Attualità venerdì 23 dicembre 2016 ore 10:25
Rubano anche i muretti a secco
Testimonianze raccolte da Legambiente raccontano di un mercato nero dei materiali edili: "No al mercato nero della nostra cultura contadina"
MARCIANA — Nella zona della Tezzia, nella piana sovrastata dalla chiesa romanica di San Lorenzo, al confine dei comuni di Marciana Marina e Marciana e del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano sta avvenendo qualcosa di molto particolare: qualcuno sta letteralmente rubando i muri a secco realizzati dagli agricoltori nelle decadi passate.
"Si tratta di strutture importanti anche come sistema di difesa idrogeologico - commenta Legambiente che ha raccolto la segnalazione - tanto più in un’area caratterizzata dalla presenza di antichi mulini e che ha un fortissimo valore storico-culturale".
"Inoltre il furto di muretti a secco ha un fortissimo impatto anche sulla biodiversità, visto che queste antiche strutture ospitano una delicata comunità animale, fatta di rettili, insetti, aracnidi e molluschi e che è frequentata da mammiferi e uccelli. Un danno che si aggiunge a quelli prodotti dai cinghiali, che almeno si limitano a demolire parti dei muretti e non rubano le pietre per portarle altrove e guadagnarci sopra".
I ladri di pietre non si limitano ai muretti a secco a quanto pare ma, nella stessa area, sono stati smantellati anche dei ruderi.
"Si tratta di furti destinati al settore edile e dei giardini - denunciano gli ambientalisti - e sono evidentemente commessi da chi non conosce la storia e la natura dell’Elba e non se ne cura. Un fenomeno che probabilmente non si limita solo alla Tezzia e del quale siamo venuti a conoscenza grazie alle segnalazioni di escursionisti e cittadini preoccupati.
Un furto insensato e da fermare subito, prima che il fenomeno si estenda e che vengano distrutte queste umili ma importantissima testimonianze della storia della fatica umana che ha modellato il territorio, l’agricoltura e l’ambiente dell’Isola d’Elba".
Legambiente chiede a chi è a conoscenza di episodi simili di denunciarli immediatamente e a chi si appronta a commissionare dei lavori a stare attento a che tipo di materiali vengono utilizzati, per non contribuire a foraggiare questo "mercato nero" della nostra storia e della nostra cultura contadina.
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