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Attualità domenica 15 luglio 2018 ore 07:20

Il valore culturale degli archivi storici dell'Elba

Il logo della gestione Associata Archivi Storici Elba

“Dare voce agli archivi storici”, la rivoluzione culturale di Gloria Peria, direttrice degli Archivi storici dei comuni dell'isola d'Elba



. — In una società che tende a immagazzinare velocemente e, spesso senza controllo, dati sulle persone e sulle loro abitudini, passioni e attività, prevalentemente a fini commerciali, soprattutto grazie all'uso dei social network, parlare con chi si occupa da anni di recuperare, studiare e valorizzare archivi storici può aprire prospettive diverse. Per questo motivo abbiamo chiesto a Gloria Peria, direttrice della Gestione associata degli archivi storici dei comuni dell'isola d'Elba di raccontarci la sua esperienza.

“Gli Archivi storici comunali- ci ha spiegato Gloria Peria- oltre a contenere l’attività delle amministrazioni che si sono succedute nel corso del tempo, conservano tracce di generazioni di persone che rimarranno senza nome e senza storia, se questi documenti non verranno studiati e conservati decorosamente”.

La Gestione associata degli archivi dell'Isola d'Elba ha 12 anni ma la sua struttura è ancora precaria, in quanto legata a rinnovi periodici da parte delle amministrazioni comunali. Tutto questo, nonostante gli apprezzamenti della Soprintendenza archivistica della Toscana, che negli incontri con le altre istituzioni cita la Gestione associata degli archivi storici elbani come un esempio virtuoso. Inizialmente fu istituita avendo come capofila il Comune di Portoferraio ma in seguito è passata sotto il coordinamento del Comune di Campo nell'Elba.

Molti studiosi consultano quotidianamente gli archivi storici dei comuni elbani. Fra questi ci sono anche molti giovani, che si accostano a questo patrimonio culturale per preparare le loro tesi in varie discipline. A questo si devono aggiungere i progetti in collaborazione con le scuole, mostre e pubblicazioni, oltre alla consulenza fornita per la realizzazione di eventi culturali, come avvenuto, per esempio, durante il Bicentenario napoleonico all'Elba nel 2014. Il progetto è infatti nato con un' ambizione “rivoluzionaria”, come ha precisato la stessa direttrice.

“Il lavoro che impostai nel 2006, - ha proseguito la direttrice - anno in cui ho iniziato a forgiare, letteralmente, la gestione associata degli archivi storici dell’isola d’Elba, ha l’ambizione di essere “rivoluzionario”, in quanto ha cambiato l’opinione che le istituzioni locali avevano sui propri archivi storici e sta cambiando il modo di percepire la cultura, anche se i risultati ottenuti finora sono incoraggianti ma non definitivi. Negli archivi non c’è niente di definitivo, neanche quando sembra. Continuo tenacemente ad adoperarmi perché la mia ambizione rivoluzionaria sia recepita da chiunque, di buona volontà, abbia a che fare con me”.

Si tratta di un lavoro non comune, frutto di una passione nata durante la preparazione della sua tesi di Laurea sui Consolati di mare, studiando le carte dell'Archivio storico comunale di Portoferraio.

“Affascinanti documenti cinquecenteschi, - ha precisato - esempi d’ordinamento giuridico marittimo, con resoconti di viaggi, resi avventurosi da tutta una serie di pericoli: dalle tempeste, alle secche affioranti, agli assalti dei corsari. Mentre, con grande difficoltà decifravo arcaiche e distorte grafie e inventavo schemi per riportare i dati che estraevo dalla lettura, rimuginavano nella mia mente, incise per sempre, le parole di mia madre che mi ricordavano l’incontro quotidiano di mio padre con le grandi onde dell’oceano, con gli uragani dei Tropici e con la furia del mare sulle coste della Terra del Fuoco”.

Quindi studio, passione e ricordi personali si sono intrecciati con l'immaginazione attraverso la lettura di documenti che spesso, visti dall'esterno, ai non addetti ai lavori appaiono come carte incomprensibili. Da qui è derivata non solo la scelta di un lavoro ma anche un atto di responsabilità per cercare di dare voce agli archivi o, più semplicemente, per creare le condizioni per “far parlare gli archivi” a coloro che vogliano “ascoltarli”.

“Leggere quelle testimonianze – ci ha spiegato la direttrice- è stato come vedere tutti i miei antenati marinai lottare contro gli elementi della natura, è stato come incontrare una folla di persone rimaste cristallizzate in un letargo durato centinaia di anni. Ho immediatamente avvertito che tutte quelle vite non meritavano di rimanere nell’oblio, se non altro per l’immane fatica che avevano fatto a sopravvivere nelle condizioni proibitive che la loro epoca e la loro condizione imponeva. Questo sentimento mi ha dato l’impulso per continuare a lavorare in questo settore tanto bello quanto difficile. Tutto ciò è legato alla profonda convinzione che la storia consista nella memoria dell’operato delle persone di ogni estrazione e funzione sociale che, con il loro apporto personale, contribuiscono alla più generale evoluzione umana”.

Valentina Caffieri
© Riproduzione riservata


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