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Sport mercoledì 12 novembre 2025 ore 09:45
Elbaman Triathlon chiude i battenti

"Vent'anni di passione, ora è il momento di dire basta". Scotti e Giusti spiegano tutti i motivi e la mancanza di supporto dalle istituzioni
CAMPO NELL'ELBA — Dopo vent’anni di storia, l’Elbaman – evento di triathlon di livello mondiale – chiude i battenti. A raccontare il perché di questa decisione sono Marco Scotti, fondatore e proprietario del marchio, e Andrea Giusti, suo socio e amico di sempre, nonché anima elbana dell’organizzazione.
Dopo vent’anni di successi, arriva la parola “fine”.
"Non è stato affatto semplice. - spiega Marco Scotti - Ci abbiamo pensato a lungo, per mesi. Elbaman è stato parte della nostra vita quotidiana per due decenni: un lavoro incessante, nato dal nulla e costruito solo grazie alla passione. Ma ogni ciclo, anche quello più bello, prima o poi si chiude".
"È vero, Elbaman è cresciuto anno dopo anno, spinto da entusiasmo, amicizia e voglia di fare qualcosa di unico. - prosegue Andrea Giusti - Però a un certo punto bisogna guardare la realtà e ammettere che non si può continuare a forza di sola passione, soprattutto se intorno manca la stessa convinzione".
Scotti spiega che "No, non c’entrano motivi personali e neppure economici. È ovvio che l’impegno richiesto sia enorme – io stesso avevo calcolato che in un anno dedico oltre mille ore di lavoro nel tempo libero – ma non è questo il punto. Né è un problema economico: il budget richiesto è elevato, ma lo abbiamo sempre sostenuto con impegno e con l’aiuto, va detto, del Comune di Campo nell’Elba, che ringraziamo sinceramente per il sostegno costante".
"I motivi veri sono altri: penso spesso a cosa è diventato Elbaman in vent’anni, penso alle migliaia di persone che hanno coronato il sogno di tagliare un traguardo ambito come il nostro, penso ad un triathlon così bello e ben fatto, da essere considerato una delle gare più difficili, ma belle al Mondo! - prosegue Giusti - Dal nulla, con una passione folle, abbiamo creato qualcosa di straordinario, per il nostro territorio. Purtroppo, nel tempo, non c’è stato quel cambio di marcia, che ci saremmo aspettati".
"Mi spiego meglio: - aggiunge Giusti - mentre da parte degli atleti abbiamo avuto una fidelizzazione incredibile dovuta al fatto che Elbaman, pur non essendo una gara “blasonata”, era a detta dei concorrenti, un evento di altissimo livello, costruita nei dettagli con il cuore. L’affetto e la riconoscenza da parte delle istituzioni invece, purtroppo, anno dopo anno, non si è concretizzata. Al di là del fondamentale supporto del Comune di Campo nell’Elba, non è stato possibile avere una convenzione che ci permettesse di fare una programmazione pluriennale. Dopo vent’anni ci sentiamo più ospiti (spesso scomodi) che parte di una comunità che dovrebbe invece riconoscere l’importanza di un evento come questo, che porta in un periodo di bassa stagione migliaia di persone. Per non parlare di tutti gli atleti che vengono ad allenarsi o che allungano il soggiorno in occasione della gara anche per più settimane".
"In generale all’Elba manca totalmente coordinamento e promozione degli eventi, perlomeno sportivi. - dichiara Scotti - Nelle rarissime occasioni in cui siamo stati contattati dai vari enti, le tempistiche erano errate e l’organizzazione raffazzonata. Faccio anche un esempio concreto di altra natura: ogni anno dobbiamo portare sull’isola oltre 120 persone volontarie da fuori per montare, smontare e tenere in piedi la gara sotto ogni aspetto. Nonostante i 20 anni di presenza, trovare volontari locali è quasi impossibile. Spesso ci si sente dire “vediamo, chiamami qualche giorno prima”. Ma un evento mondiale non si organizza in tre giorni… Sono fortemente convinto che manchi, ad ogni livello, assoluta consapevolezza di cosa voglia dire voler offrire un evento di livello internazionale ad un pubblico sempre più consapevole ed esigente. Ovvero: cosa serve, cosa si deve fare, come lo si deve fare ed in quali tempistiche".
"Ad esempio anche le autorizzazioni: - prosegue Giusti - decine di PEC inviate ogni anno, spesso alle stesse istituzioni, e a pochi giorni dalla gara qualcuno risponde “cosa ci sarebbe da fare? non avevamo letto tutto”. Oppure c’è chi, dopo vent’anni, ancora chiede “ma la vostra gara passa nel nostro comune? Chiudete le strade? Che noia!”. È sconfortante, dobbiamo ogni anno ripartire da zero, come se non avessimo mai fatto nulla ed ogni input deve sempre partire da noi, altrimenti non si muove nessuno con l’idea che: “c’è Elbaman a settembre, quali attività vanno inserite e fatte partire?”. Dopo tanto tempo, queste situazioni ti fanno capire che l’evento non è percepito come valore per l’Elba, ma come un fastidio. Per me, da elbano, certi atteggiamenti sono umilianti. E in venti edizioni, le umiliazioni sono state tantissime".
