Un sovrintendente della polizia penitenziaria di Porto Azzurro di 58 anni nel primo pomeriggio di ieri, si è tolto la vita all'interno della propria abitazione.
Lo fa sapere attraverso una nota Francesco OIiviero, segretario per la Toscana del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Sappe.
“Un gesto che ci lascia attoniti, pieni di dolore e riflessione. Dietro quell’uniforme c’era un uomo, un servitore dello Stato, un lavoratore segnato da un carico di sofferenza che evidentemente è divenuto insostenibile. - dichiara Oliviero - Una sofferenza silenziosa, come troppo spesso accade tra le fila di chi è chiamato ogni giorno a mantenere l’ordine e garantire la sicurezza, spesso a costo della propria salute psicofisica”.
“Non conosciamo nel dettaglio le motivazioni che lo hanno portato a questa scelta drammatica, ma sappiamo bene quanto il nostro lavoro possa logorare. Turni estenuanti, stress continuo, carichi emotivi enormi, mancanza di ascolto da parte delle istituzioni, condizioni strutturali e lavorative sempre più difficili. E a tutto questo si aggiunge una solitudine profonda, quella che spesso avvolge chi chiede aiuto e non viene ascoltato”.
Oliviero denuncia inoltre essere questa “la seconda tragedia simile dall’inizio dell’anno, e il silenzio delle istituzioni diventa sempre più assordante. Le nostre denunce non sono solo numeri o statistiche: sono storie di uomini e donne che chiedono dignità, rispetto, supporto. Oggi ci stringiamo con infinita commozione alla famiglia del collega, condividendo il loro immenso dolore. A lui va il nostro abbraccio più affettuoso, il nostro pensiero più sincero. Che il suo sacrificio non venga dimenticato e possa servire da monito per un cambiamento non più rimandabile”.
Donato Capece, segretario generale del Sappe, ricorda come quello dei poliziotti penitenziari suicidi è un dramma che va avanti da troppo tempo e servono soluzioni concrete per dare sostegno a chi lavora in carcere.