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Attualità mercoledì 14 dicembre 2022 ore 10:20

Piano strutturale di Rio e Porto Azzurro, i dubbi

Foto di archivio

Legambiente Arcipelago Toscano ha presentato le sue osservazioni e sottolinea come ci siano contraddizioni fra principi, premesse e previsioni



ISOLA D'ELBA — Nei giorni scorsi, Legambiente Arcipelago Toscano ha inviato ai sindaci dei Comuni di Rio e Porto Azzurro e agli altri Enti interessati le osservazioni sul Piano strutturale intercomunale.

"Un Piano strutturale, - spiegano  sa Legambiente - soprattutto se intercomunale, dovrebbe definire le strategie di sviluppo sostenibile di un territorio inquadrandole nel più ampio scenario del riscaldamento globale e della tutela della biodiversità così come indicato dall’Agenda 2030 (17 Obiettivi di sviluppo sostenibile - SDG) Onu e delle direttive europee su clima, energia, biodiversità, agricoltura, acque, dall’European Green Deal e dalle convenzioni internazionali sull’urbanistica sottoscritte dal nostro Paese, un respiro e uno sguardo al futuro che nel Piano strutturale Intercomunale Comuni di Rio e Porto Azzurro sono enunciate come principi (a partire dalla Valutazione ambientale strategica – Piano ambientale) ma che poi mancano totalmente nelle previsioni o vengono rimandate ad approfondimenti successivi che però riguardano progetti che contraddirebbero quegli stessi principi. Così, a Porto Azzurro, Comune che non ha aderito all’Elbana servizi ambientali e alla gestione comprensoriale dei rifiuti, non si prevede niente su questo tema e in particolare per lo spostamento dello scandaloso Centro rifiuti del Bocchetto ormai circondato da abitazioni e altri insediamenti, oppure sul destino della Cava di caolino della Crocetta la cui stessa esistenza e il modo in cui si è arrivati al suo ampliamento contraddicono palesemente ogni promessa di utilizzo sostenibile delle risorse e di attenzione al territorio, al paesaggio e alla natura".

"La stessa VAS - prosegue Legambiente  - fa notare che la raccolta differenziata a Rio nel 2018 è stata del 44,32% (1286 t), nel 2019 è stata del 46,94% (1358t); a Porto Azzurro nel 2018 è stata del 20,08% (636 t), nel 2019 è stata del 23,05% (727t). Sebbene si sia registrato un aumento della % di RD in entrambi i Comuni, i dati sono lontani dall’obiettivo di almeno il 70% di RD e risultano essere al di sotto della media regionale (60,15%), e di ATO (64,29%) al 2019". Porto Azzurro si piazza in fondo alla classifica Toscana di RD. Per la miniera della Crocetta la VAS Pis – per altri versi apprezzabile – se la cava rimandando a un iter molto contrastato e che ha visto la Regione Toscana cassare una valutazione di incidenza negativa che la stessa Regione aveva chiesto al Parco Nazionale Arcipelago Toscano: 'L’area tutt’ora in attività per l’estrazione del caolino, è dotata di piano di coltivazione di recente approvazione a cui rimandiamo per la verifica della pericolosità e fattibilità'".

"Il Piano Strutturale, pur essendo intercomunale, - prosegue Legambiente -manca completamente l’obiettivo – che pur doveva avere – di armonizzare lo sviluppo sostenibile dei due Comuni: il risultato è quello di due Piani strutturali diversi, “attaccati” artificialmente tra loro, che riproducono e incrementano le dinamiche edilizie e infrastrutturali del passato – compreso il loro elevato impatto urbanistico e ambientale - e mancano totalmente l’obiettivo di realizzare in vero piano intercomunale che punti a uno sviluppo sostenibile unitario. Un risultato che conferma che il livello intercomunale non è quello che risolverà il disordine urbanistico e di idee che caratterizza il territorio elbano e che può essere affrontato solo attraverso lo strumento del Piano strutturale unico dell’Isola d’Elba, più volte promesso da Comuni e Regione nel passato e mai avviato e nascosto in qualche polveroso cassetto della memoria politico/amministrativa".

