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Politica venerdì 13 maggio 2022 ore 13:30

Plasma iperimmune, il caso in Consiglio regionale

Foto di repertorio

A chiedere chiarimenti sulla vicenda sono da una parte il consigliere Petrucci di Fratelli d’Italia e dall'altro il consigliere della Lega Landi



FIRENZE — Il caso della somministrazione del plasma iperimmune ad un paziente fragile, avvenuta sl Pronto soccorso dell'ospedale elbano e che avrebbe visto "ostacolato" il medico che l'ha effettuata approda nel Consiglio regionale della Toscana con due differenti richieste di chiarimento.

La prima arriva dal consigliere regionale di Fratelli d'Italia Diego Petrucci che in relazione alla vicenda ha chiesto che il medico di Pronto soccorso Belcari e gli altri soggetti eventualmente coinvolti siano sentiti nella Commissione Sanità, di cui lo stesso Petrucci fa parte, per fare piena luce su quanto sarebbe accaduto.

Il consigliere regionale della Lega Marco Landi invece ha dichiarato: “La Toscana, diversamente da altre Regioni, non ha preso in considerazione la terapia contro il Covid con plasma iperimmune, la cui efficacia su una quota di popolazione è stata accertata da recenti studi di autorevoli istituti di ricerca. Lo scontro tra medici avvenuto all’Elba e salito alle cronache nazionale è figlio proprio di questa scelta".

"La Giunta regionale spieghi al Consiglio e a tutti i toscani perché non ha istituito una banca del plasma e quali sono i protocolli adottati. Le polemiche interne alla comunità medica sono certo meno interessanti rispetto al conoscere direttamente da chi guida la sanità toscana perché non si è seguito l’esempio di altre regioni come il Veneto”, ha aggiunto Landi che ha annunciato un’interrogazione urgente a cui sarà chiamata a rispondere l’assessore alla Salute Simone Bezzini nel prossimo consiglio regionale. 


“Una quarantina di giorni fa il New England Journal of Medicine ha pubblicato un articolo in cui si riportano gli esiti di uno studio della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora, che conferma che la somministrazione di plasma convalescente entro nove giorni dall’insorgenza dei sintomi ha ridotto il rischio di progressione della malattia nella fascia di popolazione non vaccinata, proprio quella che rischia conseguenze più severe. Tutti noi - ha concluso Landi - confidiamo che la fase acuta della pandemia sia solo un ricordo, ma credo sia legittimo domandarsi perché è stato ascoltato solo il parere di chi bocciava la terapia sostenuta dal dottor De Donno e cosa ha intenzione di fare per affrontare eventuali, e non sperate, recrudescenze”.


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