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Attualità mercoledì 28 marzo 2018 ore 15:54

Parco in prima linea conto specie aliene invasive

Una prateria di fico degli ottentotti all'Elba

Report di Legambiente: non solo ungulati, ma anche alcune specie di uccelli, rettili e piante vanno tenute sotto controllo. L'importanza delle scuole



MARCIANA — Ci sono il fico degli ottentotti, pianta grassa tipica del Sud Africa dai bei fiori colorati, che si diffonde a tappeto, soffocando le specie vegetali tipiche delle dune, e il fico d’India proveniente dall’America centro meridionale, piantato inizialmente a scopo ornamentale e per i suoi frutti e ora così diffuso da sostituire le piante locali; ci sono l’agave proveniente dall’America centrale, introdotta nel passato a scopo ornamentale, che oggi minaccia di colonizzare scogliere e rupi a scapito delle specie vegetali autoctone e l’acetosella gialla, originaria del Sud Africa, che, oltre ad aver invaso ampie superfici, può pure essere tossica per il bestiame. Ma non solo. Oltre alle piante aliene invasive, a minacciare il prezioso habitat naturale delle isole dell’Arcipelago Toscano, ci sono alcune specie animali: dal temibile ratto nero (ormai eradicato da molte isole toscane) ai cinghiali, assenti dall’arcipelago e immessi dall’uomo negli anni ‘50 e ‘60 a scopo venatorio, che ora rappresentano un problema non solo per la fauna e la flora naturale locale, ma anche per le coltivazioni e le strutture residenziali, e i mufloni, anch’essi introdotti dall’uomo, erbivori voraci che impediscono la crescita della vegetazione naturale e danneggiano le colture.

Insomma, le specie aliene invasive, che, come è ormai noto, sono fra le prime cause della perdita di biodiversità e producono anche un importante impatto economico stimato in oltre 12 miliardi di euro ogni anno nella sola Unione europea, rappresentano un grave problema per il Parco dell’Arcipelago Toscano che nel tempo, però, ha portato avanti progetti specifici per la difesa degli habitat dalle specie aliene invasive, ottenendo notevoli successi.

Così i mufloni sono costantemente sotto controllo, mentre l’eradicazione del ratto nero ha portato effetti straordinariamente positivi sul ripopolamento delle berte e di altri animali nativi, come i gechi e i pipistrelli, in particolare sull’isola di Montecristo, la più grande isola italiana dichiarata “rat-free”

“Quello della gestione delle specie aliene invasive è un problema molto delicato – ha dichiarato il presidente del Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano e di Federparchi Europarc Italia, Giampiero Sammuri– ma nonostante le difficoltà non possiamo non occuparcene in modo concreto e puntuale. Basti dire che secondo Birdlife International, le specie aliene hanno concorso all’estinzione del 50% delle specie di uccelli che si sono estinte negli ultimi 500 anni (68 su 135) e che le isole sono gli habitat maggiormente a rischio, dove le specie invasive fanno i danni più grandi alla fauna e flora autoctone, costituite in gran parte da endemismi, in tempi brevissimi”.

Per frenare la diffusione delle specie aliene invasive il Parco, quindi, ha messo in campo molte attività e progetti europei, l’ultimo dei quali propriamente mirato al controllo e alla prevenzione attraverso l’informazione e l’aumento della consapevolezza dei cittadini, spesso responsabili dell’arrivo delle specie aliene sul nostro territorio.

Il Life ASAP (Alien Species Awareness Program), cofinanziato dalla Commissione Europea e coordinato da ISPRA, che coinvolge la società NEMO Srl di Firenze,la Regione Lazio (Direzione ambiente e sistemi naturali), Federparchi, Legambiente, Tic Media Art e Università di Cagliari, con il cofinanziamento del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e dei Parchi nazionali, tra i quali proprio l’Arcipelago Toscano, mira ad informare cittadini, turisti e stakeholder sui corretti comportamenti da adottare per proteggere la biodiversità territoriale.

Molte specie animali e vegetali, infatti, si sono diffuse perché introdotte accidentalmente o volontariamente per varie finalità dall’uomo in un ambiente diverso da quello di origine.

Il Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano che è la più grande area protetta a mare d’Europa con 60mila ettari di acque e 17mila di terraferma tutelati, caratterizzata da macchia mediterranea, dune sabbiose, coste rocciose, prati mediterranei e boschi di leccio, custodisce un enorme patrimonio di biodiversità che deve essere difeso e valorizzato.

Un impegno senza sosta a tutela delle specie locali più a rischio come il limonio, fiore tipico delle scogliere che qui, grazie all’insularità, si esprime con specie tipiche e uniche; il satirione, orchidea dal profumo di vaniglia; il leccio, ormai ridotto in molte isole a pochi esemplari secolari da tutelare, e il giglio marino che fiorisce in ambienti sabbiosi in riva al mare, molto prezioso per gli insetti che animano le dune costiere. Tra gli animali più a rischio, invece, la magnanina, uccello tipico della macchia mediterranea che per nidificare predilige le fitte boscaglie di erica, rosmarino e cisto che quindi vanno tutelati anch'essi, il gabbiano corso, poco diffuso su queste isole dove è necessario proteggerne i nidi, la berta minore e la berta maggiore che nidificano a terra nelle cavità naturali delle scogliere di alcune isole dell’Arcipelago e per questo sono vulnerabili agli attacchi dei predatori alieni come gatti e ratti, che minacciano costantemente anche il tarantolino, piccolo geco notturno tipico delle isole dell’Arcipelago toscano.

Specie che sarà possibile conoscere e contribuire a tutelare anche attraverso i corsi dedicati alle scuole che verranno attivati nel Parco dell’Arcipelago Toscano, con l’obiettivo di illustrare e informare le nuove generazioni sulle specie rare da proteggere e i rischi legati alla diffusione delle specie aliene invasive.


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