Ruggero Barbetti, già sindaco e vicesindaco di Capoliveri, interviene per fare chiarezza sulle vicende giudiziarie in corso sul territorio
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Politica sabato 03 agosto 2013 ore 09:25
Berlusconi condannato, anche l'Elba segue la vicenda e si interroga. L'intervista al senatore Altero Matteoli
ISOLA D'ELBA - Ha scatenato la reazione del mondo politico e dell’opinione pubblica la sentenza della Cassazione che ha portato alla condanna a 4 anni di reclusione dell’onorevole Silvio Berlusconi nell’ambito del processo Mediaset. E mentre i sostenitori del Pdl scendono in piazza per protestare contro questa decisione dei giudici, e si attendono i risvolti politici della vicenda, Quielba ha chiesto il parere sul caso Berlusconi, al senatore del Pdl Altero Matteoli, in questi giorni all’Isola d’Elba.
La sentenza sul caso Mediaset fa discutere e fra chi esulta e chi invece condanna la decisione adottata dalla Cassazione qual è il suo parere di politico, senatore della Repubblica ed esponente del Pdl?
Le sentenze definitive si rispettano non c’è dubbio, ma avendo letto le motivazioni dell’appello resto sconcertato di come si sia potuti arrivare ad una condanna. Rispetto alle singole vicende si può discutere, certo, ma mi sento di aprire una riflessione: o Silvio Berlusconi è l’uomo più sfortunato del mondo o dal 1994 ad oggi nella sua vita è successo qualche cosa. Dobbiamo ricordare due aspetti fondamentali. Silvio Berlusconi imprenditore, fino al 1994, hanno della sua scesa in campo, non aveva subito nessun processo, né ricevuto alcun avviso di garanzia. Dal 1994 ad oggi, ovvero da quando ha deciso di dedicarsi alla politica, è stato sottoposto a ben 28 processi. E’ un dato che deve far riflettere e deve far riflettere seriamente anche il più acerrimo nemico di Berlusconi. Per altro Berlusconi ha deciso di darsi alla politica in un momento in cui l’Italia stava affrontando una fase complessa, il partito socialista era sbriciolato, della Dc rimaneva ben poco, estava invece solido il gruppo dei partiti della sinistra. Berlusconi ha rotto un sistema, ha cambiato con la sua decisione il percorso politico del paese. Questo ha inevitabilmente scatenato delle reazioni.
Lei crede quindi che la giustizia sia in qualche modo stata strumentalizzata dalla politica?
Credo che per come è strutturato il nostro sistema giudiziario questo sia possibile. E poi voglio rammentare un episodio. Era il 1994 quando Silvio Berlusconi presiedeva il G7 nella città di Napoli insieme agli esponenti delle sette potenze del mondo. Fu recapitato a Berlusconi, proprio in quei giorni, sotto gli occhi della stampa mondiale, un avviso di garanzia. La mia domanda è Non era forse il caso, nell’interesse generale del Pese aspettare? A chiunque viene il dubbio che un po’ di accanimento ci possa essere stato.
Lei crede che si debba intervenire con una riforma della Giustizia in Italia?
Sicuramente la riforma è attesa ed è indispensabile. Vorrei però puntualizzare che abbiamo in Italia degli ottimi magistrati. Persone dotate di grande competenza, serietà ed onestà, che amano il proprio lavoro che svolgono nell’interesse collettivo e per amore di giustizia. E sono la stragrande maggioranza degli appartenenti alla categoria. C’è poi una piccola frangia di essi che non hanno questi requisiti e che si fanno influenzare da elementi esterni, estranei alla Giustizia. Credo anche per questo che il vaglio che dovrebbe essere posto al momento dell’ingresso dei nuovi giudici in magistratura, dovrebbe andare oltre la sola formazione personale, ma come accade anche in altri settori del lavoro, sarebbe necessario anche un esame sulla idoneità psicologica del singolo soggetto. Non dimentichiamo l’importanza del ruolo che un magistrata è chiamato a ricoprire, dovendo decidere ogni giorno, di fatto, sulla vita dei cittadini.
La sentenza sul caso Mediaset fa discutere e fra chi esulta e chi invece condanna la decisione adottata dalla Cassazione qual è il suo parere di politico, senatore della Repubblica ed esponente del Pdl?
Le sentenze definitive si rispettano non c’è dubbio, ma avendo letto le motivazioni dell’appello resto sconcertato di come si sia potuti arrivare ad una condanna. Rispetto alle singole vicende si può discutere, certo, ma mi sento di aprire una riflessione: o Silvio Berlusconi è l’uomo più sfortunato del mondo o dal 1994 ad oggi nella sua vita è successo qualche cosa. Dobbiamo ricordare due aspetti fondamentali. Silvio Berlusconi imprenditore, fino al 1994, hanno della sua scesa in campo, non aveva subito nessun processo, né ricevuto alcun avviso di garanzia. Dal 1994 ad oggi, ovvero da quando ha deciso di dedicarsi alla politica, è stato sottoposto a ben 28 processi. E’ un dato che deve far riflettere e deve far riflettere seriamente anche il più acerrimo nemico di Berlusconi. Per altro Berlusconi ha deciso di darsi alla politica in un momento in cui l’Italia stava affrontando una fase complessa, il partito socialista era sbriciolato, della Dc rimaneva ben poco, estava invece solido il gruppo dei partiti della sinistra. Berlusconi ha rotto un sistema, ha cambiato con la sua decisione il percorso politico del paese. Questo ha inevitabilmente scatenato delle reazioni.
Lei crede quindi che la giustizia sia in qualche modo stata strumentalizzata dalla politica?
Credo che per come è strutturato il nostro sistema giudiziario questo sia possibile. E poi voglio rammentare un episodio. Era il 1994 quando Silvio Berlusconi presiedeva il G7 nella città di Napoli insieme agli esponenti delle sette potenze del mondo. Fu recapitato a Berlusconi, proprio in quei giorni, sotto gli occhi della stampa mondiale, un avviso di garanzia. La mia domanda è Non era forse il caso, nell’interesse generale del Pese aspettare? A chiunque viene il dubbio che un po’ di accanimento ci possa essere stato.
Lei crede che si debba intervenire con una riforma della Giustizia in Italia?
Sicuramente la riforma è attesa ed è indispensabile. Vorrei però puntualizzare che abbiamo in Italia degli ottimi magistrati. Persone dotate di grande competenza, serietà ed onestà, che amano il proprio lavoro che svolgono nell’interesse collettivo e per amore di giustizia. E sono la stragrande maggioranza degli appartenenti alla categoria. C’è poi una piccola frangia di essi che non hanno questi requisiti e che si fanno influenzare da elementi esterni, estranei alla Giustizia. Credo anche per questo che il vaglio che dovrebbe essere posto al momento dell’ingresso dei nuovi giudici in magistratura, dovrebbe andare oltre la sola formazione personale, ma come accade anche in altri settori del lavoro, sarebbe necessario anche un esame sulla idoneità psicologica del singolo soggetto. Non dimentichiamo l’importanza del ruolo che un magistrata è chiamato a ricoprire, dovendo decidere ogni giorno, di fatto, sulla vita dei cittadini.
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