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Attualità martedì 10 giugno 2025 ore 10:30
Amp, "Capri accelera, Elba e Giglio indifese"

Legambiente torna sulla necessità dell'area marina protetta nell'Arcipelago Toscano
ISOLA D'ELBA — "Il recente incontro tra le amministrazioni comunali dell’Isola di Capri e il Ministero dell’Ambiente ha trovato l’accordo definitivo per istituire l’Area Marina Protetta (Amp) dell’Isola di Capri ed è già pronta in Parlamento la modifica della legge 394/91 sui Parchi che renderà autonomo il mare tutelato di Capri dall’Ampa di Punta Camapanella. Quindi, a breve, dopo 34 anni di attesa, nascerà finalmente l’Area Marina Protetta di Capri, isola simbolo del turismo italiano e internazionale, mentre l’Amp dell’Arcipelago Toscano – con dentro l’Elba e il Giglio – aspetta di essere istituita da 43 anni".
Lo scrive Legambiente Arcipelago Toscano in una nota.
"L’istituzione dell’Amp di Capri è una conquista delle amministrazioni locali che hanno creduto in questo percorso ma anche di tutti i portatori di interessi (cittadini, associazioni ambientaliste, pescatori, Federalberghi, noleggiatori di barche e charter) - prosegue Legambiente - che hanno capito che il benessere sociale ed economico dell’isola è strettamente legato alla tutela delle ricchezze marine e terrestri. Uno dei luoghi più conosciuti e più visitati al mondo non riesce più a sopportare l’impatto sull’ambiente dettato dall’overtourism, cioè dal sovraffollamento turistico. L’emblema di tutto questo rimane l’assalto ai faraglioni da parte di imbarcazioni di ogni tipo e dimensione che tanti danni hanno prodotto e stanno producendo agli ecosistemi marini di Capri".
"E’ esattamente quel che succede all’Elba e al Giglio alle coste più delicate, alle praterie di posidonia - habitat prioritario dell’Unione europea - e a Giannutri perfino nella zona di tutela marina del Parco. - aggiunge Legambiente - E’ esattamente quel che vediamo con decine – a volte centinaia – di panfili ancorati sulla posidonia e a pochi metri da spiagge e scogli, che arano il fondo con le ancore e mettono a rischio il patrimonio marino e di bellezza che Capri ha deciso di tutelare su richiesta dei suoi amministratori e dei suoi imprenditori, mentre nelle mostre isole si subisce l’assalto voltando la testa dall’altra parte e le promesse fatte da qualche Comune di mettere boe e limiti si sono rivelate promesse da marinaio per prendere tempo e fare poco o nulla".
"Mentre le amministrazioni elbane tacciono ma aderiscono – senza applicarla davvero – alla Carta del Santuario dei mammiferi marini Pelagos, - prosegue il Cigno Verde - Capri avrà i sui iconici faraglioni in zona BS, con precise norme di accesso e comportamento. Intanto, all'Elba, al Giglio e in parte anche a Giannutri è possibile fare di tutto: buttare l'ancora sulla posidonia, ancorarsi e legarsi alla roccia emersa, arrivare a pochi metri dalle spiagge. Un totale far west che ha già prodotto enormi danni sulle praterie di posidonia, distrutte ed arate dalle ancore delle barche e dei megayacht. Poi magari si fanno i “risarcimenti” e si piantano qualche centinaio di metri quadri di piantine di posidonia con i sindaci benedicenti".
"Al di là di qualche petizione di principio e impegni subito dimenticati, sembra che l’overtourism marino e il grande impatto ambientale che crea sulle nostre isole non interessi i nostri amministratori comunali. Sembra proprio che le amministrazioni comunali non abbiano capito quello che invece è chiaro per quelle capresi: il benessere sociale ed economico dell’arcipelago toscano deriva dalla protezione delle sue ricchezze, in particolare quelle marine che di certo non hanno nulla ad invidiare a quelle di Capri. Tanto per fare un esempio: in questi giorni a Capri si festeggia l’arrivo della foca monaca, segnalata più volte sia nel mare di quell’isola che a Punta Campanella e nella zona del Cilento. I capresi e con loro le amministrazioni, considerano questo evento un segno della grande biodiversità del loro mare e anche un’occasione dal punto di vista della promozione turistica. Anche all’isola del Giglio nel 2009, fu vista la foca monaca ma il sindaco di allora cercò di nascondere la notizia – accusando addirittura Legambiente di aver diffuso false foto del pinnipede - per paura che si arrivasse alla richiesta di una qualche forma di tutela del mare gigliese", aggiunge Legambiente
"Di fronte a tanta indifferenza per l’assalto al nostro mare e alle sue risorse verrebbe da chiedere l’annessione a Capri. Ma in realtà ci sarebbero da subito soluzioni più semplici, a partire dal rispetto della legislazione vigente e di ordinanze e dai controlli per fare in modo che le imbarcazioni non calino le ancore sulla posidonia e si tengano a debita distanza da spiagge e coste.
Inoltre, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica nel suo atto di indirizzo delle priorità politiche emanato con decreto ministeriale n. 26 del 23 gennaio 2025 scrive che vuole riaprire una nuova stagione di procedure per l’istituzione e l’ampliamento di Parchi Nazionali ed Aree Marine protette per raggiungere l’obiettivo 30X30 di UE ed Onu, che prevede la protezione di almeno il 30% delle superficie terrestre e della superficie marina entro il 2030, di cui il 10% con aree a protezione integrale, come espresso nella Strategia Europea per la biodiversità al 2030 ripresa nella Strategia Italiana per la Biodiversità. La legge sui Parchi afferma che: “il Ministro dell’ambiente, d’intesa con il Ministro del tesoro, istituisce le aree protette marine”", aggiunge Legambiente
"Dato che, a differenza di Capri, i nostri comuni non sembrano disposti a collaborare, in un Paese normale che ha sottoscritto accordi europei e internazionali impegnandosi ad attuarli nei tempi previsti, dovrebbe essere il ministero dell’Ambiente a istituire l’Area Marina Protetta dell’Arcipelago Toscano, concludendo i lavori e portando a termine quanto previsto dalla legge e dal DPR istitutivo del Parco del 1996. Magari sulla base di quanto proposto dal ministro dell’ambiente Altero Matteoli nell’aprile 2005. E’ già tutto pronto non resta che attuarlo come ha fatto Capri, superandoci e lasciandoci indietro di 10 anni", conclude Legambiente.
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