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Cronaca giovedì 21 luglio 2016 ore 09:00

Lo spot della sicurezza per fare cassa

L'espulsione di due famiglie rom dall'isola, con tanto di imbarco forzato sul traghetto, è l'ultima trovata pubblicitaria per attrarre turisti



PORTOFERRAIO — Senza scomodare Bertolt Brecht (Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano...) quello che è accaduto nei giorni scorsi all'Elba, ora che il polverone mediatico nazionale si è posato e le luci delle telecamere si sono spostate verso altri lidi, impone una riflessione.

I fatti: la mattina del 15 luglio le forze dell'ordine, Polizia Municipale e Carabinieri, eseguono un'ordinanza del sindaco di Portoferraio Mario Ferrari, ma anticipata alla stampa e sui social la sera prima dal collega Barbetti, prelevando e accompagnando all'imbarco due famiglie rom che si erano insediate a Portoferraio. Trenta elementi, la maggior parte minori, sono stati prelevati e imbarcati sul traghetto Moby delle 9.30 per essere, di fatto, spediti fuori dai confini isolani. 

Tutti i sindaci dell'isola si sono adeguati adottando la stessa ordinanza che prevedeva il divieto di accampamenti abusivi per ragioni igienico sanitarie in modo da non permettere che i rom in questione potessero sconfinare in altro comune.

Mettiamo subito un punto fermo: il provvedimento, avallato da decine di segnalazioni dei cittadini e da un parallelo lavoro di vigilanza sul territorio delle forze dell'ordine, è stato legittimo e evidentemente giustificato. Quell'insediamento era abusivo e quel gruppo di persone attuava comportamenti molesti per la comunità.

Detto dei fatti che risultano pacifici, l'aspetto sul quale si può discutere è la rappresentazione dei fatti. 

L'operazione, condotta a favor di telecamera, è stata prima oggetto di un comunicato stampa da parte dell'amministrazione portoferraiese e, dalle pagine locali è rimbalzata su quelle nazionali, facendo guadagnare all'Elba il primato di isola de-romizzata. Ogni dichiarazione di ogni sindaco al quale sia stato posto davanti un microfono aveva un denominatore comune, uno slogan: "Venite all'Elba perchè è sicura".

Slogan nemmeno troppo originale se vogliamo andare a vedere: sono anni che questo concetto viene ripetuto nella promozione istituzionale dell'isola. Questa volta si è voluto usare un provvedimento amministrativo che rientra nella norma (la stessa operazione è stata condotta due anni fa senza alcuna eco mediatica e anche quella del 15 luglio si è svolta in assoluta tranquillità sia da parte delle forze dell'ordine che dalle famiglie rom).

Un evento ordinario che si è voluto raccontare come straordinario. 

Il perchè è presto detto: il tema della sicurezza è, oggi, quello più sentito. Ci si giocano i destini di interi governi e non solo in Italia: in un'Europa debole che tira su i muri, in un'America che riscopre una questione razziale che pensava sepolta, l'Elba si adegua e imbarca, allontana, scaricando i problemi sul porto di Piombino nell'illusione che così facendo abbia in un colpo solo risolto i problemi dell'isola e, soprattutto, lucidato quell'immagine che proprio su quei mercati esteri deve essere venduta.

Puro pragmatismo: siamo a luglio e un titolo di giornale vale come cento cartelloni pubblicitari. Marketing, tutto qui. E questo è un aspetto che, per chi osserva da fuori, non è subito evidente. Ma chi segue le vicende elbane non può non notare alcune cose.

Per esempio questi nostri sindaci, gli stessi che hanno passato mesi e mesi a litigare sui centesimi della tassa di sbarco mandandosi a quel paese e che presto dovranno tornare a farlo per lo stesso motivo, trovano una provvidenziale unione d'intenti accarezzando la pancia di un elettorato che fra non molto dovrà tornare alle urne.

E per farlo si è scelto un obiettivo facile perchè è vero che quegli accampamenti erano abusivi, è vero che alcuni di quei rom erano molesti, è vero che c'erano dei profili igienico sanitari da tutelare. Insomma un goal a porta vuota. Legittimo magari, ma che ci venga risparmiato almeno il teatrino sulla sicurezza. 

Perchè la stagione è iniziata e ci sono altri trenta giorni per fare cassa, se va bene.

Perchè un'isola veramente sicura non si ottiene allontanando trenta persone e c'è da augurarsi che questa velocità d'esecuzione e questo pugno duro vengano ritrovati anche nella lotta all'abusivismo edilizio, agli affitti in nero, alla cementificazione selvaggia, ai prezzi gonfiati, alla mancanza di servizi. Tutte cose che riguardano il turismo, quel turismo buono e danaroso, che tutti invocano.

Restano quindi degli interrogativi su tutta la faccenda: l'immagine dell'Elba è davvero migliorata dipingendola come un'isola pronta a respingere? Quei rom sbarcati a Piombino, dove sono andati? C'è la sicurezza che non abbiano preso lo stesso traghetto il giorno dopo per tornare indietro vanificando tutto il ben fatto? Quel traghetto gratis non stride un po' con le centinaia di euro richiesti proprio ai turisti per venire all'Elba?

Luca Lunedì
© Riproduzione riservata


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