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Attualità giovedì 15 maggio 2025 ore 06:45

Pesca, "tutelare la filiera locale"

Foto di repertorio

Fedagripesca Toscana: “Tra vincoli e calo delle imbarcazioni è a rischio l’intero settore".



LIVORNO — “Le attività di pesca in Toscana sono fortemente sotto pressione: i vincoli sono sempre di più e le nostre imbarcazioni sono in forte calo. Questo vuol dire anche calo della pesca, e infatti oggi più del 70% del prodotto ittico che mangiamo arriva dall’estero. Il rischio concreto è che, insieme alle barche, sparisca anche la nostra identità marittima, con gravi ripercussioni sull’economia costiera e sul turismo legato alla cultura del mare”.

A dirlo è Andrea Bartoli, referente pesca per Fedagripesca Confcooperative Toscana, al convegno dedicato alla pesca professionale in Toscana che si è tenuto ieri alla Biennale del mare e dell’acqua a Livorno.


“Oggi operano circa 450 imbarcazioni – continua Bartoli – di cui solo poco più di un centinaio sono di dimensioni medio-grandi (tra i 12 e i 24 metri), impiegate nella pesca a strascico e nella circuizione. Il restante è costituito da piccole unità sotto i 10 metri, spesso a gestione familiare, legate a una tradizione antica e profondamente radicata nelle comunità costiere. Le nostre imbarcazioni hanno in media oltre 40 anni, e oggi mancano totalmente gli investimenti necessari per sostituirle”.


“La nostra è la piccola pesca – continua Bartoli – una pesca sostenibile, che rispetta il mare. La nostra attività non è impattante ma anzi contribuisce a pulire il mare, a tutelarlo e a togliere i residui di plastica. La pesca è anche cultura del pesce, è turismo, sono ricette da salvaguardare. Il pescato locale è più salutare, più fresco, a chilometro zero”.


“Con il primo bando del Fondo Europeo Attività Marittime, Pesca e Acquacoltura (FEAMPA) – dice Bartoli – che sostiene le imprese di pesca che decidono di cessare definitivamente l'attività, ci sarà una nuova ondata di demolizioni. A questo si aggiungono i numerosi vincoli alla pesca imposti nelle acque toscane: impianti di distribuzione energetica, condotte sottomarine, zone militari, aree portuali, parchi eolici offshore. In molte di queste zone l’unico obiettivo sembra essere quello di impedire la pesca, senza tenere conto delle ricadute socio-economiche. Noi non siamo contrari alla tutela della biodiversità o all’istituzione di nuove aree protette, purché siano strumenti di equilibrio, non barriere alla pesca”.


“Inoltre sono sempre più i pescherecci di altre regioni nelle acque toscane – conclude Bartoli – che pescano pesce di grande valore economico come il tonno rosso, il gambero rosso, il gambero viola e il pesce spada. A fronte di una pressione esterna crescente i vincoli continuano a ricadere solo sulla nostra flotta locale. Questo è inaccettabile. Serve un piano di gestione locale, che definisca regole e limiti in base alle caratteristiche specifiche del nostro mare, coinvolgendo direttamente pescatori, enti locali, biologi marini e istituzioni per conciliare la tutela dell’ambiente con la sopravvivenza della nostra pesca, delle nostre comunità e della nostra cultura marina”.


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