"Leggendo il Piano strutturale Intercomunale Comuni di Rio e Porto Azzurro, a volte minuzioso nella “cura” di alcune previsioni molto localizzate, si capisce in parte perché. - aggiunge Legambiente - La prima parte descrittiva del PIS, pur condivisibile, si limita a un’elencazione di “capitoli” e “buone intenzioni generiche” che a volte non sono nemmeno all’altezza del Piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico della Regione Toscana, proponendo in realtà ipotesi che avranno comunque un forte impatto sul paesaggio e su risorse ambientali limitate e già sovrasfruttate. Le previsioni del Piano per quanto riguarda le nuove edificazioni si basa su una presunta crescita demografica che in realtà è contraddetta dal forte calo delle nascite in entrambi i Comuni e il “rimbalzo”, soprattutto nel Comune di Rio, non tiene conto che, nel periodo precedente la chiusura delle miniere, in realtà i Comuni di Rio Marina e Rio nell’Elba (da poco unificati nel Comune di Rio) avevano una popolazione che era oltre il doppio di quella attuale, anche se il PIS stesso fa notare che il “rimbalzo” della popolazione residente è dovuto quasi totalmente a immigrazione, dovuta in gran parte ritorno di alcuni pensionati (che rioccupano le case di famiglia) o al fenomeno dei “residenti di comodo” che prendono la residenza per avere agevolazioni tariffarie e/o fiscali". 

"Per quanto riguarda Porto Azzurro, - spiega Legambiente Arcipelago Toscano -  sarebbe bene capire meglio quanto incide la popolazione carceraria – che non ha evidentemente bisogno di nuovi alloggi – rispetto a quella totale. Comunque, si tratta di un tipo di incremento demografico che ha poco e niente a che vedere con l’economia produttiva, come invece sembra propenso a ipotizzare il PIS. In realtà, come in tutta l’Elba, in Toscana e in Italia, la popolazione è in rapido e costante invecchiamento – come dimostrano anche i dati del PSI – con un incremento dei nuclei familiari con una sola persona e quindi con minore necessità abitativa. Invece, il PIS di Rio e Porto Azzurro risponde a questo fenomeno proponendo di incrementare le superfici delle nuove abitazioni. Il tutto in due Comuni con un’altissima percentuale di seconde, terze e quarte case (Rio, proprio per il fenomeno dello spopolamento post-minerario e per alcune scellerate scelte urbanistiche del passato) è uno dei Comuni della Toscana e d’Italia con la più alta concentrazione di seconde case e Porto Azzurro – che per decenni ha puntato sulla rendita edilizia - non si discosta poi molto da quelle percentuali".

"Ci troviamo quindi di fronte a un territorio molto fragile - sottolinea Legambiente  - che ha subito solo questo autunno, nei due Comuni, episodi climatici estremi in aree che erano state “messe in sicurezza” – che andrebbe “alleggerito” e non ulteriormente appesantito, nel quale, con minime politiche per la casa e gli affitti, la già scarsa emergenza abitativa sarebbe nulla, ma dove le politiche del passato per le cosiddette “prime case” e i PEEP si sono rivelate fallimentari e sono andate a volte ad alimentare il mercato immobiliare e la rendita e dove le politiche dei villaggi vacanze, di Rio Elba bis e del Villaggio Paese hanno dimostrato tutto il loro fallimentare impatto urbanistico, sociale ed economico. Eppure il PIS sembra voler procedere in quella stessa direzione.
Alcune scelte, come il riutilizzo del patrimonio esistente, sembrano a prima vista condivisibili, ma troppo spesso risultano essere il grimaldello per realizzare operazioni urbanistico/economiche di grande impatto ambientale e paesaggistico e di dubbio risultato. La VAS del PSI fa notare che “all’Elba, nel 2020, i Comuni con maggior percentuale di suolo consumato rispetto all’intera superficie territoriale sono Portoferraio, Porto Azzurro e Marciana Marina. Questo è anche dovuto al fatto che questi Comuni hanno centri abitati maggior consistenza urbana, quindi con maggiore densità edificatoria, strade, piazze e urbanizzazioni” e che “I Comuni con maggior suolo consumato pro-capite (mq/ab) sono Marciana, Capoliveri e Rio. In questo caso, invece, il dato è significativo di un’edilizia più sparsa”".

