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Attualità domenica 26 maggio 2024 ore 12:03

Lo zifio spiaggiato, "straordinario ritrovamento"

A spiegare quanto accaduto è la presidente di Elbamare in cui ricostruisce tutti i passaggi del recupero dell'animale anche per poterlo studiare



CAPOLIVERI — "Nella giornata di mercoledì 22 Maggio scorso, in quanto Presidente dell’Associazione ElbAMare, ho ricevuto comunicazione da parte dell’ARPAT, della presenza di un grosso Cetaceo spiaggiato all’Elba. Poiché ero appena salita in macchina, ho girato subito il messaggio a Simona Formante Presidente dell’Associazione Marelibero di Porto Azzurro, che dal 2011 si occupa di Monitoraggio Cetacei con Certificazione High Quality Whale-Watching e che, come noi, fa parte della rete dell’Osservatorio Toscano della Biodiversità della Regione Toscana", lo spiega la dottoressa Valeria Paoletti, presidente dell'associazione ElbAmare.

"Essendo impossibilitata ad osservare le foto dell’animale spiaggiato è stata Simona a comunicarmi che si trattava di uno Zifio, Ziphius cavirostris, specie che è stata avvistata raramente nelle acque dell’arcipelago toscano, ma comunque presente nelle acque del Santuario Pelagos. - spiega Paoletti - Si tratta una specie di Delfino che vive a grandi profondità nei canyon marini, può raggiungere una lunghezza di circa 7 metri, le femmine sono generalmente un poco più grandi dei maschi. Può restare in apnea per più di 120 minuti e raggiunge profondità oltre i 2000 metri. La particolarità di questa specie è nei Maschi che hanno 2 piccoli denti a differenza delle femmine che sono senza denti. La pinna caudale non è molto alta ed è posta nel terzo posteriore del dorso. Vivono generalmente in piccoli gruppi composti da 2-7 individui e si nutrono di Molluschi Cefalopodi. Vive approssimativamente 60 anni e può pesare fino a 2-3 tonnellate".


"Questa specie ancora oggi racchiude molti segreti e poche sono le informazioni in possesso dei ricercatori. Le rare notizie di cui disponiamo sono state rinvenute, purtroppo, attraverso le analisi di animali spiaggiati. - prosegue Paoletti- Capita subito l’importanza del ritrovamento era fondamentale recuperare il prima possibile la carcassa dell’animale per ottenere più informazioni possibili da comunicare ai ricercatori del Cert dell’Università di Padova, dell’Istituto di Zooprofilassi e dell’Università di Siena. Ci siamo subito attivate sempre in stretto contatto con l’Arpat per coordinarci con la Guardia Costiera e l’Amministrazione Comunale di Capoliveri recandoci sul posto. Purtroppo come spesso accade questi ritrovamenti avvengono in zone poco accessibili per poter procedere con il recupero della carcassa".

"Quindi di concerto con la Capitaneria si è deciso di organizzare la rimozione dell’animale via mare dalla spiaggia dei Peducelli ad un'altra più accessibile. - aggiunge Paoletti- Trasportare via mare un animale di circa 5 metri e mezzo di lunghezza non è un operazione facile. Dopo aver valutato le varie opzioni è stato deciso di trasferirlo a Margidore dove è presente anche una gru per alaggio e varo imbarcazioni. A quel punto necessitavamo soltanto di trovare un mezzo nautico per poter effettuare l’operazione in sicurezza. L’Associazione Marelibero avrebbe messo a disposizione la propria imbarcazione, ma essendo troppo grande non si sarebbe potuta avvicinare alla riva, quindi Simona ha contattato i vari noleggi nella zona per poter trovare un mezzo adatto mentre io comunicavo i dettagli della situazione agli altri enti. Nel giro di poco si è fatta l’ora di cena e quei pochi che siamo riusciti a contattare non avevano mezzi da mettere a disposizione per la mattina seguente, quindi ho deciso di utilizzare la mia barca personale. Il giorno successivo sono partita da Cavo alle prime ore del mattino facendo tappa prima a Porto Azzurro per prendere Simona Formante e Lucio Ravagnan e per ricevere le ultime disposizioni da parte della locale Delegazione di Spiaggia in coordinamento con la Guardia Costiera di Portoferraio. Così siamo partiti per raggiungere la spiaggia dei Peducelli".

"Arrivati davanti alla spiaggia, dove ci aspettavano gli ufficiali della Capitaneria, abbiamo dovuto ormeggiare la barca lontano dalla battigia per evitare i numerosi scogli affioranti. - prosegue Paoletti- Lucio è rimasto a timone, mentre Simona dalla barca mi aiutava a gestire le cime che una volta in acqua ho utilizzato per legare la coda del Cetaceo. Con l’aiuto del personale della Capitaneria siamo riusciti a liberare il povero Delfino dall’insabbiamento. Operazione non facile che ha richiesto più di mezzora di tentativi data la mole dell’animale di cui si è stimato il peso di oltre una tonnellata. Una volta appurato che la carcassa galleggiava ancora abbiamo potuto comunicare alla Capitaneria di Porto che il traino era fattibile in sicurezza fino a Margidore, dove nel frattempo i ricercatori hanno allestito un campo di lavoro per esaminare la carcassa e prelevare dei campioni che saranno utili a determinare le cause del decesso. In una mattinata siamo riusciti a fare un operazione che normalmente richiede almeno 2 giorni di pianificazione".

"Questo ci rende orgogliosi e soddisfatti della piena riuscita delle operazioni di recupero e l’ottimo coordinamento tra i Partner dell’Osservatorio Toscano dei Cetacei. - commenta Paoletti- Per questo ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questa impresa.
In particolar modo Simona e Lucio dell’Associazione Marelibero di Porto Azzurro con cui si collabora da sempre.
La Guardia Costiera, nello specifico l’ufficio locale Marittimo di Porto Azzurro sotto il coordinamento della Capitaneria di Porto di Portoferraio al Comando del Capitano di Fregata Santo Altavilla.
Il Sindaco di Capoliveri Walter Montagna, che ha attivato da subito una tavola rotonda per coordinare i Vigili Urbani e i dipendenti Comunali che hanno mostrato tutta la loro efficienza.
Un sentito ringraziamento anche alla ditta Puccini di Lacona che ha messo gratuitamente a disposizione la propria gru per spostare la carcassa in un’area idonea, permettendo così al team di ricercatori giunto appositamente all’Elba di operare in sicurezza.
Un ringraziamento ad ESA che si è prontamente attivata appena informata.
Un ringraziamento anche al Ristorante “Sciabattica” di Margidore che ha messo a disposizione le proprie docce per dare la possibilità ai veterinari di lavarsi dopo aver dissezionato l’animale".


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