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Attualità venerdì 07 febbraio 2025 ore 08:00
Cereali, "salvaguardare made in Italy e filiera"

Pagni: "Cia continuerà a battere i pugni al fine di tutelare i diritti degli agricoltori"
PROVINCIA DI LIVORNO — "Il Granaio Italia non si tocca e ogni rinvio sarà rispedito al mittente con una dura battaglia in sede istituzionale e nelle piazze del Paese". Questa la ferma posizione di Cia-Agricoltori Italiani nel ribadire l’assoluta contrarietà rispetto alla presa di posizione di chi adducendo difficoltà tecniche intende far saltare il Registro telematico sulle giacenze di cereali, strumento indispensabile per riportare trasparenza sui mercati e tutelare le produzioni cerealicole italiane.
“Gli emendamenti per il rinvio al 2026, passati al vaglio della Commissione referente e ora messi al voto - ha spiegato Cinzia Pagni, presidente Cia Etruria - non risolvono una criticità, ma conducono il comparto verso il baratro. Se si intende davvero salvaguardare la qualità dei cereali Made in Italy, mettendo un freno all’import selvaggio e assicurando prezzi giusti - ha precisato - è doveroso sottolineare che il valore del grano duro italiano continua nel suo tracollo”.
Effettivamente l’ultima quotazione di pochi giorni fa (fine gennaio) è arrivata a 332 euro a tonnellata, mentre i costi di produzione sono saliti oltre i 1.300 euro per ettaro. "Disattendere le aspettative degli agricoltori, adesso, sarebbe errore irrecuperabile". ha aggiunto.
“Il mondo agricolo si mobilita - ha sottolineato Pagni - guardando all’Europa degli ultimi tempi, più volte dimostratasi sanzionatoria e ideologica nei confronti del settore. L’agricoltura sta attraversando una forte crisi, esasperata dagli effetti dei cambiamenti climatici e dalle tensioni geopolitiche in atto pertanto ora più che mai occorre ottenere risposte efficaci e durature. Per questo Cia continuerà a battere i pugni sui tavoli istituzionali a livello locale, nazionale ed europeo al fine di tutelare i diritti degli agricoltori, puntando alla trasparenza dei mercati e al riconoscimento del giusto valore lungo la filiera produttiva”.
Gli effetti, qualora non venissero raggiunti questi obiettivi, sarebbero di una gravità estrema, e non solo per il comparto: dall’abbandono dei terreni (specie nelle aree interne e rurali), alla perdita di presidio sul territorio, dalla scomparsa di biodiversità e paesaggio alla fine del Made in Italy – e conseguentemente tuscany - agroalimentare.
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