, scultura di 2mila anni fa

La Nave di Cavoli

Il racconto e lo studio del professor Michelangelo Zecchini la definiscono come una "lussuosa" opera d'arte riferibile all'epoca romana



MARINA DI CAMPO —  Le cave di granito e i numerosi e considerevoli semilavorati, presenti un po’ dappertutto nel versante meridionale del Capanne, non sfuggirono all'attenzione degli eruditi locali e soprattutto dei viaggiatori stranieri, i quali lasciarono descrizioni dense di meraviglia e di apprezzamento. L'inglese Richard Coalt Hoare, che visitò le cave nel 1789, rimase affascinato dalla cosiddetta 'Nave' di Cavoli e la descrisse minuziosamente. Pressoché contemporanea (1780) fu la citazione della 'Nave' da parte di Charles Henri Koestlin. Nel 1808 fu la volta del francese Arsène Thiébaut de Bernaud, il quale tramandò il suo stupore dopo aver visto non solo la 'Nave' ma anche “una massa di capitelli, di basi, di altari, di urne, e di colonne che giacciono ancora da ogni parte nascoste sotto i mille rami intrecciati dei lentischi, dei rosmarini e delle ginestre”. Della 'Nave', tanto importante da meritare oggi un'attenta rilettura, qui per ovvi motivi sintetica, mi occupai diffusamente nel 1982 attribuendola a epoca romana. Alla stessa conclusione arrivarono poi archeologi specialisti di pietre e di marmi antichi (G. Tedeschi Grisanti 1996, N. Taddei 2001, M. Bruno 2002, A. Ambrogi 2005). Nonostante questa univoca proposta cronologica, Silvestre Ferruzzi ha riferito con insistenza la 'Nave' al medioevo: si tratta di un “fonte battesimale realizzato sotto il dominio pisano”,ha assicurato l' architetto. Tale errata datazione, che sminuisce la rilevanza storico-archeologica del manufatto, si è propagata nelle guide di ogni tipo e perfino nella mappa di Google 2018.

Colt Hoare si diffuse anche su una vasca di dimensioni notevoli (Ø cm 500 c.): “il diametro della seconda pietra è di 16 piedi e 6 pollici, … ricavata per scolpire una vasca, di una grandezza davvero cospicua”. Non si può che essere d'accordo: l'imponente vasca di Cavoli rientra nell'ambito della straordinarietà insieme con labra consimili di granito come quelli (Ø cm 550 e 520) del Mons Claudianus (Alto Egitto, a nord di Luxor).

Torniamo alla 'Nave'. Uno studio accurato di Annarena Ambrogi (2005) la inserisce fra i tipi 'lussuosi', come il labrum di Napoli e il labrum in porfido di Klein-Glieniche, forse in origine alle Terme di Caracalla. È ancora sub iudice se la 'Nave' sia una vasca incompiuta oppure un'ara altrettanto abbozzata. Per la seconda ipotesi propendono il sottoscritto, Giovanna Tedeschi Grisanti (Università di Pisa) e Nicoletta Taddei. Nel manufatto sono scolpiti in modo schematico simboli legati a culti praticati nell'antico Egitto. Sopra il bordo sono presenti specularmente corna arcuate, al cui centro compaiono un disco solare (in orizzontale) e una valva di conchiglia (in verticale); sotto, con un balteo che idealmente funge da elemento unificante fra due scene diverse, sono rappresentati due serpenti con spire presso la coda.

Sono tratti dal cerimoniale isiaco anche i fregi scolpiti in altorilievo su quattro colonne di granito elbano (altezza max. cm 490, Ø cm 95), forse lavorate in loco, rinvenute nell'area del tempio di Iside e Serapide nel Campo Marzio. Il momento di produzione della 'Nave' e delle colonne si colloca tra la fine del I e gli inizi del III secolo d. C..

Insomma: il versante meridionale del Monte Capanne possiede una sorprendente ricchezza archeologica diffusa per chilometri e chilometri, con punte di eccellenza a Cavoli; ma si tratta di una ricchezza che non conosciamo in maniera adeguata e che non abbiamo saputo valorizzare in modo appropriato. Nel Mons Claudianus, invece, gli Egiziani hanno realizzato uno stupendo museo istituzionale a cielo aperto.

Michelangelo Zecchini


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