Cronaca

L'ex segretario accusa: "Pressioni dal sindaco"

Si è tenuta la seconda udienza del processo all'ex segretario generale Michele Pinzuti, che chiama in causa il sindaco Mario Ferrari e la giunta

E' un Michele Pinzuti a tratti commosso quello che si è seduto questa mattina al banco dei testimoni per raccontare la sua versione davanti al giudice Marco Sacquegna e agli avvocati di parte civile Renzo Grassi e Gabriele Mazzei. 

Per la prima volta la parola passa quindi all'accusato che ricostruisce non solo le vicende al centro del processo per cui è imputato per truffa aggravata, ma tratteggia anche un ritratto pesante del sindaco e della giunta.

L'ex segretario generale, difeso dall'avvocato Alessandro Civitillo, non contesta il denaro ricevuto dall'imprenditore Riccardo Ferrini, gli ormai famosi 5mila euro necessari per la registrazione della convenzione fra Comune e l'impresa Valdidenari srl per la realizzazione del piano Peep, ma fornisce la sua versione dei fatti: "L'ammontare della somma è quello che risultava dalle tabelle di legge per la registrazione e per le spese di segreteria, ho chiesto al Ferrini di portarmi una parte della cifra in contanti per poter procedere in fretta data l'urgenza che mi era stata rappresentata dal sindaco Ferrari quella mattina".

Secondo Pinzuti infatti, l'aria in Biscotteria la mattina del 18 dicembre era particolarmente agitata: "Io di quella convenzione non sapevo nulla - ha testimoniato - ma ho ricevuto pressioni notevoli dal sindaco affinchè si concludesse l'affare, mi disse che se non andava in porto sarei stato responsabile del licenziamento degli operai da parte della ditta alle porte del Natale. Io non conoscevo nemmeno il contratto ma una volta che la giunta aveva deliberato ero legalmente obbligato a eseguire il rogito".

Il momento cruciale è quindi quello della richiesta del denaro da parte di Pinzuti a Ferrini: "Eravamo andati nell'ufficio del vice sindaco per stampare il contratto - ha dichiarato Pinzuti - e quando ho chiesto a Ferrini i 5mila euro nella stanza c'era anche il sindaco Ferrari, il suo consulente Parigi e altri componenti della giunta. Poi alcuni sono andati via". 

A quel punto avviene la consegna del denaro che Pinzuti afferma di aver custodito per motivi di sicurezza: "Ho lasciato mille euro nel cassetto dell'ufficio per le spese vive e gli altri 4mila li ho messi in borsa perchè pensavo fosse il posto più sicuro, in municipio non c'è una cassaforte per queste cose".

Il secondo nodo cruciale raccontato alla sbarra è la restituzione del denaro: "Ferrini mi è venuto a trovare a casa, il 19 gennaio 2015 e gli ho restituito i 4mila euro nella stessa busta. Il problema è che è stata eseguita la distinta di pagamento solo per la registrazione non anche per i diritti di segreteria che sono poi i 4.500 euro chiesti al Ferrini dall'attuale ragioniere capo Luca Donati alcuni mesi dopo. Sommando i 290 euro per la registrazione ai diritti di segreteria la mia valutazione di 5mila euro necessari non era molto lontana dalla realtà".

Nella stessa giornata è stata sentita Laura Ferrini, rappresentate della Valdidenari srl, che ha sostanzialmente confermato la versione dei fatti raccontata dal fratello Riccardo nella prima udienza e alcuni testimoni della difesa di Pinzuti. 

La seduta è stata poi aggiornata al prossimo 16 dicembre.