Legambiente poi fa sapere che "Secondo il rapporto ISPRA/SNPA “nel Comune di Rio al 2020 il suolo consumato è pari a 264 ha (7,2% dell’intero territorio); nel Comune di Porto Azzurro al 2020 il suolo consumato è pari a 143 ha (10,7% dell’intero territorio)”, peggio di Porto Azzurro all’Elba per consumo di suolo da solo Marciana Marina (13,1%) e Rio è quinta dopo il capoluogo Portoferraio (9,7%) e Capoliveri (8,3%).
Nelle Strategie del Piano Strutturale Intercomunale si legge: “La strategia del Piano Strutturale Intercomunale è ricondurre a sistema le risorse ambientali, paesaggistiche, storiche, economiche e sociali, che caratterizzano l’ambito territoriale, al di là dei confini amministrativi. L’obiettivo principale è migliorare la qualità della vita degli abitanti, promuovere una diffusa riqualificazione e una valorizzazione socio-economica del territorio, attraverso uno sviluppo misurato, qualificato e sostenibile, in un’ottica di contrasto al cambiamento climatico in atto, e rivolto a garantire scelte opportune e lungimiranti per la comunità e il territorio”. 

"Ma - sottolinea Legambiente- le previsioni reali sembrano andare in tutt’altra direzione rispetto alle premesse in gran parte condivisibili – contenute anche nella V.A.S. – Rapporto Ambientale - visto che alcune risorse: spiagge, acqua, coste, praterie sottomarine di Posidonia oceanica, sono già sfruttate e subiscano impatti antropici oltre la loro sostenibilità e che già hanno dovuto sopportare l’assalto di un turismo incontrollato e che ha mostrato che queste risorse sono ormai ben oltre l’uso insostenibile e che gli stessi servizi pubblici (rifiuti, trasporti, gestione di porti e approdi) non sono più in grado di sostenerlo. Il risultato è che nel Piano Strutturale, il condivisibile impegno a ridurre il consumo di suolo viene platealmente contraddetto".


"Per quanto riguarda il dimensionamento degli insediamenti industriali ed artigianali, con l’ampliamento degli edifici esistenti e la nuova edificazione si prevede: - sostiene Legambiente - R6 Rio Marina 3.500 m2, P2 Valle dei Carpisi 2.500 m2 (6.000 m2 totale). Colpisce la “meccanicità numerica” della previsione per il dimensionamento della funzione commerciale al dettaglio con 800 m2 per le strutture medie previste sia per R6 Rio Marina e P2 Valle dei Carpisi (1.600 m2) e 600 m2 per gli esercizi di vicinato previsti in ognuna dell’UTOE (3.000 m2). Previsioni che appaiono molto sovradimensionate, visto che in questi anni a Rio, a Porto Azzurro, all’Elba, in Toscana e in Italia si è assistito a una estesa e progressiva chiusura degli esercizi commerciali medi e piccoli. Si chiede di rivedere queste previsioni alla luce delle reali dinamiche commerciali.
Così come sembrano sovradimensionate e “meccanicistiche” le previsioni per le funzioni direzionali dei servizi che prevedono 4.000 m2 di riuso e addirittura 2.850 m2 di nuova edificazione in territori che hanno abbondanza di strutture inutilizzate o sotto-utilizzate".


La promessa di contenere il consumo di territorio e di limitare le nuove edificazioni in due Comuni che risultano già abbondantemente edificati rispetto alla loro popolazione residente è completamente contraddetta dalla tabella riassuntiva delle diverse Utoe che prevede:
UTOE P1 Porto Azzurro: 5. 950 m2 di nuova edificazione; 4.000 m2 riuso; 5.00 m2 di nuova edificazione e 500 m2 di riuso subordinati a conferenza di copianificazione; 500 m2 di riuso non subordinati a conferenza di copianificazione. In totale 6.450 m2 di nuova edificazione e 5.000 di riuso (totale generale 11.450 m2).
UTOE P2 – Valle dei Carpisi: 3.900 m2 nuova edificazione; 1.600 riuso: 370 m2 subordinati a conferenza di copianificazione; 500 m2 non subordinati a conferenza di copianificazione. In totale 4.270 m2 di nuova edificazione e 2.100 m2 di riuso (totale generale 6.370 m2).
Da quel che si può dedurre dal PSI, a Porto Azzurro, la riconversione in abitazioni riguarda anche strutture precedentemente destinate ad altri utilizzi di tipo industriale e a cubature semi-precarie che vengono trasformati – ad esempio in località come Barbarossa – in altri appartamenti che non saranno certamente trasformati in prime case ma andranno a rimpinguare il già florido e pervasivo mercato delle seconde case".

