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Cronaca lunedì 23 giugno 2025 ore 18:15

Antincendi, 30 indagati e un arresto

Dalle indagini sarebbe emerso un sistema con false attestazioni in cambio di denaro per aumentare la capienza dei locali. La ricostruzione



LIVORNO — In seguito all'arresto di un dirigente dei vigili del fuoco di Livorno, avvenuto nei giorni scorsi, la polizia di Stato di Livorno attraverso una nota spiega quanto è emerso dalle indagini.

La Polizia di Stato di Livorno all’alba del 3 Giugno, come riferito in una nota, avvalendosi degli operatori della Squadra Mobile, col supporto di militari del Gruppo della Guardia di Finanza, e la collaborazione delle Squadre Mobili di Genova, Pisa, Grosseto, e Prato, e degli agenti dei Commissariati di Cecina, Rosignano, Piombino e Portoferraio, ha dato esecuzione all’ordinanza con cui il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Livorno, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha disposto la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di un ingegnere del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Livorno, pubblico ufficiale con la qualifica di responsabile dell’Ufficio Prevenzione Incendi nell’ambito dell’indagine denominata "Burning Gift", svolta dall’organo investigativo livornese e coordinata dal pubblico ministero dottoressa Antonella Tenerani.


Nell’occasione, oltre 100 uomini della Polizia di Stato, coadiuvati da militari della Guardia di Finanza muniti di 1 cash dog, hanno svolto, a Livorno e nelle altre citate province, perquisizioni personali e domiciliari nei confronti di funzionari e volontari dei vigili del fuoco, di aziende e liberi professionisti (ingegneri e geometri) operanti nel settore antincendio, e noti imprenditori delle provincia di Livorno per un totale di circa 30 obiettivi ed altrettante persone indagate.


L’indagine, iniziata nel mese di Maggio 2023 a seguito di una denuncia presentata da alcuni titolari di esercizi commerciali per presunte condotte concussive da parte di un funzionario dei vigili del fuoco, e presto supportata da intercettazioni telefoniche, telematiche ed ambientali, "ha fatto emergere gravi indizi di colpevolezza nei confronti di 30 persone a vario titolo in ordine alle ipotesi dei reati di concussione, corruzione, falso in atto pubblico, autoriciclaggio e riciclaggio", come spiega la polizia di Stato di Livorno.


Nello specifico, le indagini avrebbero fatto luce sulla presunta esistenza di un vero e proprio modus operandi illecito sulla base del quale il pubblico ufficiale, in concorso con professionisti operanti nel settore dell’antincendio e titolari di ditte antincendio, successivamente ad alcune mancanze rilevate nel corso di controlli ad esercizi commerciali ad opera dei vigili del fuoco avrebbe costretto alcuni esercenti a pagamenti di somme di denaro per evitare la chiusura delle attività o ritardi nella loro riapertura.

Fra gli indagati, oltre ad un funzionario dei vigili del fuoco di Genova, anche ispettori Asl dipendenti del Dipartimento Prevenzione di Livorno, imprenditori, ingegneri, liberi professionisti, fra cui 2 liberi professionisti di Collesalvetti con la qualifica di vigili del fuoco volontari e quindi non legati da alcun rapporto d’impiego con il comando Provinciale di Livorno.

La polizia di Stato, spiega che è emerso che "le condotte criminose sono state compiute dal responsabile dell’Ufficio Prevenzione Incendi di Livorno all’insaputa dei colleghi labronici, avendo lo stesso operato nell’ambito delle proprie competenze esclusive, tanto che l’Autorità Giudiziaria, a dimostrazione della fiducia nell’operato dei Vigili del Fuoco ha nominato il Comandante Provinciale di Livorno Custode Giudiziale dei fascicoli cartacei sottoposti a sequestro, estratti dall’archivio dell’ufficio prevenzione incendi".

"Oltre alle presunte condotte concussive, - prosegue la polizia di Stato - il principale indagato, abusando della propria funzione istituzionale, in cambio di denaro si sarebbe adoperato, direttamente o indirettamente, per consentire ai privati indebiti vantaggi in relazione a pratiche antincendio e/o per ottenere il parere favorevole dei vigili del fuoco alla concessione di aumento della capienza dei locali pubblici, fungendo anche da intermediario nei confronti di altri pubblici ufficiali affinché, anch’essi in cambio di utilità, compissero atti contrari ai loro doveri d’ufficio".


In particolare, "il pubblico ufficiale, sia in prima persona che per il tramite di complici avrebbe certificato, o concordato per far certificare, stati dei luoghi difformi a quelli reali, per garantire ai committenti il buon esito delle istanze da essi presentate ai vigili del fuoco, quindi da parte dell’Ufficio da lui stesso presieduto, asservendo il proprio ruolo istituzionale alla ricerca di un’utilità personale, incurante del conseguente rischio per la pubblica incolumità", prosegue la polizia di Stato.

"In molti casi - come riferisce la polizia di Stato - avrebbe anche agito come consulente privato o “ingegnere ombra” relativamente a progettazioni di impianti antincendio presentati tramite tecnici effettivamente incaricati dal committente, redigendo le pratiche che egli stesso sarebbe stato poi tenuto a controllare ed approvare nella sua veste istituzionale".

Le indagini hanno consentito di cristallizzare decine di presunti episodi corruttivi nei quali il pubblico ufficiale avrebbe percepito denaro contante da vari soggetti, come documentato dai poliziotti della Squadra Mobile, specialisti dell’Unità Anticorruzione, grazie alle tecniche investigative utilizzate.

Nel corso delle operazioni di perquisizione, a casa del pubblico ufficiale gli investigatori hanno trovato, contenuti dentro una scatola da scarpe, nascosta all’interno di un piccolo vano del sottotetto, 170.000 euro in contanti, che la Squadra Mobile ritiene frutto o parte di esso delle presunte operazioni di “agevolazione” compiute negli anni dall’ingegnere dei vigili del fuoco: denaro di cui il Gip presso il Tribunale di Livorno ha disposto il sequestro preventivo.

Ma non solo. Gli agenti hanno anche trovato in casa di altri presunti collaboratori dell’ingegnere ulteriori “regalie” che l’attività investigativa ha evidenziato essere il premio per la propria opera di agevolazione di pratiche antincendio a favore di ditte e imprenditori vari: bottiglie di vino di marca pregiata ed un telefono cellulare di ultima generazione.

Come riferisce la polizia di Stato "Nei giorni seguenti il giudice per le indagini preliminari ha inoltre sottoposto ad interrogatorio "preventivo" un ingegnere libero professionista, la titolare di una ditta antincendi ed un imprenditore di nazionalità cinese, indagati per aver concorso, a vario titolo, nell’attività di corruzione e concussione che il pubblico ufficiale avrebbe posto in essere su più fronti; oltre che per il reato di riciclaggio, in quanto, attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, si sarebbe garantita quella liquidità necessaria a “premiare” il pubblico ufficiale, tentando così di occultare la provenienza delittuosa del denaro".

In seguito agli interrogatori del 12 e 13 Giugno le ipotesi investigative sarebbero state confermate dalle dichiarazioni di questi indagati.

I risultati delle attività eseguite e degli elementi acquisiti "saranno vagliati dal giudice preposto precisando che, per il principio d’innocenza che vige nel nostro ordinamento, la responsabilità delle persone sottoposte ad indagine sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna", conclude la polizia di Stato.


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