"Porto un ultimo esempio. - aggiunge Scotti - Ogni anno, non appena viene fissata la data, invio una capillare informativa sulle novità a tutto il territorio: come i comuni od i svariati enti che governano e guidano il territorio. Non ho mai ricevuto alcun riscontro da nessuno, neppure un “ok ricevuto”. Poi pero’ accade spesso che si rilascino autorizzazioni di varia natura come altri eventi, blocchi, restrizioni che vanno ad impattare negativamente su Elbaman e nessuno se ne preoccupa. Anzi, in caso di disservizi ai quali non abbiamo alcuna possibilità di porre rimedio, accade che ci venga puntato il dito contro come fosse colpa nostra".
"Esatto. - prosegue Scotti - Solo l’edizione 2025 avrebbe generato circa 3.500 pernottamenti e un indotto diretto nella settimana di gara superiore ai 300mila euro. Quest’anno abbiamo speso oltre 110mila euro sul territorio, cercando di acquistare tutto il possibile in loco. E poi c’è la promozione: migliaia di post, foto, articoli che portano l’immagine dell’Elba nel mondo. Ma a quanto pare, tutto questo “non serve”".
"È triste dirlo, - aggiunge Giusti - ma la sensazione è che per molti l’evento sia un disturbo. C’è chi dice “dopo tre mesi di turismo estivo, abbiamo bisogno di tranquillità” oppure che si dice infastidito da qualche chiusura o limitazione sulle strade. Noi invece credevamo che Elbaman potesse essere un’occasione di orgoglio, di bellezza condivisa, non un intralcio. L’impulso alla destagionalizzazione del turismo è chiaro e lampante, ma questo concetto viene ad altri livelli solo usato per riempirsi la bocca e raccogliere preferenze, non per fare qualcosa di concreto. Localmente, solo alcune persone incredibili ed i nostri fantastici “Elbaman supporter” non ci hanno mai abbandonato e per questo saremo loro grati per sempre".
Scotti poi parla della situazione delle strade spiegando che "Le strade sono in molte parti in condizioni non accettabili, non solo per Elbaman, ma per la quotidianità. Non possiamo più garantire la sicurezza degli atleti. In vent’anni non c’è mai stato un intervento su tratti fondamentali di strade provinciali, come la bretella tra Colle Palombaia e Sant’Ilario, tanto che quest’anno abbiamo dovuto modificarne il percorso. E spesso i cantieri si aprono pochi giorni prima della gara, senza alcun preavviso, senza alcuna attenzione all’imminente evento. Un anno, ci siamo trovati, senza alcun preavviso e a pochi giorni dalla gara, con un semaforo attivo, per 80 metri di cantiere, e la minaccia (o la ripicca) di sospendere la gara se un concorrente fosse passato con il rosso! Tutto questo è inaccettabile e rende impossibile proseguire in sicurezza e serenità".
Giusti spiega inoltre che "Dopo aver dichiarato pubblicamente, davanti a centinaia di persone durante le premiazioni, che il futuro dell’evento era in dubbio, nessuno ci ha contattato. Né un’istituzione, né un ente, né un rappresentante del territorio. È stato il segnale definitivo che dovevamo fermarci".
Scotti spiega la sensazione dopo tutto questo e lo stato d'animo e spiega di sentirsi "In pace, ma con tanta malinconia. Elbaman è stata un’esperienza incredibile, irripetibile. Abbiamo raggiunto il massimo possibile partendo da zero e con una ventesima edizione memorabile: meteo perfetto, iscrizioni chiuse in largo anticipo, organizzazione impeccabile. È un bel modo per chiudere un capitolo straordinario. Il coronamento di vent’anni di impegno e amore per questo sport e per l’isola".
"Per me, da elbano, - aggiunge Giusti - è un fallimento del mio territorio, perdere un Evento come Elbaman, significa perdere l’ennesimo treno. L’Elba, con le sue caratteristiche uniche, avrebbe tutte le carte in regola per posizionarsi come capitale dell’outdoor nel Mediterraneo. Ma di questo, i nostri 7 comuni e la loro gestione associata del turismo, non ne sono minimamente convinti. Rimarranno i ricordi, le persone, le emozioni. Tutto ciò che abbiamo costruito con passione e amicizia resterà nei cuori di chi l’ha vissuto".
"Un grazie immenso a chi, come noi, ci ha sempre creduto e, ognuno secondo le sue possibilità, ci ha dato una mano. Non nomino nessuno, ma i rapporti personali e di amicizia costruiti in questi anni sono così solidi che queste persone sanno che sto pensando a loro. Senza di loro, niente di tutto questo sarebbe stato possibile", conclude Scotti.
"Esatto. Elbaman è stato un sogno condiviso, un grande abbraccio sportivo e umano. Sono fiero dell’accoglienza che i miei compaesani, con bandierine, adesivi e sorrisi, hanno riservato ai nostri Ospiti. Elbaman rimarrà sempre il Triathlon con il cuore", aggiunge Giusti.
Con queste parole si chiude una delle pagine più significative dello sport sull’isola. Elbaman lascia un’eredità fatta di emozioni, ricordi e un insegnamento: anche i sogni più grandi, se coltivati con passione e impegno, possono diventare realtà, spiegano dall'organizzazione.
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