Spettacoli

La classica sposa il jazz all'Elba Festival

Stasera il violoncello di Mario Brunello incontra il pianoforte di Glauco Velier nella penultima serata della rassegna, fra cinema e musica

Brunello e Venier eseguiranno musiche di Charlie Chaplin

Venerdì 7 settembre alle ore 21.15 al Teatro dei Vigilanti penultima serata con Mario Brunello per questa edizione del Festival. Il grande violoncellista ed instancabile ricercatore di nuovi brani e nuove forme interpretative, dialogherà con il pianoforte di Glauco Venier, pianista e compositore italiano che ha esordito nella musica classica e nel rock. Venier ha collaborato con alcuni dei più importanti esponenti del jazz internazionale ed ha suonato in tutto il mondo. Ha inciso, con la prestigiosa etichetta ECM, tre dischi di cui “Miniatures” è l’ultimo. E proprio durante la serata al Vigilanti è in programma “Miniature”, tratte dall’album omonimo. “Miniatures” intende dare il massimo spazio possibile a chi ascolta, così che possa viaggiare con la fantasia, un po’ come nella musica dice di fare Mario Brunello, che nel suo libro “Silenzio” racconta di “andare a suonare il violoncello nel deserto per avere un rapporto con lo spazio aperto all’immaginazione”. Nella prima parte il programma prevede “Charlie Chaplin” brani originali per violoncello e pianoforte accompagnati da immagini tratte dai film. Mario Brunello getta luce su un aspetto ingiustamente trascurato di Charlie Chaplin: la sua grande passione per la musica, in particolare per il violoncello e per il violino. Insieme a Glauco Venier al pianoforte, Brunello darà vita a una suggestiva e poetica commistione tra cinema e musica dove alla proiezione degli immagini dei film più significativi di Chaplin (Tempi Moderni, Luci della città, Il Monello, La febbre dell’oro) si accompagneranno le colonne sonore eseguite dal vivo. Come dichiara lo stesso Brunello “si tratta di un percorso arrangiato a pelle, un gruppo di tre canzoni, distinte da intermezzi musicali di Gershwin e Piazzolla e caratterizzate in fondo da un sottile senso di malinconia, che ancora una volta sottolinea lo sguardo candido e quasi primitivo con cui Chaplin osservava e interpretava il mondo, una capacità di osservazione del quotidiano straordinaria che arriva all’essenza interiore del vivo”.