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"Le lepri di Pianosa pericolo per l'ecosistema"

Il presidente del Parco, Giampiero Sammuri, spiega il progetto di sostituzione della lepre europea con quella italica sull'isola piatta

La lepre europea è un pericolo vero per l'ecosistema di Pianosa e va rimpiazzata. E' questo in sintesi il pensiero di Giampiero Sammuri, presidente del Parco nazionale dell'arcipelago toscano che interviene così sull'allarme lanciato da alcune associazioni ambientaliste.

"La lepre europea - spiega - è una specie aliena, introdotta sì volontariamente negli anni scorsi, ma che ora si sta rivelando dannosa. La presenza di specie aliene è la seconda causa di distruzione della biodiversità nel mondo".

Poco da scherzare quindi e il Parco si impegnerà a fondo per trovare i circa cento esemplari di lepre "aliena" e sostituirli successivamente con i cugini nostrali: "E' un progetto triennale che risponde a una precisa indicazione della Comunità europea (il regolamento 1143/2014) che ci obbliga a impegnarci per l'eradicazione delle specie aliene, soprattutto sulle isole. Il progetto è finanziato dall'UE e regolato dall'Ispra".

Il presidente vuole poi allontanare qualunque ipotesi di mattanza: "Capisco la preoccupazione delle associazioni animaliste ma la maggior parte delle lepri verranno catturate e trasportate altrove dove non nuoceranno all'ecosistema. Una buona parte verrà liberata in determinate aree della penisola e qualcuna potrebbe essere spostata all'Elba".

Le operazioni dovrebbero cominciare presto e verranno svolte dal personale del Pnat assistiti da alcuni volontari.

Nel merito è intervenuta anche Legambiente che si è schierata con il Parco: "Non si tratta di una qualche crudeltà scientifica verso gli animali, ma di correggere la scellerata scelta di introdurre nelle isole, i luoghi della Terra dove la perdita di biodiversità è più numerosa per specie e più accelerata, animali che hanno sconvolto le comunità viventi autoctone, producendo spesso irreparabili danni ecologici, prima che economici (anche questi enormi, si pensi solo ai cinghiali e ai mufloni introdotti all’Elba) e privandoci di specie preziose, belle, uniche. Come belle e uniche erano la lepre e la pernice che vivevano nell’Arcipelago Toscano e che sono stata spazzate via da una concezione della natura che vede gli animali solo come bersagli da rimpinguare.

Gli amici animalisti hanno certamente ragione su una cosa: la colpa non è degli animali, è dell’uomo. Ma noi crediamo che di fronte a scelte sbagliate sia lo stesso uomo a dover intervenire e correggere a ristabilire un equilibrio che non sono stati gli animali a mutare, uno squilibrio che non fa parte della naturale evoluzione della natura o dell’adeguarsi delle specie all’Antropocene, all’era del riscaldamento climatico che spinge le specie a spostarsi e a cambiare abitudini".