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Attualità martedì 13 marzo 2018 ore 16:31

"Scegli chi naviga italiano" Selvaggia non ci sta

La campagna pubblicitaria di Onorato Armatori punta sulla forza lavoro "tutta italiana". Botta e risposta tra Selvaggia Lucarelli e Vincenzo Onorato



ELBA — "Scegli solo chi naviga italiano" è uno degli slogan utilizzati nella nuova campagna pubblicitaria della Onorato Armatori, la società che gestisce le compagnie di navigazione Tirrenia, Toremar e Moby Lines.

Campagna che ha fatto discutere perché, secondo qualcuno, sarebbe discriminatoria nei confronti dei lavoratori stranieri.

Sull'argomento è intervenuta anche la nota giornalista Selvaggia Lucarelli: "Cari amici di Moby - ha scritto su Fb - il tassista che ieri mi ha rifiutato la corsa sotto la pioggia perché faceva finta di non avere il poss, la tizia della lavanderia che mi ha consegnato il maglione taglia xxs, il tizio che ci impiega 3 giorni per rispondere a una mail di lavoro, quello che mi deve consegnare un pacco ma scrive l’indirizzo sbagliato, il barista sgarbato, l’impiegato che sbuffa perché deve risolvere un problema e non sia mai, sono tutti italiani. Se pensi di convincermi a salire sulle tue navi perché il personale italiano lavora meglio a prescindere, beh, io all’Elba me ne vado a nuoto".

Poco dopo a Lucarelli ha risposto con un post l'armatore Vincenzo Onorato che ha chiarito il suo punto di vista e perché sono assunti solo lavoratori italiani: "Cara Selvaggia Lucarelli ha preso un granchio - ha scritto Onorato - perché certamente si è persa la polemica degli ultimi due anni". 

Onorato ha aggiunto: "Pubblicità xenofoba? No, grazie. In queste ultime ore siamo stati accusati di xenofobia perché sulla nostra pubblicità si recita che abbiamo 5,000 lavoratori tutti italiani. La storia è un po’ diversa. Chi ci ha accusato di questo orrendo crimine, ha evidentemente perso le puntate precedenti: le compagnie italiane godono, con una vecchia legge del 1998, della quasi totale defiscalizzazione ovvero non pagano le tasse, in più hanno l’esenzione al pagamento di contributi per i propri dipendenti. A tanta generosità da parte dello Stato, sarebbe dovuto corrispondere soltanto l’impegno di impiegare marittimi italiani o comunitari. Gli armatori, con la loro associazione, la Confitarma, hanno disatteso questo impegno imbarcando al posto di marittimi italiani, marittimi extracomunitari a stipendio da fame. Nel silenzio colpevole della Triplice che ha firmato con Confitarma accordi liberatori. Morale: i marittimi italiani a casa a fare la fame e sono circa 60,000 mentre gli extracomunitari la fame la fanno direttamente a bordo".


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