"Se alcune previsioni “zero” per le frazioni di Rio risultano condivisibili - prosegue Legambiente - si è finalmente posto fine alla nuova edificazione a Rio Elba, una colata infinita di cemento che ha comportato degrado urbanistico, gentrificazione del centro storico e crisi economica - il PSI nel complesso prevede: 3.000 m2 di nuovo residenziale (30 abitazioni) e 3.300 m2 di riuso nel Comune di Porto Azzurro (33 abitazioni equivalenti), per un totale 6.300 m2, equivalenti a 63 abitazioni; e 4.875 m2 di nuovo residenziale (48 abitazioni) e 4.575 di riuso nel Comune di Rio (45 abitazioni equivalenti). Se si sommano le nuove previsioni dal PSI si arriva a 78 nuove abitazioni e a un equivalente per riuso di 105 abitazioni, il totale equivale a 183 abitazioni in due Comuni che, per stessa ammissione del PSI non hanno emergenze abitative, e con un numero altissimo di seconde case e case sfitte e che hanno un patrimonio edilizio che va ben oltre il numero delle famiglie residenti e previste da un’ipotesi demografica più che generosa. In totale le nuove edificazioni assommano a 8.950 m2 nel Comune di Porto Azzurro e a 12.004 m2 nel Comune di Rio, per un totale del PSI di 20.954 m2 che rappresentano un elevato nuovo consumo di suolo che contraddice le conclamate politiche di consumo di suolo zero in Comuni dove non esiste praticamente emergenza abitativa. Se a questo si aggiunge il “riuso”, costituito in gran parte da residenziale, servizi e turistico ricettivo - 8.470 m2 Porto Azzurro e 29.273 m2 a Rio (totale 37.743 m2) - che trasforma quasi sempre strutture aventi un’altra destinazione in turistico-residenziali e servizi, si arriva a 43.193 m2".

Legambiente infine sottolinea che "si tratta di previsioni da ridimensionare e da riportare alle reali necessità abitative, altrimenti si andrà a incrementare la rendita e a realizzare nuove strutture “ricettive” che ben presto verranno trasformate in appartamenti per vacanze e in infrastrutture utilizzate – se andrà bene – solo qualche settimana all’anno".

Legambiente pone poi l'attenzione sulla situazione della zona di San Bennato-Le Paffe dove sono stati fatti importanti ritrovamenti archeologici in riferimento "alla realizzazione di una struttura alberghiera alle Paffe che dovrebbe usufruire anche della riallocazione, nell’ambito della polarità termale di Cavo, di volumi dismessi nell’ex area mineraria di Vigneria all’interno della cava dismessa de Le Paffe. Un’operazione contro la quale, Il 9 agosto 2009. Goletta Verde di Legambiente effettuò un blitz alle Paffe evidenziando – e lo ribadiamo oggi in queste osservazioni – che non si può parlare di recupero di cubature esistenti: le tramogge erano depositi di calcare a cielo aperto, farne case a fini turistico-abitativi è un´evidente forzatura in “un´area costiera di grande pregio paesaggistico, sotto l´antica cava di calcare, a pochi metri dal mare, testimonianza d'archeologia industriale per la presenza di strutture e "tramogge" che ricordano l´epoca delle estrazioni di calcare dai primi anni del ‘900 fino al dopoguerra”. Successivamente, la vicenda è stata più volte citata tra quelle più eclatantinel rapporto “Mare Mostrum! di Legambiente nazionale.

Legambiente chiede "di rivedere queste previsioni alla luce dei valoro archeologici, storici, paesaggistici e ambientali dell’area e invita gli Enti interessati a non declassificare la “zona rossa” presente per consentire la cementificazione di una costa dove invece andrebbero salvaguardate e valorizzate le risorse di archeologia religiosa e di archeologia mineraria/industriale, anche come aggiunta all’offerta termale che il PSI sembra voler realizzare a Cavo".

Nel mirino di Legambiente anche il progetto di un parcheggio multipiano a Rio Elba mentre l'associazione propone ai due Comuni di Rio e Porto Azzurro di aderire al progetto delle Comunità Energetiche e a lavorare per promuovere la produzione di energia da fonti rinnovabili.


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