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giovedì 03 ottobre 2024

TURBATIVE — il Blog di Franco Bonciani

Franco Bonciani

Franco Bonciani, fiorentino, tecnico, docente e dirigente sportivo, gestore di impianti natatori. Con uno sguardo attento e scanzonato su quello che gli succede attorno

La scheda elettorale con la supercazzola

di Franco Bonciani - venerdì 02 febbraio 2018 ore 11:00

foto dal film "Amici Miei"

Chi si lamenta di non capire una beata mazza di quasiasi bolletta di gas o luce si consoli, potrebbe essere peggio. Potrebbe essere come con la scheda elettorale che ci ritroveremo fra le mani il prossimo 4 marzo. Una per la Camera ed una per il Senato, sostanzialmente simili, incomprensibili, più o meno intoccabili.

Queste elezioni saranno in balia degli algoritmi, dei sistemi di calcolo, dei ristorni, nemmeno fossero quarantaquattro gatti in fila per sei col resto di due. Più che una legge elettorale, una supercazzola.

Il Rosatellum prevede l'assegnazione di seggi in parte su base maggioritaria/uninominale (circa il 30 per cento degli eletti) ed il resto su base proporzionale/plurinominale. Tutto nella stessa scheda.

Voteremo per candidati che si presentano in liste uninominali: in un collegio ci sarà Tizio per uno schieramento, Caio per un altro, Sempronio per un altro ancora, chi vince la competizione viene eletto e gli altri stanno a casa (se non sono infilati in qualche altra lista plurinominale, il famoso "paracadute").

Per quanto riguarda invece i candidati nelle liste plurinominali, i loro nomi sono stampati accanto ai simboli dei partiti a loro volta posti sotto al nome del candidato all'uniminale che sostengono da soli o in coalizione. Qualcuno potrebbe pensare di poter esprimere anche in questo caso le preferenze. E invece no.

Se, per fare un esempio, dei quattro candidati nella lista plurinominale uno lo vorrei votare e gli altri tre nemmeno per idea, non mi è possibile. Non posso scegliere, non posso fare crocette sul candidato, non posso esprimere preferenze. Pena l'annullamento del voto. Posso fare la croce solo sul simbolo della lista e aspettare che, nel gioco degli sbarramenti, dei resti, delle pluricandidature, della ripartizione delle quote del proporzionale a livello nazionale, aspettare, dicevo, di sapere cosa mi riserva l'algoritmo.

Vedere insomma se il voto che ho dato a livello locale per il proporzionale ha una ricaduta su uno sconosciuto che si è presentato in Sicilia, magari con robusto paracadute.

Il sistema scelto rappresenta al meglio l'entusiasmante coinvolgimento dell'elettore italiano di fronte ad ogni appuntamento davanti ad una scheda. E non è tanto il fatto che non si capisce come si debbano digerire alcune candidature di soggetti che fino a poco tempo fa avevano poco a che vedere con la tua storia, il tuo modo di vedere le cose, il partito che lo ha candidato e la zona in cui si è fatto eleggere: è un film già visto anche in passato.

Ma è il fatto che non sai a chi (nel proporzionale) finirà il tuo voto, che non puoi scegliere nulla che non sia in balia di meccanismi straordinariamente complicati. Ma, soprattutto, è incredibile che un momento fondamentale nella vita di un cittadino come le elezioni sia diventato un guazzabuglio incomprensibile.

Immagino elettori in ansia di fronte ad una scheda del genere, una infinità di voti annullati perché uno vuol dare la preferenza a chi conosce e sostiene e commette irregolarità: imbarazzi, contestazioni, incasinamenti.

Chi predispone un regolamento, un documento di valore nazionale destinato a TUTTI i cittadini, deve aver ben presente che nell'elettorato c'è di tutto, ci sono quelli con la laurea e quelli con la terza elementare, e tutti hanno il diritto di capire, con semplicità, che cosa vanno a fare quando entrano nella cabina con la scheda e la matita.

Non è populismo, è democrazia, regole elementari. E se la situazione che ci si prospetta il 4 marzo è questa, delle due l'una: o chi ha predisposto tutto questo non capisce cosa ha fatto, annegato nelle sue seghe mentali da superesperto, o magari lo capisce e ha predisposto il marchingegno in maniera che siano sempre meno quelli che vanno a votare e poi si possa rimestare nel torbido. Come se fosse "antani, con scappellamento". 

Se a destra, a sinistra o altrove lo vedremo il 5 marzo. Forse.

Franco Bonciani

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