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"Il Volterraio, vedetta luminosa"

Alcuni dettagli lungo le mura della rocca raccontano la consuetudine delle segnalazioni ottiche. Il racconto e le immagini di Antonello Marchese

Antonello Marchese, guida Parco e fotografo appassionato di natura, prendendo spunto da alcuni suoi scatti fotografici si sofferma a raccontare alcune particolarità del castello del Volterraio.

Qui di seguito il suo racconto.

"Molto è già stato scritto sul Volterraio, la straordinaria fortezza svettante su un monte dalla particolare conformazione che a sua volta già appare come una torre di roccia. Per la posizione dominante del rilievo e per le stesse caratteristiche geologiche la sua storia e frequentazioni si perdono nei capitoli più antichi delle memorie elbane.

Sappiamo del suo passato quale fortezza d'altura etrusca, inserita in un contesto di altre postazioni di difesa che costellavano l’isola, risultando così in collegamento ottico fra di loro e con il vicino continente.

Sappiamo della sua ricostruzione in epoca pisana come una fortificazione ben più complessa, munita di una torre e di mura che seguivano a grandi linee il perimetro odierno, eccezion fatta per il bastione di sud-ovest. La fortezza rientrava nel sistema difensivo dell’isola e dell’Arcipelago ideato dalla Repubblica Pisana, consapevole della vulnerabilità locale alle incursioni piratesche e a quelle di altre potenze provenienti dal mare, quale sarebbe stata la Repubblica Genovese. 

Sarebbe poi divenuta una delle fondamentali strutture difensive del Principato di Piombino, probabilmente restaurata dai principi Appiani per fronteggiare le nuove incursioni barbaresche del XV secolo, affiancata in quel periodo dalla Torre del Giove. Nel XVI secolo contemporaneamente alla realizzazione della nuova piazzaforte di Cosmopoli il Volterraio sarebbe passato al dominio mediceo, con nuove modifiche e miglioramenti, quali il nuovo bastione di sud-ovest, rimanendo una fortificazione inclusa nel territorio granducale fino praticamente al suo abbandono. Il forte armato di 8 spingarde, un cannone, 24 moschetti e 4 fucili, esercitava la sua importante funzione di difesa e controllo sul mare e sul territorio, comunicando mediante colpi di cannone e segnali ottici con la neonata città di Portoferraio. Nel tempo, cessati i più importanti assalti da parte dei Barbareschi, la rocca perse importanza strategica e difensiva, pur mantenendo, con 12 soldati e un castellano, il ruolo di controllo visivo sul mare e sul confine con il principato piombinese, insieme alla funzione di sorveglianza sulla sottostante lecceta e al divieto di farvi legna per mantenere il corso d’acqua che alimentava i mulini più a valle. Dopo la visita di Pietro Leopoldo la guardia del Volterraio sarebbe stata ridotta a solo otto uomini e poco dopo, nel 1777, lo stesso sovrano soppresse il genio militare, riducendo ai minimi termini l’esercito e la flotta, smantellando la maggior parte delle fortezze, mantenendo solo quelle costiere.

Il mio intervento, dopo questa breve sintesi delle vicende della rocca vuole mettere in luce un particolare strategico forse ancora sconosciuto ai lettori. 

Ma eccoci all'aspetto difensivo – strategico già anticipato che prende spunto da un articolo intitolato “Volterraio vedetta digitale” di Franco Visintin apparso sul numero 122 della rivista elbana “Lo Scoglio” dove l'autore mette in luce l'importanza della struttura come un fondamentale anello della catena di segnalazione ottica per comunicare con il continente, argomento già ricordato più sopra. Nel testo citato Visintin poi approfondisce quelli che erano i sistemi e i codici usati sin dagli antichi greci e dai romani per portare le notizie attraverso i territori fino a raggiungere anche luoghi molto distanti attraverso una catena di stazioni ripetitrici quali torri o fortezze d'altura, come conosciamo anche dalla storia e archeologia isolana, siti posti dunque in posizione elevata. Come sappiamo sulla nostra isola già nel periodo etrusco sarebbe esistita una linea di trasmissione tramite le fortezze d'altura che avrebbe dovuto trasportare i messaggi dall'Elba occidentale verso est, fino all'acropoli di Populonia, e perché no, probabilmente anche da est verso ovest. Alla stessa maniera la cosa doveva funzionare nell'Elba medievale, con la nostra rocca che poteva vedere importanti segnali dalla torre di San Giovanni in Campo, dalla fortezza Marciana Alta che si trovava proprio di fronte, ad ovest, da Capoliveri e da Monte Marsale, l'odierno colle di Santa Lucia.  Licurgo Cappelletti, nella storia della città e stato di Piombino ci parla di come nel 1443 il condottiero Rinaldo Orsini soffrisse, nell'attesa di poter intervenire, bloccato dell'assedio navale tunisino intorno all'isola, nel vedere i segnali con le richieste di soccorso degli elbani, tra cui vi erano i profughi assediati nel Volterraio. 

