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"Ascensore mai attivato e ora da cambiare"

A spiegare la storia dell'ascensore mai entrato in funzione ed ora inutilizzabile è la presidente Parco Minerario Brambilla Pisoni

"La Presidente della società Parco Minerario segnala pubblicamente un episodio emblematico del modo di amministrare questo Comune nel passato. - si apre così una nota pubblicata sulla pagina Facebook del gruppo di maggioranza del Comune di Rio "Impegno Prioritario" a nome della attuale presidente del Cda del Parco, Alberta Brambilla Pisoni, che racconta la storia di un ascensore installato e mai entrato in funzione nel Palazzo del Burò a Rio Marina, sede anche del Museo di minerali.

"Nel 1999 (presidenza Marchetti) - spiega la presidente del Parco Minerario, società partecipata del Comune - la società commissionò la fornitura e l’installazione di un ascensore destinato a collegare i vari piani della sua sede al fine di superare le barriere architettoniche. Sarebbe stato e sarebbe oggi uno dei pochissimi impianti a servizio degli edifici del nostro territorio.
Sennonché, i nostri eroi si sono accorti solo dopo che l’Enel a quell’epoca non forniva in zona la potenza elettrica necessaria per farlo funzionare. E, ovviamente, nessun successo ebbero le richieste di fornitura elettrica fatte a posteriori, com’era inevitabile.
Insomma, come ha acutamente osservato qualcuno, sarebbe come comprare un bus alimentato a metano senza prima assicurarsi se in un ambito territoriale ragionevolmente raggiungibile è presente una distribuzione di metano. Un vero paradosso. Purtroppo, con soldi pubblici".

"Nulla è mai stato fatto negli anni successivi, - prosegue la presidente - anche quando è sopravvenuta l’adeguata copertura energetica, e ad oggi l’ascensore – nuovo di zecca – non solo non è mai stato collaudato, ma neppure può essere ora collaudabile, in quanto la cabina, il motore, le corde e gli ingranaggi non sono più conformi agli attuali standard tecnici previsti dalla vigente normativa, come ha formalmente comunicato la casa fornitrice".

"Insomma, il tutto è da buttare; quindi, non solo c’è lo spreco passato di denaro, ma c’è ora da spenderne altro per il necessario superamento delle barriere architettoniche. Si è quindi sviluppato un dibattito sui social, arricchito dal piccato contributo di chi si è sentito – inevitabilmente ma giustamente – tirato in ballo. E che meglio non ha trovato da dire che chiamare in causa i cinque presidenti che gli sono succeduti nei sette anni a seguire, a partire dal 2006. Ma il punto è questo: i cinque in questione non hanno la presunzione di dare tutti i giorni e su qualunque cosa lezioni di buona amministrazione; visto il precedente, il pulpito da cui viene la predica fa alquanto sorridere. È come continuare a guardare la pagliuzza nell’occhio altrui senza voler vedere la trave che c’è nel proprio. Come direbbe Totò: “ma mi faccia il piacere”!", aggiunge la presidente.

"Tengo a precisare - conclude la presidente - che l’ascensore avrebbe dovuto portare dodici persone. Del tutto sovradimensionato per il luogo e la necessità d’impiego. E ora aspetto i preventivi per la rimozione e lo smaltimento".