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Cultura venerdì 02 febbraio 2018 ore 15:24
La storia del selciato rosa marinese
Una ricerca dettagliata del professor Michelangelo Zecchini ci racconta le origini di questa pavimentazione storica da tutelare
MARCIANA MARINA — Il selciato in pietre rosa (prevalenti, forse
prelevate dalla cave di Bagnaia), che margina da settentrione il lungomare,
finora è stato poco studiato. Lo si ritiene comunemente un intervento risalente
all'ultimo decennio umbertino o degli inizi del XX secolo. Sembra però
che le cose stiano diversamente. A
farci retrocedere di oltre un ventennio è un acquerello,
pubblicato da Igino Cocchi nel 1871, in cui spicca illuminato dal sole l'alzato
litico del suo arco occidentale.Il selciato, perciò, esisteva almeno 13 anni prima della
costituzione di Marciana Marina in Comune autonomo (1884) e fungeva sia da
collegamento fra il centro del paese e i cantieri navali costruiti da tempo
nella zona della Torre, sia da barriera (tenue) contro i marosi grazie al suo
parapetto elevato in filari sovrapposti di bozze di pietra (predomina la
granodiorite locale), sia infine da ormeggio temporaneo per barche di varia
stazza come comprovano due bitte litiche sopravvissute nei pressi dell'attuale
bar La Torre. Ma c'è un'altra testimonianza, pubblicata dalla Harvard
University e finora sfuggita a me e ai
più, che consente un ulteriore passo indietro nel tempo verso il reale momento
di costruzione del selciato. Infatti lo studioso marinese Luigi Costa (1872)
tramanda che ai suoi tempi Marciana Marina (2600 abitanti contro i 1800 di
Marciana Castello) era “ fornita d'una strada per uso di passeggio che per
costruirla nel 1845 fu spesa la egregia somma di L. tosc. 70.000”. Che tra
le finalità della realizzazione della strada non ci fosse solo “il passeggio” è
scontato. Si consideri che presso la
torre è attestata fin dal XVIII secolo l'esistenza di un cantiere dove venivano costruite le
imbarcazioni di maggiore stazza: un 'solido' collegamento fra centro del paese
e torre era imprescindibile per favorirne attività e sopravvivenza. Intorno al
1870 a Marciana Marina si contavano“oltre 1.000 tra Capitani e marinari che
equipaggiavano 100 bastimenti per una portata complessiva di 15.000 tonnellate
legali, scali per costrurre navigli di grossa e piccola portata”. La nuova
strada, inoltre, avrebbe permesso di raggiungere agevolmente il camposanto con
la speranza che non si verificassero più - è sempre Costa che parla - “i
soprusi del 1819 e del 1821 che i Magistrati e altri del Comune (di
Marciana, ndr) usavano agli abitanti di Marciana Marina, quando pretendevano
che i loro nati e i loro morti fossero recati a battezzare e seppellire a
Marciana Castello, sebbene possedessero un fonte-sacro e un cimitero”.
Con il preciso riferimento cronologico trasmesso da Costa non appare in contrasto il Catasto Leopoldino, che nel 1840, per l'appunto, non registra ancora la presenza né della “strada per uso di passeggio” né del relativo selciato. Sennonché un disegno di due anni più vecchio, conservato presso l'Archivio di Stato di Firenze (G. Peria 2010), indicherebbe mediante due sezioni stradali che il selciato in questione c'era già. L'apparente conflitto fra i tre suddetti documenti può essere sciolto riferendo al disegno del 1838 un valore di mero progetto e alla testimonianza di Costa l'evidenza, in termini di cronologia assoluta, dell'opera compiuta o in via di compimento.
Com'è noto, intorno alla metà del XIX secolo il nucleo principale del paese si era espanso verso ovest, verso est, verso il monte e, soprattutto, intorno alla chiesa 'nuova' di S. Chiara, mentre un secolo prima il centro abitato, piccolo ma pulsante di vita, si raccoglieva intorno all'omonima chiesa 'vecchia' (di fronte all'attuale moletto), nei dintorni della quale il Governatore di Piombino, nel 1738, visitò “la pizzicaria e il macello” trovando “di tutta perfezione olio, pastumi, salumi, formaggi e altro”.
Non del tutto consapevoli del pregio storico del selciato in pietre rosa, varie amministrazioni non gli hanno prestato l'attenzione necessaria, sicché non è difficile notare rattoppi improvvisati e impropriamente attuati con cemento, con asfalto, con blocchetti in calcestruzzo. È auspicabile che d'ora in poi il manufatto, che per inciso ricade a tutti gli effetti sotto la vigente normativa di tutela, riceva le cure che merita.
Michelangelo Zecchini
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