Dopo l’edizione digitale dei relitti di Procchio, Chiessi, Sant'Andrea, Porto Azzurro, l'archeologo Michelangelo Zecchini presenta online su Academia.edu la storia della scoperta di un relitto di età imperiale a Punta Cera.
Il relitto, individuato nel 1961 in un fondale di 35 metri, fu largamente depredato. "La testimonianza del campione subacqueo Carlo Gasparri, che lo osservò prima delle incursioni clandestine, - come spiega Zecchini - è indispensabile non solo per stabilire l’ampiezza del campo di anfore (25 metri x 10) e, di conseguenza, le probabili dimensioni (35-40 metri) e la capacità di carico (circa 400 tonnellate) dell’imbarcazione, ma anche per ricostruire un’associazione di tipi diversi di anfore, che altrimenti avremmo perduto per sempre. Gasparri ricorda infatti di aver visto, oltre alle cosiddette africane grandi, prevalenti, anche anfore cilindriche più piccole (africane di forma 1A) e pochissimi esemplari di anfore ‘a cuore’ di produzione gallica".
"È ragionevole ipotizzare - afferma Zecchini - che il naufragio della nave oneraria, collocabile nel primo quarto del III secolo d. C., sia avvenuto prima o dopo lo scalo nel vicino Portus longus, la cui intensa frequentazione da parte di navi ‘africane’ è attestata dal recupero nell’area portuale di una vasta gamma di ceramiche e di tipi anforici(compresi quelli presenti nel relitto di Punta Cera) prodotti nei centri manifatturieri della costa africana".
È possibile leggere o scaricare lo studio di Zecchini a questo link.