Attualità

Cerimonia in onore di Giuseppe Cecchini

L'elbano fu protagonista di una vicenda in cui riuscì a salvare delle persone dalla morte per mano dei nazisti

Il sindaco Zini con i figli di Giuseppe Cecchini

In occasione della ‘Giornata della Memoria’, l’amministrazione comunale di Portoferraio, alla presenza dei familiari e degli studenti delle scuole superiori della città, ha reso omaggio oggi all’eroe elbano Giuseppe Cecchini che il 16 Giugno 1944 riuscì fermare i mitra nazisti pronti ad entrare in azione nella piazza della Chiesa di Castiglioncello sul Trinoro, frazione di Sarteano (Siena), in quello che sarebbe stato l’ennesimo eccidio commesso dalle “S.S.” durante seconda guerra mondiale.

Nato il 10 ottobre 1904 a Rio Marina e morto il 31 ottobre 1975 a Portoferraio - dove ha risieduto negli ultimi 40 anni della sua vita - Giuseppe Cecchini era sfollato con la famiglia nel piccolo paese tra Siena ed Arezzo. Al passaggio del fronte, una squadra delle S.S. tedesche, comandata da due ufficiali, a causa di un’imboscata di ‘partigiani’ in cui morirono due soldati tedeschi sul fosso del Sorbo, raggiunse Castiglioncello sul Trinoro e, dopo molti spari sull’abitato, costrinse tutti gli abitanti che incontrava a mettersi in doppia fila nella piazzetta ella Chiesa. Di fronte furono piazzate due mitragliatrici. 

Giuseppe Cecchini, che parlava il tedesco per aver lavorato in precedenza in Germania, si mosse da una delle due file, presentandosi all’ufficiale comandante ed evidenziò il fatto che gli abitanti del paese non avevano alcuna colpa del massacro del fosso del ‘Sorbo’, anche perché avevano fraternizzato - offrendo cibo - con un’altra squadra di altri soldati tedeschi.

Cecchini aveva ottenuto di liberare lui, il parroco, i vecchi ed i ragazzi quando all’improvviso dalle file tre uomini cercarono di scappare, due saltando da un muro di circa 8 metri di altezza, il terzo rifugiandosi nell’abitazione di suo nonno. A questo punto il comandante ordinò il fuoco contro i fuggiaschi dal muro e l’inseguimento del terzo. Quest’ultimo fu rintracciato e fucilato: colpito al collo, cadde in una scarpata ma, fingendosi morto, riuscì a salvarsi. Degli altri due uno fu colpito all’addome e morì qualche giorno dopo, l’altro riuscì a far perdere le sue tracce. Le file furono posizionate più vicine alle mitragliatrici. Quando il comandante stava per ordinare il fuoco, Giuseppe Cecchini si ripresentò spiegando nuovamente che la popolazione era innocente, pronunciando anche la frase ‘O tutti vivi o tutti morti”. 

Il suo intervento fu determinante. Il fuoco venne sospeso, furono sciolte le file e fu ordinato a tutti di allontanarsi di corsa. La vicenda di cui è stato l’eroico protagonista Giuseppe Cecchini è stata ricostruita dall’assessore all’istruzione Chiara Marotti e dal docente universitario Federico Creatini, vice direttore di Istoreco Livorno. Il sindaco Angelo Zini ha quindi donato ai figli di Giuseppe Cecchini una targa commemorativa.

“Abbiamo ritenuto opportuno – dice il sindaco Angelo Zini – ricordare e rendere omaggio a Giuseppe Cecchini per il gesto di grande eroismo che fece il 16 giugno 1944 salvando diverse vite umane. Abbiamo voluto farlo alla presenza dei figli e, soprattutto, in un’occasione particolare come la ‘Festa della Memoria’ che, nel ricordo di quanto avvenuto nella nostra storia recente, deve servirci a far si che tragedie del genere non debbano ripetersi”.