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Un mare di plastica, il caso alla conferenza Onu

In occasione della Giornata mondiale dell'Ambiente, Legambiente ha anticipato il focus sullo stato di salute del mare Mediterraneo

Foto di repertorio

Il mare Mediterraneo risulta essere tra le sei zone di maggior accumulo di rifiuti galleggianti del Pianeta con evidenti rischi per l’ambiente, la salute e l’economia. Questo è il quadro tratteggiato dall'Unep nel Programma ambientale delle Nazioni Unite, confermato dalla campagna Clean Up the Med coordinata da Legambiente, che comprende anche un monitoraggio scientifico sul beach litter realizzato su 105 spiagge di 8 Paesi mediterranei (Italia, Algeria, Croazia, Francia, Grecia, Spagna, Tunisia, Turchia) monitorate tra il 2014 e il 2017. 

"Secondo i dati elaborati da Legambiente l’82% dei rifiuti spiaggiati trovati sugli arenili monitorati è risultato di plastica, mentre il 64% è materiale usa e getta. La cattiva gestione dei rifiuti urbani e la mancata prevenzione sono la causa del 54% dei rifiuti spiaggiati", ha riferito in una nota Legambiente in occasione della Giornata mondiale dell'Ambiente. Questi dati saranno approfonditi l'8 giugno in occasione della Conferenza mondiale dell'Onu sugli oceani, in programma dal 5 al 9 giugno a New York. 

Iniziativa alla quale l’associazione ambientalista partecipa con il focus “Multi-stakeholders Governance for tackling marine litter in the Mediterranean Sea”. Per Legambiente rimangono fondamentali le iniziative come Goletta Verde e Spiagge e fondali puliti per tenere sotto controllo la salute dei nostri mari. Secondo Legambiente per risolvere il problema del marine litter la parola chiave è cooperazione tra i Paesi, le istituzioni, le associazioni non governative, gli enti di ricerca, gli stakeholder economici e produttivi.