Non molto tempo dopo Jacopo III Appiano, forse su progetto di Andrea Guardi, avrebbe fatto realizzare la torre del Giove o del Giogo, importante fortificazione dominante direttamente il Canale di Piombino e la capitale del piccolo stato medievale, anche con la funzione di fondamentale fulcro della catena di comunicazioni ottiche che provenivano dall'Elba Occidentale, Volterraio e Capoliveri. Nel 1530-31 sarebbe stata inoltre edificata una torre sull'isolotto di Palmaiola, forse ricostruita su un edificio più antico con la finalità di controllo del canale di Piombino e sicuramente quale ultimo anello delle comunicazioni ottiche verso Piombino.

Nelle mura della cortina di nord est del Volterraio, lungo il camminamento ripristinato una decina di anni fa dopo il restauro effettuato dal Parco Nazionale, tra la torre ed una finestra, si trovano tre fori passanti, appositamente realizzati, che sono resistiti  nei secoli, praticamente tre mirini, due dei quali, più piccoli e più prossimi alla torre, sembrano indirizzare la prospettiva oltre il canale, su quanto appare della città di Piombino, mentre il terzo dal diametro più ampio punta sulla torre del Giove. I primi due fori, i piccoli più vicini alla torre, hanno un diametro di 2,2 cm e forma cilindrica. Il primo è in una nicchia nel muro, un riquadro dai lati di una quarantina di cm e profondo altrettanto, realizzato a 68 cm dal piano di calpestio. Il mirino è situato a sinistra e in alto nella cavità.

Il secondo ha ancora un diametro di 2,2 cm , ad un altezza di 112 cm, ed è passante per i circa 65 cm dello spessore delle mura. Il terzo, quello dedicato alla Torre del Giove, è più largo con un apertura di 11 cm che va progressivamente stringendosi all'interno delle mura, con forma tronco-conica, anch'esso passante per 65 cm.  I mirini sembrano realizzati nella parte di mura elevata nel periodo collegabile agli Appiani (XV secolo).

  E' probabile che i tre fori o mirini, nei quali il campo visivo è fortemente ridotto e definito, servissero quasi come un cannocchiale per l'osservazione di eventuali messaggi, magari nella forma di fumo o grandi bandiere colorate di giorno e lampi di luce o fuochi di notte, segnali effettuati nei luoghi inquadrati.  Nel caso del mirino sulla Torre del Giove si cercavano dunque i messaggi da quella fortezza poi non così lontana, mentre i mirini più piccoli avrebbero forse inquadrato un'altra fortificazione sull'altra sponda del canale, presso la città di Piombino?  La finestra a sinistra dei fori, (85 cm x 85 cm) avrebbe forse offerto un'altra apertura per l'osservazione, in quel punto in cui la cortina appare più alta della statura di un uomo o forse avrebbe dato la possibilità di emettere lampi luminosi di risposta attraverso una torcia infuocata?

Questa apertura è molto grande per una fortezza, come afferma Massimo Dringoli nel testo “La frontiera, la campagna, il mare. Pietracassa, Ripoli, il Volterraio: analisi e recupero di tre strutture fortificate a difesa dell’antica repubblica pisana” (Pacini Editore, 1997) ed addirittura è definita anomala, quindi deve aver avuto una finalità ben precisa. 

Tornando ai “cannocchiali in muratura”, la torre del Giove, distante circa 4,4 km in linea d'aria,  appare chiara nell'inquadratura come mostra la foto effettuata attraverso il foro più grande, mentre ho effettuato alcune ricerche per capire su quale fortilizio puntassero i due mirini più piccoli. Dapprima con un discreto teleobiettivo ho cercato di fotografare all'incirca la stessa inquadratura offerta dagli storici mirini, poi ho provato ad effettuare uno scatto attraverso lo spioncino, sempre usando uno zoom abbastanza potente. I risultati sono proposti nelle foto qui allegate e mostrano l'odierno abitato piombinese fino al vecchio semaforo della marina sull'estrema destra, con una discreta inquadratura sul porto, dove tra l'altro appare benissimo la ormai ben nota nave/rigassificatore e le pale eoliche alle spalle della cittadina.  Rino Manetti nel volume “Torri Costiere del Litorale Toscano” (Ed. Alinea,1991) ci parla di un posto armato con luogo di vigilanza della costa e del porto, presso Porto Vecchio di Piombino, fortilizio che sarebbe stato realizzato sulla collina del Semaforo, forse proprio nello stesso sito e forse cancellato dalla costruzione Semaforo della Regia Marina tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, presidio che sarebbe stato utile osservare anche dall'Elba. 

