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Cultura martedì 04 marzo 2014 ore 16:58

​"Renato e Loretta, storia d’amore in un’isola"

Renato Cioni - foto facebook

La storia raccontata dall'artista Luciano Regoli e pubblicata da Elbaper2 edizione 2013. Un racconto struggente, spaccato della vita del grande tenore



PORTOFERRAIO — Pubblichiamo oggi, su gentile concessione di Elbaper2 questo articolo scritto dall'artista elbano Luciano Regoli sul grande tenore Renato Cioni, spaccato della sua vita. Un omaggio ad uomo incredibile che ha segnato la storia artistica dell'Isola d'Elba e d'Italia. 

"Non ricordo nella mia vita di essermi commosso fino alle lacrime se non quando mi trovai in certe speciali situazioni di comunione con la natura, mentre tentavo di carpirne, faticosamente e pittoricamente, i segreti.

Una sera di alcuni anni fa accompagnai l’amico Renato Cioni, il grande tenore, ad una serata in una piazzetta di un paesino elbano. Già avanti con l’età, il tenore non rinunciava a queste occasioni, che avrebbe volentieri evitato, se non fosse stato per i pochi soldi del compenso.

La gloria e i grandi fasti erano ormai passati da tempo, ma lui si presentava sul palco ancora come se fosse la prima volta, come se avesse ancora al suo fianco la divina Maria Callas o la Moffo o la Joan Sutherland. Impeccabile nel vestire, come nel gesto e nella parola, era capace di ammaliare ancora il pubblico con la sua spontaneità e semplicità.

Come amico e ammiratore lo seguivo da vicino già da quando la sua voce non era più quella di una volta. Molto spesso, disturbato dai problemi familiari, stanco e scoraggiato, non riusciva a tenere il controllo della sua meravigliosa voce “italiana”. Io soffrivo con lui se la serata volgeva faticosamente al termine. Quella sera avvenne un miracolo. Mentre mi occupavo degli ultimi ritocchi alla scena, inaspettatamente iniziò a cantare. Non so cosa successe quella sera - sono ancora un pò frastornato se ci ripenso - ma Renato si trasfigurò. La sua figura bianca, stretta nell’elegantissimo tight, irruppe sulla scena con un carisma e con una voce che non avevo mai sentito prima uscire da quell’ugola. O meglio, avevo ascoltato una registrazione all’Arena di Verona di quarant’anni prima, dove aveva dato il meglio di sé, ma in quel momento quel vecchio signore, come per incanto, era tornato il giovane tenore dell’Isola d’Elba. Tutto era perfetto: l’intonazione, l’emissione, l’interpretazione, la potenza di quella meravigliosa voce. Mentre lo sentivo in quello stato di grazia, versai le prime vere lacrime della mia vita. Non gli dissi niente di tutto ciò. Quando si è posseduti dall’amore per la propria Arte tutto diventa possibile, anche un miracolo spazio-temporale come quella sera, quando quella piccola piazza si trasformò nel Gran Teatro dei bei tempi.

Una vita così non è da tutti.

Renato Cioni è un uomo buono e giusto. Uno dei rari casi dove l’uomo coincide con l’artista.

Ha sopportato tanto nella sua vita, ma ha anche goduto di soddisfazioni che son date a poche persone.

Figlio di pescatori, diventato un grande personaggio osannato e apprezzato da intellettuali e musicisti di tutto il mondo - ricordo Visconti, Zeffirelli, Von Karajan, i Reali del Belgio e d’Inghilterra, la stessa Callas - mi confidò che essere tornato povero non lo toccava: «Povero ero e povero son tornato», diceva mentre la sua voce risuonava nella stanza e sembrava cantasse.

Si sa, il tempo è carogna, e lo fu con molti grandi. Lo stesso Rembrandt alla fine della sua vita, cadde povero e in disgrazia, e si ritirò in una piccola stanzetta a dipingere, dove eseguì l’autoritratto finale, splendente e carico di forza espressiva, da vero “Re dei Pittori”.

Ciò nonostante Renato Cioni non ha mai perso la su allegria, un’allegria che può essere contagiosa può essere contagiosa con qualche battuta involontariamente filosofica. E la vita ritorna alla sua vera essenza.

Ad ogni grande uomo “tocca” una donna speciale; e una ne toccò a Renato.

La compagna di tutta una vita, fedele e fidata, Loretta. Conobbi questa signora quando ormai non era più giovane. Bionda e diafana era il perfetto corredo del moro e robusto Renato. Quel che si dice una coppia perfetta.

La prima volta che li vidi insieme, uscivano dal grigiore della gente che li circondava, brillando della potenza del loro personale carisma. Erano diversi.

Renato vestiva eccentricamente nonostante i suoi settant’anni, con un bolerino di leopardo sotto un montgomery panna. Lei bellissima, tutta in bianco sportivo, con una striscia di rosso sulla bocca che metteva in risalto i denti bianchissimi. Devo dire che ero orgoglioso di essere il genero di quella coppia così complice, con la quale, negli anni a venire, nonostante la vita per loro diventasse sempre più amara, mi divertii un mondo. Sempre fui loro vicino, condividendo gli anni difficili. È emblematico ciò che avvenne pochi anni fa, a dimostrazione che il carisma di certe persone non diminuisce nel tempo. Renato e Loretta furono ospiti della Casa di Riposo Giuseppe Verdi a Milano per qualche anno. Un posto di gran tono e “giusto” - voluto fortemente e fatto costruire dal grande compositore italiano - dove le anziane glorie della lirica e della musica potevano trovare una dignitosa ricompensa, in termini di tranquillità, alle fatiche di una vita dedicata all’Arte.

L’arrivo dei due nuovi ospiti suscitò subito un particolare interesse, e sto parlando solo di pochi anni fa. Giornali e televisioni vollero i due illustri personaggi nelle loro trasmissioni domenicali. La coppia tornò all’attenzione nazionale ed internazionale. Loretta ammaliò con la sua intatta bellezza e innata classe, presentatrici, truccatrici e pubblico. Renato, coccolato da tutti, gongolava. Io, felice, osservavo da lontano la fama riconquistata. Purtroppo l’oblio si stese di nuovo sulle loro vite quando Loretta, nostalgica della sua isola e stanca della casa Verdi, volle tornare nella sua amata Elba. Renato, come al solito, assecondò per amore i desideri di Loretta, pensando che una serata allegra, tra un’aria e un buon bicchiere, avrebbe fugato le tristezze. Avrei potuto parlare dei loro giorni gloriosi; di quando erano ricevuti dai potenti della terra come Ronald Reagan o i Reali d’Inghilterra; di quando Renato sdegnoso e annoiato, ma con la complicità della sua bella donna, rifiutò l’invito di Aristotele Onassis sul Christina, pur di stare al riparo da tanta mondanità che li stancava; della gelosia di Loretta che impedì al tenore di partire in tournée per l’Australia con il grande soprano Joan Sutherland, decisione che fece la fortuna di Luciano Pavarotti che lo sostituì.

Queste sono le mie impressioni di uomo d’Arte che incontra un suo simile e con il quale si riconosce, suonando segretamente e in sintonia le stesse corde.

Uomo fortunato Renato Cioni, che incontrò una delle più belle donne dell’Elba e “la fermò” per sempre. Donna fortunata Loretta, che ebbe modo di affinarsi al fianco di lui già celebre, consigliandolo nel bene e nel male per tutta la vita.

Se li scorgete camminare luminosi ancora mano nella mano non vi stupite, sono due esseri eletti".


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