I devoti indù sfidano l'inquinamento del fiume Yamuna e fanno il bagno nella schiuma tossica che galleggia sull'acqua
Attualità mercoledì 28 luglio 2021 ore 12:36
Allarme per i dischetti di plastica in mare
Legambiente chiede che venga fatta chiarezza sulla provenienza dei piccoli dischetti fonte di inquinamento e rischio per le tartarughe marine
TOSCANA — I misteriosi dischetti di plastica continuano a spiaggiarsi sulle coste di Isola d’Elba, Toscana, Sardegna, Liguria, Corsica e nord del Lazio.
"Cosa sono i dischetti che da mesi arrivano sulle coste del nord Tirreno?", chiede Legambiente Arcipelago toscano che lancia l'allarme per i rischio che questi dischetti provocano.
"All’Isola d’Elba, soprattutto quando soffiano venti dal quadrante nord, - spiegano dall'associazione ambientalista - continuano a spiaggiarsi a centinaia i dischetti di plastica segnalati fin da aprile da Legambiente Arcipelago Toscano. Nei giorni scorsi a Procchio, la spiaggia del Comune di Marciana più colpita dal fenomeno, ne sono stati raccolti a centinaia, ma turisti e elbani li segnalano un po’ in tutte le spiagge dell’Isola. Fiorella Di Maio ha segnalato un cospicuo ritrovamento a Baratti e ha subito ricevuto altre numerose segnalazioni su Facebook".
"Altre segnalazioni arrivano da diverse località della costa pisana e livornese, da Viareggio e della Liguria. - proseguono da Legambiente -Dopo il loro primo ritrovamento all’Elba, i dischetti sono stati ritrovati recentemente a anche a Bastia, in Corsica e lungo la costa di Orosei e in altre località della Sardegna. Ma a quanto pare i dischetti sono arrivati anche più a sud, come a Marina di Pescia Romana, in provincia di Viterbo, al confine con la Toscana. Qualche dischetto nei giorni scorsi è stato segnalato perfino in Sicilia".
"Si tratta di un inquinamento che sembra non avere fine - aggiungono da Legambiente - e che si sta ampliando da un’area che sembra coincidere con quella del cosiddetto vortice di microplastica presente a nord dell’Elba e tra l’Isola di Capraia e la Corsica".
Legambiente sottolinea che si tratta di dischetti poco più grandi di un pollice e, "come scrivevamo quasi 4 mesi fa, "dischetti di questa tipologia si trovano in vendita anche su internet, spesso prodotti da industrie cinesi, e servono alla depurazione delle acque", ma anche per la pulizia dei serbatoi delle navi".
Legambiente chiede quindi "che venga individuata la fonte di questo inquinamento – molto pericoloso per la fauna marina – che somiglia molto a quello provocato nel 2018 dal cedimento strutturale di un depuratore sul Sele, in Campania, anche se i dischetti che vengono trovati attualmente nel Tirreno settentrionale sono più piccoli e le loro dimensioni ridotte rendono ancora più difficile recuperarli e che possono essere più facilmente ingeriti da tartarughe marine e altre creature del mare".
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