Comunque a dire il vero, il semaforo risulta praticamente fuori campo nell'inquadratura offerta dal mirino nel muro, quindi a meno che la posizione di questo piccolo fortilizio fosse diversa, sarebbe stato forse invisibile ai soldati del Volterraio.  Non appare nemmeno, sulla sinistra dell'inquadratura, quello che è il castello di Piombino, fortificazione medievale che poteva essere il punto strategico per eccellenza da osservare: ma forse le cose un tempo non stavano così quando non esisteva la rigogliosa pineta sui fianchi del monte Capannello. Le attuali chiome dei pini potrebbero coprire la storica fortezza piombinese a cui avrebbe anche messo mano Leonardo da Vinci tra il 1502 e il 1504. Per verificare la visibilità del Volterraio dal castello di Piombino mi sono recentemente recato nella vicina cittadina continentale, presso e all'interno della fortezza, ma con dispiacere ho dovuto constatare che l'ultimo piano e gli spalti superiori del forte non erano agibili al momento: il viaggio però non è stato inutile perché già dalla base del castello appariva l'odierno moncone della torre del Volterraio che ho documentato con diverse immagini impiegando uno zoom. 

La torre della fortezza isolana una volta integra e quindi più alta sicuramente poteva dunque ben vedere l'importante struttura difensiva piombinese, seppur distante una ventina di chilometri. La sommità della torre del Volterraio è ormai andata distrutta e non sappiamo dunque se simili mirini fossero presenti anche su quel mastio. A questo punto spostandomi leggermente più a sud, di poche centinaia di metri, lungo il litorale piombinese, col teleobiettivo ho scattato delle immagini del Volterraio, in quella posizione visibile. Una volta a casa con un semplice programma fotografico ho rilevato il contorno della fortezza elbana con la parte di cortina dove sono gli spioncini e l'ho fatta coincidere, con uno scarto tollerabile per dimensioni e prospettiva, con la torre del Volterraio nell'immagine scattata alla base del Castello di Piombino: con questo espediente si evince come per pochi metri, probabilmente la semplice altezza della chioma dei pini del Monte Capannello, i punti di osservazione sulla cortina di grecale venissero coperti. Togliendo i pini e immaginandosi di essere diversi metri più sopra, sulla terrazza del castello di Piombino, dove venivano emessi i segnali luminosi, dovrebbe essere abbastanza plausibile come i mirini del Volterraio anticamente potessero inquadrare anche la cubica torre piombinese e viceversa. Con una prossima apertura dell'ultimo piano del Castello di Piombino sarà allora possibile documentare con più esattezza quel panorama. 

In merito al periodo in cui sono stati realizzati i fori nelle mura del Volterraio potremmo dire sicuramente che il mirino realizzato verso la Torre del Giove debba risalire agli anni successivi alla costruzione della fortificazione, quindi dopo il 1459. Degli altri due non sappiamo se siano coevi al foro che guarda verso il Giove o realizzati precedentemente. Il sistema appare ingegnoso e originale, se non geniale, creato da qualcuno che si intendeva di come si propagano e ricevono le immagini e l'emissione luminosa. Dato che la Torre del Giove, altro anello fondamentale per le segnalazioni ottiche, è andata quasi completamente distrutta non ci è dato conoscere se simili mirini esistessero anche lì o siano ancora presenti sulla parete attualmente ancora in piedi ma inagibile. 

Successivamente con l'utilizzo abituale delle armi da fuoco altri modi di segnalazione, soprattutto con l'antistante piazzaforte di Portoferraio, saranno quelli acustici, sparando, a salve, diversi colpi di mascolo (cannone) con modalità codificate. Un documento del 1684 intitolato Ordini di come si deve contenere il castellano del Volterraio nelle infrascritte occorrenze compare la frase  “...Risponda di notte ai segni della torre e del Falcone con fuochi secondo il solito... ” confermando come la prassi delle segnalazioni luminose dal Volterraio fosse ancora operativa.  

E' opportuno ricordare che il Volterraio, di proprietà del Parco Nazionale Arcipelago Toscano e restaurato a cura dell'Ente è visitabile con escursioni e visite all'interno della rocca a cura delle Guide Ufficiali del Parco, ed è possibile quindi osservare questi tre “cannocchiali ante litteram”".   


Antonello Marchese, guida ambientale e turistica. Guida ufficiale del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Fotografo di Natura. Promotore dell'azione Elba Foto Natura, nell'ambito dei progetti della Carta Europea per il Turismo Sostenibile per il Parco Nazionale Arcipelago Toscano)