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Cultura lunedì 19 giugno 2017 ore 13:05

​Il Premio Casentino 2017 ad un'elbana

Maria Gisella Catuogno sì è aggiudicata quest'anno il prestigioso Premio scientifico-letterario Casentino nella sezione Narrativa/Saggistica.



POPPI — Il romanzo storico Passioni – La straordinaria vita di Cristina Trivulzio di Belgioioso di Maria Gisella Catuogno Edizione Il Foglio Letterario si è classificato primo della sezione Narrativa/Saggistica Edita del 42° Premio Internazione Casentino.Il Premio ‘Casentino’ è stato fondato da Carlo Emilio Gadda, Nicola Lisi, Carlo Coccioli che lo istituirono negli anni ’40. Dopo l’interruzione del periodo bellico, il Premio, negli anni ’70, viene riproposto all’attenzione del mondo culturale italiano per volontà del Presidente del Centro Michelangelo, Silvio Miano, e attualmente dal Centro Culturale Fonte Aretusa. 

Il Premio – tra i più antichi e significativi organizzati su scala nazionale – affida la presidenza delle sezioni poesia, narrativa ed economia rispettivamente a Silvio Ramat, Giancarlo Quiriconi e Giorgio Calcagnini e ad una competente, integerrima giuria che alla fine del suo lavoro di selezione, individua coloro la cui voce è parsa di più vasto significato e risonanza. Il Premio ‘Casentino’ rende inoltre omaggio tutti gli anni ad eminenti personalità della nostra cultura, assegnando i ‘Premi d’onore Casentino’ per la poesia, la narrativa, la saggistica, il giornalismo, l’economia e la medicina.

La Commissione Giudicatrice, composta da Marino Biondi, Professore di Storia della Critica della storiografia letteraria Università di Firenze; da Neuro Bonifazi Professore di Letteratura Italiana Università di Urbino; Giancarlo Quiriconi, Professore di Letteratura italiana contemporanea Università di Chieti; Silvio Ramat Professore di Letteratura Italiana moderna e contemporanea Università di Padova, ha espresso sull’opera il seguente giudizio: Sì, Cristina Trivulzio Belgioioso è esistita, nata a Milano il 28 giugno 1808 da Gerolamo Trivulzio e Vittoria Gherardini, nella famiglia del gran Maresciallo, sposa al dissipato e fedifrago principe Emilio Barbiano di Begioioso d’Este, gran dama rinascimentale vissuta nel nostro Risorgimento, un tempo al quale ha contribuito genialmente per farlo risorgere anche da parte delle donne italiane, di cui potrebbe essere a buon diritto la storica patrona. Abbiamo avvertito per paradosso che è esistita veramente, poiché la vita di Cristina, che la storiografia ha riscoperto negli ultimi decenni in occasione del centocinquantenario dell’Unità, e per un film di Mario Martone, Noi credevamo, sembra un romanzo, ne ha la stoffa e le trame, le peripezie e gli esiti, un’impareggiabile dinamica nello svolgimento che sembra studiata da un destino, ed è lei stessa, Cristina, con la sua bellezza pensosa, la sua passione di patria, la generosità e l’altezza degli intenti, il talento delle realizzazioni, lo squisito tatto politico, uno dei più compiuti ed esemplari romanzi del secolo romantico. Le donne memorabili dell’Ottocento sono, per restare al pantheon della grande letteratura, la Lucia manzoniana e la Pisana del romanzo di Ippolito Nievo, Le confessioni di un italiano. Diversissime e quasi agli antipodi, nello stile del vivere e del linguaggio. Ebbene, Cristina è stata creatura più nieviana che manzoniana, libera, autonoma, un’anima amante, mai prona a modelli di tradizione, pur scendendo da superbe vette dinastiche. Non è restata in silenzio a subire il tempo e la storia. Ha scritto, parlato, dialogato, discusso, progettato, guidato e motivato gli uomini, talora innamorandoli di sé. E’ stata una Mazzini femmina. E’ andata ben oltre la parità di genere e così ha affermato uno straordinario quanto solitario primato. Alla Principessa della Patria, anche lei precoce principessa del popolo, Maria Gisella Catuogno dedica un libro intenso e documentato, degno della figura che ha eletto a oggetto di studio e rappresentazione. Un libro che ha saputo giovarsi della grandezza inusitata del personaggio, ne ha catturato i raggi luminosi e ha saputo profittare delle emanazioni del suo fascino. La storia non viene mai sostanzialmente tradita ma l’autrice nel composito, dosato e sempre un po’ arduo disegno di ricombinazione del romanzo storico, mostra di saperla raccontare e metterla in scena sul teatro di pagine che si leggono con slancio, emozione e una mai sopita curiosità di sapere ancora molto di lei, della sua storia e della sua leggenda.


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