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Attualità lunedì 27 marzo 2017 ore 10:20

​1.500 metri di reti rimosse dal mare di Giannutri

Il 25 marzo è stata la giornata conclusiva di una settimana di lavoro nelle acque di Giannutri per la rimozione di reti da pesca abbandonate



GIANNUTRI — L’iniziativa, nata dai diving di Monte Argentario, ha trovato subito accoglienza istituzionale da parte del Parco nazionale Arcipelago Toscano e Comune di Isola del Giglio, Capitaneria di Porto e Guardia di Finanza. 

Grazie poi al supporto dei mezzi nautici delle società Micoperi e C.N. Talamone è stato possibile trasportare le reti rimosse ed avviarle direttamente a smaltimento. 

Le reti sono state preparate dai subacquei argentarini durante la settimana ed issate a bordo della motobarca Luigi di Porto Ercole che si è resa disponibile all’operazione. Dal peschereccio, le reti sono state poi caricate a bordo del rimorchiatore Sarom 8 della Micoperi e della motonave Immacolata Madre della CN Talamone. 

Durante tutta la settimana le motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza hanno svolto un importante lavoro di controllo della sicurezza degli uomini e dei mezzi impiegati nelle operazioni mentre nella giornata del 25 marzo si è poi giunti al culmine dell’iniziativa con la contemporanea presenza di tutti i mezzi e di tutti i subacquei. 

L’operazione si è anche arricchita della presenza e dell’assistenza del trimarano Brigitte Bardot di Seashepherd, noto per le sue campagne a favore dell’ambiente in tutto il mondo. 

Circa 1.500 metri di reti abbandonate sono state prelevate dai fondali dell’isola, eliminando non solo un rifiuto, ma una vera e propria trappola sempre attiva, reti peraltro presenti anche all’interno delle acque del parco nazionale. Nonostante l’enorme lavoro svolto, rimangono ancora altre reti da prelevare, che sono state comunque segnalate e che verranno rimosse alla prossima iniziativa. 

L’idea infatti è quella di censire le reti ed altri eventuali rifiuti e man mano procedere alla loro sistematica rimozione. A breve verranno anche istallate le boe per i diving, per tanto è naturale pensare ad una crescente collaborazione tra chi vive e lavora nel mare, con chi poi quel mare lo deve proteggere per compito istituzionale.

"Anche la tematica dei controlli - commenta Stefano Feri, consigliere del Parco - su un arcipelago così vasto, che si estende dalla Gorgona fino a Giannutri, passando per Capraia, Elba, Montecristo e Giglio, deve trovare soluzione nella più ampia collaborazione tra le varie forze di polizia e l’utilizzo, al meglio, delle nuove tecnologie. 

Parallelamente vanno sostenute tutte le attività compatibili con le risorse ambientali, in questo modo può consolidarsi sia la protezione ambientale che quella professionale ed economica. 

La presenza di reti all’interno e nei dintorni delle acque protette sta a significare almeno due cose: la prima è la necessità di intensificare i controlli e le sanzioni verso i pescatori di frodo, che pescano a discapito di tutti i pescatori corretti, praticando una sorta di concorrenza sleale e la seconda è che, evidentemente, il mare protetto funge molto bene da zona di ripopolamento ittico". 

"Voglio ringraziare - conclude Feri - tutti quei soggetti senza cui ciò non sarebbe stato possibile: la Capitaneria di Porto che si è particolarmente adoperata alla organizzazione delle operazioni con un ringraziamento particolare al Comandante Berardi che ha messo a disposizione fin da subito i propri uomini e mezzi, il 1° Maresciallo Francesco Amendola, comandante dell’Ufficio Locale Marittimo di Porto Ercole che ha gestito con grande esperienza le operazioni a mare.

La Guardia di Finanza che ha vigilato con la propria motovedetta ed ha assistito tutte le operazioni, iniziando ad esercitare anche il nuovo ruolo istituzionalmente assegnatole, di vigilanza dei parchi marini, il Comune di isola del Giglio, che ha approvato ed assistito direttamente alle operazioni con il consigliere Matteo Coppa, la società Micoperi e la società C.N. Talamone che hanno messo a disposizione navi ed equipaggi per la gestione dei rifiuti rimossi dai fondali, i diving di Porto S. Stefano e Porto Ercole promotori dell’iniziativa, che hanno impiegato i loro più esperti subacquei per la preparazione alla rimozione delle reti, i volontari della motobarca Luigi di Porto Ercole che hanno lavorato instancabilmente tutto il giorno per issare a bordo le reti e tutte le altre persone che a diverso titolo si sono adoperati alla buona riuscita dell’iniziativa". 


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