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Le celle a fuoco e le grida dei detenuti: la protesta nel carcere di Guayaquil

Spettacoli martedì 01 ottobre 2013 ore 13:40

Teatro in carcere, tanti consensi per la manifestazione



PORTO AZZURRO - C’è stata grande partecipazione di pubblico, oltre 180 presenze, alla rappresentazione teatrale che si è svolta lo scorso 23 Settembre, nel Carcere di Porto Azzurro. Una manifestazione che si ripete da oltre vent’anni, alternando testi classici e moderni, preparati nel laboratorio teatrale “Il Carro di Tespi” ospitato nel penitenziario elbano e inserito nel progetto regionale “Teatro e Carcere”. “Le donne dei vinti”, libero adattamento delle “Troiane” di Euripide, ha coinvolto una trentina di detenuti come attori e altri dieci come musicisti. Il tema è quello della sofferenza per la condizione in cui, per vicende varie, si trovano a vivere in un penitenziario. Da qui nasce la riflessione sul dolore delle donne (madri, sorelle, figlie, spose, compagne…), che vivono la lontananza dai loro cari. Un dolore delle donne che viene da lontano e continua oggi, e che rivela la comune origine: la violenza che nasce dalle guerre. Come ha detto la regista Manola Scali, “si tratta di un originale ringraziamento dei reclusi alle componenti femminili della loro vita”. La scelta del testo è nata in collaborazione con la sezione liceale interna al carcere, frequentata da gran parte degli attori, con il gruppo degli Adulti in Educazione Permanente e il Teatro Goldoni, entrambi della città di Livorno. Il laboratorio ha poi lavorato su alcune parole-chiave: il silenzio, il mare, l’attesa. “Il valore dell’esperienza teatrale in carcere – ha rimarcato Bruno Pistocchi, collaboratore nella regia – è di aprire una finestra oltre le sbarre, per vedere fuori e per favorire l’ingresso della comunità esterna”. All’iniziativa hanno partecipato gli studenti dell’ultimo anno del liceo di Portoferraio, accompagnati dai propri insegnanti. Tutti hanno sottolineato l’importanza di iniziative come queste per favorire la conoscenza di un ambiente sconosciuto perché separato, il carcere appunto. Apprezzamento anche per l’impegno mostrato dagli attori nello svolgere la propria parte all’interno di un lavoro collettivo. “Alcuni passaggi dello spettacolo – ha aggiunto una studentessa – hanno fatto cogliere la voglia di riscatto da un passato negativo per un futuro più umano e ricco di affetti e opportunità”. Il laboratorio continuerà in questo anno d’intesa con la scuola interna e probabilmente si concentrerà sul tema del verismo.
“Dialogo”, associazione volontariato carcerario elbano

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