Attualità lunedì 10 novembre 2014 ore 14:54
Rossi risponde a Pellegrini sulla sanità
Il presidente pro tempore del consiglio comunale Luciano Rossi ribadisce la volontà dell'amministrazione portoferraiese di lottare per l'ospedale
PORTOFERRAIO — Luciano Rossi, consigliere comunale con delega alla sanità e, si pensa, futuro presidente del consiglio comunale, non parla spesso. Ma quando lo fa, come in questo caso, non risparmia critiche e affondi dialettici. Risponde al capogruppo di minoranza, il Rossi, e lo fa difendendo le scelte dell'amministrazione nella battaglia che si profila all'orizzonte contro la Regione e il suo piano sanitario.
"Mi sono sempre astenuto dal rispondere ai vari articoli che ormai con troppo facilità vengono quotidianamente presentati sulla stampa locale ed online, e di rispondere alle battute e battutine che hanno sempre origine più da simpatie politiche e/o personali piuttosto che da una vera presa di coscienza e conoscenza del problema in oggetto; ma di fronte alle ultime esternazioni del capogruppo Cosetta Pellegrini che definiscono delirante il sindaco di Portoferraio, credo che sia necessario fare alcune considerazioni, non per difendere Mario Ferrari, cosa che sa fare benissimo di persona, ma perché il suo “delirio” è riferito al tema sanità, e qui si toccano le corde della mia sensibilità.
La Capogruppo del PD si ostina a difendere i patti territoriali che i sindaci elbani, capeggiati dal dr. Peria, furono, per loro stessa ammissione, costretti a firmare; un accordo che ebbe per oggetto una serie di prestazioni che furono imposte e costretti ad accettare. Due giorni fa durante la Conferenza dei Sindaci, uno dei firmatari di quei patti ha riferito che allora, di fronte allo smantellamento ed alla programmata scomparsa del nostro presidio sanitario, quella era l’unica cosa da fare perché “erano meglio del nulla”.
Credo che sia innegabile perché sotto gli occhi di tutti, almeno che qualcuno ostinatamente si rifiuti di vedere, come in quegli anni il direttore Generale, dr.ssa Calamai, abbia messo in atto una sistematica e progressiva distruzione della sanità elbana e non certo per una iniziativa sua personale.
Lei, signora Pellegrini si ostina, invece di aprirsi ad un confronto sulle nuove necessità sanitarie del nostro territorio, a difendere quel nulla, a difendere quello che alcuni rappresentanti dei comitati sanità elbani allora ed oggi, almeno quelli rimasti indipendenti dalle influenze politiche, definirono “una scatola pressoché vuota”, accordi nei quali
1) non si programma alcuna attività specialistica sul nostro territorio;
2) il problema dell’emergenza urgenza ospedaliera è risolto con un medico in Pronto Soccorso per nove mesi all’anno e per di più negli indecorosi locali che tutti conoscono;
3) Il problema dell’emergenza urgenza territoriale affrontato e risolto con la guardia medica a Rio Marina e Campo e con il grottesco ed incivile rendez vous tra ambulanze;
4) Il servizio ortopedico assicurato da un solo ortopedico presente nelle 12 ore diurne.
Potrei continuare con le migliorie allora programmate, ma lei le conosce benissimo e sa come me che sono solo banali riempitivi di un crono programma scritto su un foglio A4 che niente aggiungono alla qualità della salute dei cittadini elbani, vedi accesso diretto ai punti prelievo o il progetto pilota per le prenotazioni per prestazioni sanitarie che poi gli elbani devono cercare fuori Elba.
Eppure lei stessa parla nel suo articolo di “difficili e a volte drammatici momenti del 2012”, ma vale la pena di ricordarle che quei momenti furono il risultato della politica sanitaria del Partito Democratico che governava, e governa ancora, la regione Toscana, quel Partito Democratico che ancora oggi lei rappresenta e difende nelle scelte catastrofiche, e spesso anche nelle “non scelte”, non solo in tema di sanità, ma anche economiche, turistiche e portuali di Portoferraio.
Lei ci invita a leggere quel Piano socio-sanitario approvato che “ indica nei Patti Territoriali lo strumento attraverso il quale individuare, le necessità di salute ed assistenza di un territorio ed i servizi che rispondono a queste necessità”; ebbene io quel piano potrei citarlo a mente, parola per parola, ma di quel piano, che porteremo al momento opportuno alla valutazione dei cittadini in contrapposizione alle nostre proposte.
Voglio solo riportare un passaggio, non certo per lei che lo conosce benissimo, ma per chi legge: “si ritiene pertanto necessario, in stretto rapporto con le comunità locali, produrre atti specifici che garantiscano: l’assistenza ospedaliera da uno specifico livello di complessità ed integrazione delle tipologie previste al paragrafo 2.3.3.1, classificando l’ospedale di Portoferraio come ospedale di prossimità. I servizi erogati dovranno, altresì, rispettare l’accordo già sottoscritto tra Regione Toscana e Conferenza dei Sindaci dell’Isola d’Elba in materia di sanità del 12/11/2011.” .
Ecco cosa Lei si ostina a difendere, ecco la sanità che lei si ostina a pretendere per i cittadini elbani: un ospedale di prossimità, quindi per definizione poco più di un mega ambulatorio, nel quale siano erogate le prestazione programmate nell’accordo del 2011, cioè quel “qualcosa meglio di nulla”, quella scatola vuota che da anni vede i cittadini elbani costretti alla fuga verso altre strutture ospedaliere e con un servizio emergenza urgenza che non garantisce affatto la sicurezza dei pazienti. Per definire questa sua posizione noi non usiamo l’aggettivo “delirante” perchè ci pare irrispettoso, ai limiti dell’educazione e deviante per un civile confronto su un tema così importante, e, per non divenire maleducati, lasciamo alla fantasia dei cittadini la ricerca di una corretta espressione che possa ben inquadrarla.
Concludendo, noi, di Viviamo Portoferraio, non ci stiamo e non possiamo dire, come lei ha detto al sottoscritto quando è venuto a chiedere la collaborazione per progettare e condividere una sanità diversa “A me questo programma piace”; a noi questo programma sanitario non piace e lo combatteremo con controproposte concrete e sostenibili che terranno conto che viviamo su un’isola e l’elisoccorso deve rappresentare un momento di urgenza vera, del diritto degli elbani a curarsi a casa propria, del diritto degli elbani ad un sistema emergenza-urgenza territoriale ed ospedaliero 24 ore al giorno e per 7 giorni la settimana, ma soprattutto efficiente ed efficace, ben diverso da quello attuale; e combatteremo questo programma anche nel tentativo di recuperare quell’incalcolabile danno d’immagine ed economico procurato alla nostra isola che vede tre milioni di ospiti ogni anno i quali potrebbero essere indotti alla ricerca di altri territori sanitariamente più attrezzati. Questo programma sanitario ha prodotto per la nostra isola un danno sociale ed economico enorme; Lei ed il Partito Democratico continuate pure a difenderlo, noi nel nostro delirio ci dissociamo".
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