Attualità

Sarà restaurata la chiesa del carcere

Dichiarata inagibile dal 2004, parte dell'intervento coperto dalla donazione di una istituzione romana, per il resto operatori economici locali

La chiesa del carcere di Porto Azzurro

Una istituzione romana - come rende noto Nunzio Marotti, garante dei diritti dei detenuti, sul suo blog -  interverrà finanziando una buona parte degli interventi di recupero della chiesa di San Giacomo interna al carcere di Porto Azzurro. Lo ha detto il direttore dela Casa di reclusione, Francesco D'Anselmo. L'annuncio è stato dato nel corso dell'inaugurazione della mostra di quadri di Giuliana Perrini, comandante della Polizia penitenziaria di Porto Azzurro. La mostra, organizzata dal Rotary Club presso la sala Telemaco Signorini di Portoferraio (gentilmente concessa dal Comune di Portoferraio), servirà per raccogliere fondi da destinare all'acquisto di doni natalizi per i bambini figli dei detenuti. La donazione avverrà il 16 dicembre nella Casa di reclusione, al termine della Messa natalizia celebrata dal vescovo mons. Carlo Ciattini. Così nel 2015, al suo arrivo, il direttore del carcere si era indirizzato a papa Francesco a proposito delle condizioni della chiesa: "Le rivolgo, Santo Padre, una richiesta di aiuto a nome di circa 500 persone recluse nel carcere di Porto Azzurro, che da ormai quasi 10 anni non possono più partecipare alla santa messa nella chiesa di San Giacomo Maggiore, situata all'interno del secentesco forte spagnolo che ospita la casa di reclusione. Dal 2004 la chiesa è stata dichiarata non agibile e perciò chiusa al culto. In realtà varie perizie avevano allora evidenziato che non si trattava di una situazione di particolare gravità, ma di infiltrazioni della copertura e di deterioramento delle gronde. Per i detenuti che vivono in ambienti angusti l'unico luogo armonioso che può trasmettere loro serenità e bellezza è questa chiesa. In un carcere, inoltre, dove pochi sono i motivi di conforto, la chiesa è un centro di diffusione di luce ed è bello stare uniti a pregare in un luogo dove molti hanno pregato e dove anche alcuni cittadini della comunità esterna possono, previa autorizzazione, partecipare alla messa, realizzando con i detenuti la comunione cristiana piu autentica". 

Finalmente, una qualche risposta alle attese dei detenuti e del personale vi è stata. Il resto del finanziamento dovrebbe essere garantito dal territorio ebano, in particolare dagli operatori economici.